nextlife ha scritto:Ai quali aggiungerei l’aspetto psicologico che partendo da un determinato correlato neurofisiologico elabora l’esperienza, in modo assolutamente unico, rendendo l’individuo appunto: tale.
Per poter poi parlare di un determinismo di quel tipo bisognerebbe postulare l’assenza di quanto sopra; l’assenza delle funzioni superiori del nostro cervello, nonché: bisognerebbe affermare che l’esperienza non sia in grado di modificalo, tale correlato.
Ma parlando di "determinismo ambientale" è anche e soprattutto all'esperienza personale che mi riferivo. L'esperienza proviene dall'esterno. Essere nati nella Germania degli anni '30 o nella Spagna del XVII secolo determina profondamente il ventaglio di esperienze accessibili all'individuo. Per ambiente intendo anche le persone con cui si viene a contatto, sia direttamente che indirettamente. In tutto ciò non vedo neanche una scintilla di quel "libero arbitrio" come lo intendo io, come lo vorrei io forse, mettiamola così.
nextlife ha scritto:No, non potresti e comunque: io non confonderei - stricto sensu - il discorso dell'arbitrio con l'imprevedibilità.
Io non vorrei che alla base di tutta questa riflessione, vi sia un pochino di confusione su cosa il concetto in questione significhi.
Non vorrei gli fosse stato attribuito uno di quei significati prodotti da fantasie ed idealismi poiché è chiaro che quello che gli essere umani possono decidere di fare, è sottoposto a vincoli fisici ed ambientali; sociali e culturali.
Un aspetto, che invece a me interessa di questo discorso, è il concetto di «grado di libertà» che ovviamente si articola attraverso i limiti di cui sopra e che, se andiamo a vedere, da una parte è conclamato ed osannato, dall’altra è gravemente menomato; principalmente in nome di quell'aggregazione sociale che è - al tempo stesso - risorsa e limite.
Non potrei per motivi tecnici o per motivi fisici/naturali?
Hai ragione, parlando di "gradi di libertà" forse si evita più di un fraintendimento. La libertà di cui io vado parlando è la possibilità concreta di creare realtà che non sono mai esistite, il tutto indipendentemente dalle condizioni iniziali. E' un qualcosa che va contro anche la più elementare delle leggi fisiche conosciute. Generare output senza il bisogno di input. Intuitivamente noi abbiamo la sensazione che durante una scelta "incondizionata" avvenga qualcosa del genere, ma il mio parere è che si tratti soltanto di un'illusione, è che la realtà oggettiva sia ben diversa. Penso che vista dall'esterno, quella che noi chiamiamo "libera scelta" sia una pallina che cade verso il centro della Terra, nulla di più e nulla di meno.
Yale ha scritto:Ma dai? E quale sarebbe?
E' tutt'ora oggetto di studio, se lo sapessi avrei detto direttamente il nome della zona cerebrale. Perché, hai teorie più realistiche a tal proposito?
Yale ha scritto:Il tuo non è un pensiero estremista, ma un pensiero riduttivo.
La similitudine cervello-computer è superata da un po'. Nemmeno le reti neurali più avanzate riescono a simulare la scelta umana: manca l'aspetto emotivo, che non può essere previsto.
In realtà è ciò che ho scritto che è riduttivo. Proprio perché il mio pensiero non lo è ho difficoltà a scrivere quel che c'è bisogno di scrivere senza dilungarmi troppo e senza uscirmene con sentenze fuori dal mondo.
Riguardo al computer (anche se non mi sembra di aver usato questa parola), la mia era una semplice analogia, non ho mai detto che oggi esistano i mezzi per prevedere con precisione il comportamento di un essere umano. Quello che voglio far notare, però, è che non si tratta di un ostacolo teorico. Non è una sorta di principio di indeterminazione, è una semplice mancanza di strumenti di misurazione adeguati che andrà via via affievolendosi con il passare degli anni. Al punto che, si, si potrà simulare anche l'aspetto emotivo. Non che serva: basterebbe "solo" un computer in grado di descrivere matematicamente un essere umano, coscienza ed idea del sé comprese.
Attualmente le uniche obiezioni che mi vengono in mente sono due: o si afferma che non si potrà mai raggiungere un simile progresso tecnologico (davvero?), oppure si parte dal presupposto che alcune delle informazioni che partecipano alla formazione di un essere umano sono esonerate dalle leggi della natura.