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Fiabe di magia.

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Constantin
Constantin
Viandante Ad Honorem
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Fiabe di Magia

Le trame narrative della fiaba di magia risalgono alla notte dei tempi.
Come si spiega che il popolo continui a ricordarsi di questo universo così antico, a conservare la fiaba e a tramandarla? A tal punto che presumo che il concetto stesso di "popolo" sia inimmaginabile senza la fiaba. Che cosa gliene viene al popolo? Ora che della fiaba non conosce più le radici e non crede più a gran parte di ciò che si narra?
Nel secolo scorso e all'inizio del nostro, alcuni studiosi del folclore hanno interrogato dei vecchi narratori chiedendo loro se credevano o meno a quanto raccontavano.
L'indagine ha rivelato che nella maggior parte dei casi, gli interrogati non credevano più agli elementi propriamente prodigiosi e fantastici della fiaba della magia.
Per i canti epici il discorso era diverso. Questi vecchi narratori contadini li consideravano autentici, poichè riecheggiavano avvenimenti realmente accaduti.
Anche l'incredibile forza fisica dei leggendari eroi, trovava una spiegazione: in quel tempo antico, quando tutto era meglio di oggi, potevano anche esistere degli uomini valorosi e possenti come quelli... Ma credere alle fiabe ?....
Ci si può quindi domandare perchè il popolo ami e apprezzi le fiabe, anteriori ai tempi storici, almeno quanto le proprie epopee storiche, relativamente più recenti e verosimili.
Bisogna ritenere che la fiaba, anche se le viene riconosciuto il suo carattere di invenzione o menzogna, esprima degli aspetti molto importanti della visione popolare del mondo. L'immaginario fiabesco non si sarebbe conservato per centinaia e centinaia di anni nella memoria popolare se non racchiudesse dei valori perpetui e immortali dell'essere e della coscienza universali. Una cosa è certa, si ricorda e si tramanda di generazione in generazione solo ciò che si ama.
In definitiva, la solidità stessa della tradizione dimostra che la fiaba contiene qualcosa  di estremamente importante (buono, necessario, duraturo, eterno) e perciò indimenticabile.

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La trota bianca (fiaba irlandese)

Si narra che molto, molto tempo fa, presso le rive del lago di Cong, vivessero due giovani, un principe e una bellissima dama, che erano in procinto di sposarsi. Purtroppo poco prima del matrimonio il giovane venne ucciso e gettato nel lago. La dama sembrò impazzire per il dolore, si chiuse nel suo castello e nessuno la vide più. La gente iniziò a raccontare che la giovane era stata rapita dai folletti.
Qualche tempo dopo la misteriosa sparizione, gli uomini del villaggio  scorsero nelle acque del torrente che si gettava nel lago una trota bianca.
Nessuno aveva mai visto un animale di quel genere e, pensando che fosse fatato, nessuno la toccò mai. La trota visse perciò indisturbata per molti e molti anni.
Un giorno però giunse nei pressi del torrente una compagnia di soldati che si accamparono fuori dal villaggio. Sentirono raccontare della trota bianca e uno di loro decise che l'avrebbe catturata e se la sarebbe cucinata per colazione.
Senza perder tempo andò al torrente, catturò la trota, scaldò una padella e la buttò dentro. Si udì un grido lacerante, come di persona. Il soldato scoppiò a ridere e continuò come se niente fosse, a badare alla cottura del suo pesce.
Quando gli parve fosse cotto da un lato, lo rigirò e, sbalordito, vide che la trota era ancora bianca come quando l'aveva gettata in padella. Allora aggiunse condimento, attizzò il fuoco e si mise a seguire con grande attenzione la cottura. Ma la trota era ben strana, non si lasciava arrostire nonostante tutti i suoi sforzi. Il soldato incominciava a farsi prendere dall'ira.
Voltò e rivoltò lo strano pesce e infine sbottò " bene, mia cara, ti ho catturato per mangiarti e cruda o cotta ti mangerò" Afferrò forchetta e coltello, pronto ad assaggiare un pezzo di trota ma non appena ficcò la punta del coltello nel fianco del pesce, si udì un gran grido, la trota bianca saltò fuori dalla padella e cadde sul pavimento.
Al suo posto il soldato vide una splendida dama vestita di bianco che si reggeva un braccio ferito.
"Non potevi lasciarmi tranquilla nel torrente? li devo stare ad aspettare che passi il mio amore, se voglio restare con lui per sempre.Guai a te se per colpa della tua ingordigia avrò perso quest'unica occasione. Ti trasformerò in un salmone e ti perseguiterò sempre finchè l'acqua scorrerà nel mio torrente e fino al giorno in cui l'erba crescerà sulle rive.
Il soldato, al pensiero di essere trasformato per sempre in pesce e perseguitato da una fata per l'eternità, si sentì gelare dal terrore: " ti riporterò indietro mia signora, ma tu dimmi come posso fare senza annegare". In un attimo la dama svanì e al suo posto sul pavimento c'era una piccola trota boccheggiante. Il soldato la raccolse svelto svelto e correndo a perdifiato la riportò al torrente. Appena in acqua la trota guizzò via, lasciando dietro di sè una scia rossa di sangue.
Questo è il motivo per cui le trote hanno una piccola macchia rossa sul fianco, quasi una cicatrice a ricordo della ferita della trota bianca.
Quanto al soldato, da quel giorno in poi pregò sempre affinchè la dama potesse terminare la sua attesa e ritrovare il suo amore e non riuscì mai più a inghiottire neppure un piccolissimo boccone di pesce.

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