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Uomini che uccidono le donne: quando e perchè l'amore di lui è morte

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NinfaEco
NinfaEco
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Ti ho picchiata, te lo meritavi

Mi hai lasciato, la devi pagare

O mia, o di nessun altro

Morta lei, starò bene



La cronaca parla sempre di donne uccise .
È il tragico epilogo di amori che si trascinano o che terminano oppure ancora di un rifiuto.
Al racconto segue il coro dei famigliari e degli amici increduli.

Io credo sia perchè è nello stesso sentimento d'amore che si nasconde la componente violenta che esploderà fino a condurre alla perdita del controllo.
L ’assassinio non è di per sé malattia mentale, anzi fa parte della natura umana.

L'assassinio della donna che rifiuta è una peculiarità maschile.
Non si tratta di amore passionale come ci hanno insegnato a credere ma di un rapporto che sembra di amore, ma in realtà è un’attrazione intrisa di odio e confusione che rimanda ad altro.
Per alcuni è l'infanzia dell'assassino. Molti parlano di una cattiva elaborazione della separazione dalla madre. La donna che rifiuta diventerebbe lei e quindi l'uomo si vendicherebbe.
Altri tirano in ballo la crisi della società patriacale.
Ma è un fenomeno nuovo davvero?
O è solo nuovo il fatto che se ne parli?

Vorrei rifletterci con voi e vedere se avete altre interpretazioni, o conoscete quelle di altri studiosi.

2
luci62
luci62
Viandante Mitico
Viandante Mitico
credo sia relativamente nuovo il fatto che se ne parli.
in passato le donne erano sottomesse all'uomo,in certi periodi schiave o quasi.
ma era normale per l'epoca.
oggi le donne hanno acquistato la loro indipendenza,pensano ed agiscono in funzione delle loro scelte,e a certi uomini questo non piace.

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victorinox
victorinox
Viandante Residente
Viandante Residente
luci62 ha scritto:credo sia relativamente nuovo il fatto che se ne parli.
in passato le donne erano sottomesse all'uomo,in certi periodi schiave o quasi.
ma era normale per l'epoca.
oggi le donne hanno acquistato la loro indipendenza,pensano ed agiscono in funzione delle loro scelte,e a certi uomini questo non piace.

Infatti. Molti di questi definiti delitti passionali sono il sintomo del declino dell'impero patriarcale: non si accetta l'autonomia femminile.
Per secoli, il dispotismo domestico come lo chiamava John Stuart Mill, è stato giustificato nel nome della superiorità maschile. Dotate di una natura irrazionale e uterina, utili solo alla procreazione e alla gestione della vita domestica, le donne dovevano accettare tutto quello che gli uomini decidevano ( e per il loro bene) per loro fino alla rinuncia definitiva ad ogni autonomia personale. A meno di non accettare la messa al bando dalla società appunto la morte come punizione.
Questa mentalità è forte dentro di noi, nonostante lo sia inconsapevolmente, ed esplode laddove vi è una debolezza di fondo.

4
Aleister
Aleister
Viandante Storico
Viandante Storico
Per un uomo la donna è l’ora della verità. Questa era l’espressione efficace con cui Jaques Lacan, il grande psicoanalista francese, riassumeva in uno dei suoi famosi seminari ciò a cui un uomo poteva venire esposto, quando incontrava nella sua vita una donna.

A cosa viene esposto dunque un uomo quando incontra nella sua vita una donna? Lacan dice, a qualcosa di ingovernabile, il ’’senza fondo’’ del femminile che di solito viene ridicolizzato dalla nota formula: ’’sono tutte puttane’’. Quando gli uomini affermano, pensano o fantasticano che la donna sia una puttana stanno provando a ridurre difensivamente la problematica dell’infinitezza, dell’illimitatezza propria del femminile.
Cos’è questa infinitezza? Cosa esprime? E’ un qualcosa che ’’sfugge in continuazione’’, l’irriducibile di ogni donna che nessun oggetto, nessuna somma di denaro, nessuna cosa potrà mai trattenere, è il tempo nella fisica contemporanea come diceva Proust a proposito della sua Albertine. Ecco perché Lacan distingueva, per meglio comprendere ciò, i modi di godimento sessuale maschile e femminile: mentre il primo ruota attorno all’avere, alla misura, al controllo, al principio di prestazione e alla sua moltiplicazione seriale (l’ ’’idiozia del fallo’’), quello femminile appare invece senza misura, irriducibile ad un organo, invisibile, infinito, non sottomesso all’ingombro fallico. Ebbene, il ’’sono tutte puttane’’ è la forma con cui gli uomini esorcizzano l’incontro con questo godimento, è una difesa per proteggersi da ciò che non intendono e non riescono a governare, è il loro modo idiota di appiattire la spigolosità angosciante che questa infinitezza costituisce. Lo si intuisce chiaramente, durante il rapporto sessuale. Il godimento femminile anatomicamente non si vede, non può essere rappresentato, non ha un bordo, un confine, un limite perché è privo di organo in tal senso. Davanti al corpo di una donna l’uomo non può fingere, o ha l’erezione o non ce l’ha, mentre una donna ben può fingere costringeno l’uomo rispondere o meno fallicamente al suo corpo e al suo desiderio.

