E la Secchia Rapita di A. Tassoni? Quanti la conoscono? Ci sono anche questi versi:
Alessandro Tassoni ha scritto:
LI.
E tanto s’infervora e si dibatte
In quelle ciance sue piene di vento,
Ch’eccoti l’antimonio lo combatte,
E gli rivolta il cibo in un momento.
Rimangono le genti stupefatte;
Ed egli vomitando, e mezzo spento
Di paura, e chiamando il confessore,
Dice ad ognun ch’avvelenato more.
LII.
Il Coltra e ’l Galìano, ambi speziali,
Correan con mitridate e bolarmeno;
E i medici correan cogli orinali,
Per veder di che sorte era il veleno.
Cento barbieri, e i preti coi messali
Gli erano intorno, e gli scioglieano il seno,
Esortandolo tutti a non temere,
E a dir devotamente il miserere .
LIII.
Chi gli ficcava olio o triaca in gola,
E chi butirro o liquefatto grasso.
Avea quasi perduta la parola,
E per tanti rimedi era già lasso;
Quand’ecco un’improvvisa cacarola
Che con tanto furor proruppe abbasso,
Che l’ambra scoppiò fuor per gli calzoni,
E scorse per le gambe in sui talloni.
LIV.
Oh possanza del Ciel! che cosa è questa,
Disse un barbier quando sentì l’odore?
Questo è un velen mortifero ch’appesta;
Io non sentii giammai puzza maggiore.
Portatel via, che s’egli in piazza resta,
Appesterà questa città in poche ore.
Così dicea; ma tanta era la calca,
Ch’ebbe a perirvi il medico Cavalca.
LV.
Come a Montecavallo i cortigiani
Vanno per la Lumaca a concistoro,
Respinti e scossi dagl’incontti strani,
E aprendosi la via co’ petti loro;
Così i medici quivi e i cappellani
Non trovando da uscir strada nè foro,
Urtavano respinti, e senza metro
Facean tre passi innanzi e quattro indietro.
LVI.
Ma poichè l’ambracane uscì del vaso,
E ’l suo tristo vapor diffuse e sparse;
Cominciò in fretta ognun co’ guanti al naso
A scostarsi dal cerchio e a ritirarse:
E abbandonato il Conte era rimaso;
Se non che un prete allor quivi comparse,
Ch’avea perduto il naso in un incendio,
Nè sentia odore; e ’l confessò in compendio.
LVII.
Confessato che fu, sopra una scala
Da piuoli assai lunga egli fu posto;
E facendo a quel puzzo il popol ala,
Il portar due facchini a casa tosto.
Quivi il posaro in mezzo della sala:
Chiamaro i servi; e ognun s’era nascosto,
Fuor ch’una vecchia che v’accorse in fretta
Con un zoccolo in piede e una scarpetta.
Me li ricordo ogni volta che mi ricordo di un personaggio che, vantatore delle sue flatulenze, un giorno fece la fine del personaggio di Tassoni. Solo che al baluba vero il fatto avvenne al cospetto di una persona sola e invece che su una scala fu portato a casa con una Peugeot 307 (penso chiuso nel bagagliaio
). Come potete immaginare, il fatto è diventato di dominio pubblico nel giro di 48 ore...