Ma il rapporto erotico, nel suo più alto significato, il rapporto di coppia dunque, continua Lacan, non dev’essere caratterizzato da un godimento senza limiti, inteso appunto come appropriazione totale dell’Altro, risultato di una rivendicazione di un diritto di proprietà assoluto (di vita e di morte). Ci dev’essere il desiderio dell’Altro inteso come esperienza del non-tutto, della differenza assoluta e della separazione. Questi tre incontri ci rendono consapevoli che non si può godere di tutto (la violenza sessuale), non si può sapere tutto (la gelosia patologica), non si può avere tutto (il rapporto possessivo e l’idealizzazione dell’altro). L’incontro con l’Altro è esperienza del proprio limite. Ecco perché la condizione che rende possibile l’amore, come forma pienamente umana del legame, è la capacità di restare soli, di accettare il proprio limite. Lacan c’ha visto giusto.

Un uomo che perseguita, colpisce, minaccia o uccide la donna che lo ha deluso, tradito, abbandonato è un uomo che non riesce a interrogarsi sulle ragioni del fallimento della sua vita amorosa, che non riesce a misurarsi con la propria solitudine, mostrando come per lui il legame esisteva solo in funzione di una protezione fobica rispetto alla solitudine (che senso ha vivere infatti sotto lo stesso tetto coniugale insieme a moglie e amante, ’’affollando’’ in tal modo la casa?).

Nulla come la violenza sulle donne calpesta ciò che Lacan chiamava la ’’legge della parola’’, il comandamento etico di ogni Civiltà, che afferma che ciò che costituisce l’umano è l’esperienza del limite. E quando questo limite viene valicato non resta altro che distruzione, odio, rabbia, annientamento di sé e dell’altro. Si finisce per ammazzare l’altro e poi suicidarsi perché l’uomo, dal mancato incontro con il limite, con la parola, intesi nel modo spiegato da Lacan, non può sopportare di non essere più tutto per la sua donna quindi la uccide per non riconoscere che in realtà non è niente senza di lei.

Amare il totalmente diverso da sé è veramente un’impresa dice Lacan, amare la legge della parola, saper guardare nell’abisso che ognugno di noi è, è arduo perché genera a volte angoscia profonda, il più delle volte nell’uomo. Ha tutta l’aria di un sfida con noi stessi. Perché ci fa capire, come insegna Lacan, quanto la nostra soggettività sia fragile e conservatrice appena mette il naso fuori da quella finestra fin troppe volte chiusa che siamo soliti chiamare IO. (.cit)

Ma più a monte, oltre i generi, è la sconfitta-compimento di un amore impossibile in quanto "amare significa dare ciò che non si ha", lo scarto tra amore e desiderio che eccede sempre, in quanto desiderio d'Altro, la promessa di completezza che nella relazione d'amore non ha mai luogo...

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Magonzo
Magonzo
Viandante Storico
Viandante Storico
Aleister ha scritto: Lacan dice, a qualcosa di ingovernabile, il ’’senza fondo’’ del femminile che di solito viene ridicolizzato dalla nota formula: ’’sono tutte puttane’’. Quando gli uomini affermano, pensano o fantasticano che la donna sia una puttana stanno provando a ridurre difensivamente la problematica dell’infinitezza, dell’illimitatezza propria del femminile.
deh, ma quale illimitatezza, è lui che ce l'ha troppo corto ! Sorriso Scemo

vabbè, per annientare chi ci lascia bisogna averne interiorizzato la qualità di "oggetto";
poi, in effetti, si surroga tagliando di netto qualsiasi rapporto;

ad ogni modo, se si relativizza - nel caso in questione valutando lo scadimento oggettivo della relazione - ce se ne fa una ragione, ma ciò è possibile solo accordando una soggettività al partner, il che presuppone maturità emotiva;
tanto per chiacchierare alla leggera su un forum, eh... :)

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musicante di brema
musicante di brema
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Ogni uomo, ogni donna incontrano nella vita ciò che è loro destinato dall'onnipossente Fato: il carnefice, il carceriere, l'amante devotissimo, l'adoratore, il compagno agognato, l'assassino a seconda di quanto gli atti pregressi abbiano maturato come effetti: questa è la causa prima di ogni cosa.

Poi...le cause seconde si sprecano e ognuno trova la sua spiegazione a quanto avviene. Ma si tratta di cause che non hanno in sè la propria origine, la quale risiede molto più a monte.

E ogni atto, ogni evento, il più drammatico, non fa che riportare in equilibrio un pregresso, spesso molto antico sbilanciamento delle cose.

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Aleister
Aleister
Viandante Storico
Viandante Storico
Magonzo ha scritto:
Aleister ha scritto: Lacan dice, a qualcosa di ingovernabile, il ’’senza fondo’’ del femminile che di solito viene ridicolizzato dalla nota formula: ’’sono tutte puttane’’. Quando gli uomini affermano, pensano o fantasticano che la donna sia una puttana stanno provando a ridurre difensivamente la problematica dell’infinitezza, dell’illimitatezza propria del femminile.
deh, ma quale illimitatezza, è lui che ce l'ha troppo corto ! Sorriso Scemo

vabbè, per annientare chi ci lascia bisogna averne interiorizzato la qualità di "oggetto";
poi, in effetti, si surroga tagliando di netto qualsiasi rapporto;

ad ogni modo, se si relativizza - nel caso in questione valutando lo scadimento oggettivo della relazione - ce se ne fa una ragione, ma ciò è possibile solo accordando una soggettività al partner, il che presuppone maturità emotiva;
tanto per chiacchierare alla leggera su un forum, eh... :)

Boia deh...Magonzo ci hai preso: Lacan parlava infatti dell'oggetto piccolo (a) - non necessariamente quell'oggetto Sorriso Scemo - come un fantasma, un residuo surrogatorio del godimento illimitato e totale. Che purtroppo non basta però a colmare quella "mancanza ad essere" che costituisce il soggetto, il desiderio del desiderio dell'Altro..

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musicante di brema
musicante di brema
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Aleister ha scritto:...Che purtroppo non basta però a colmare quella "mancanza ad essere" che costituisce il soggetto, il desiderio del desiderio dell'Altro..

La donna appartiene all'uomo, parte viva estratta da lui secondo il mito tradizionale. E nella corsa volta a ritrovare la sua parte separata spesso l'uomo trova preferibile uccidere, negare quella parte simbolicamente sua piuttosto che darla ad un altro da sè. Separarsi da sè stessi è doloroso, ma più doloroso è guardare il simbolico completamento di un altro restando nella propria miseria.

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NinfaEco
NinfaEco
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
L'ipotesi culturale certamente getta luce su alcuni aspetti. La cultura ha la sua influenza.
Eppure, io non la credo predominante.
Credo che certe cose siano sempre esistite, e che addirittura si siano strutturate culturalmente nel regime del dispotismo domestico perchè nel rapporto uomo/donna tendevano a manifestarsi.

Magonzo ha scritto: per annientare chi ci lascia bisogna averne interiorizzato la qualità di "oggetto";

Per me no Maghetto. Io posso annientarti senza di fatto aver mai interiorizzata nessuna tua caratteristica come oggetto reale, ma solo in virtù delle tue caratteristiche in quanto oggetto interno. Anzi, chi arriva a questi punti forse nemmeno sa distinguere un oggetto reale ( l'altro) da un oggetto interno ( affetto interiorizzato in un immagine).

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Aleister
Aleister
Viandante Storico
Viandante Storico
L'oggetto del desiderio è (l')infinito, il desiderio del desiderio incarnato in simulacri in cui ad un tempo si dà e ritrae. L'umano, circondato dalla finitezza, desidera (al)l'infinito e quando l'oggetto finito è reputato "colpevole" di non poter soddisfare la potenza infinita del desiderio, lo si distrugge..

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NinfaEco
NinfaEco
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
L'uomo desidera all'infinito sempre. Non confondere il desiderio con gli oggetti. Il desiderio è un movimento e l'oggetto rispetto ad esso è uno stato ( la meta).
Torniamo agli oggetti: ognuno è simulacro ( per usare le tue parole) e oggetto reale ( tu di fronte a me). Non si da l'eventualità di un oggetto che sia solo una cosa o l'altra. Semmai esiste la possibilità di essere in grado di riconoscere solo una delle due cose alla volta. Questa condizione però non fa correre all'infinito il desiderio più della condizione di chi integra i due aspetti.
Per me eh....

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Aleister
Aleister
Viandante Storico
Viandante Storico
NinfaEco ha scritto:L'uomo desidera all'infinito sempre. Non confondere il desiderio con gli oggetti. Il desiderio è un movimento e l'oggetto rispetto ad esso è uno stato ( la meta).
Torniamo agli oggetti: ognuno è simulacro ( per usare le tue parole) e oggetto reale ( tu di fronte a me). Non si da l'eventualità di un oggetto che sia solo una cosa o l'altra. Semmai esiste la possibilità di essere in grado di riconoscere solo una delle due cose alla volta. Questa condizione però non fa correre all'infinito il desiderio più della condizione di chi integra i due aspetti.
Per me eh....

E' possibile. Eppure l'uomo desidera l'infinito (o l'infinito si desidera nell'uomo), l'infinito del desiderio che non ha oggetto poichè la sua natura è metonimica, votata allo spostamento perenne. Tra simulacro ed oggetto reale la grammatica del desiderio si affaccerebbe allora forse nella mediazione (tra segno ed oggetto) del simbolo che ad un tempo unisce e distingue. Parziale esorcismo della natura abissale del desiderio...

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