In estrema sintesi ecco i due punti di vista sull'esistenza umana dei due filosofi:
Per Heidegger l'esistenza inautentica consiste nell'affidarsi al pregiudizio sulla vita nell'atto di viverla. È impersonale perchè l'uomo abdica al suo essere soggetto, scivolando nell'anonimia del "si dice" e cessando così di essere il polo di riferimento della propria autoresponsabilità. L' esistenza autentica si realizza riconoscendo e rapportandosi alle possibilità dischiude dalla vita, cioè si conforma a come è fatta la vita. In questo senso è un progetto che porta a capire cosa vuole dire essere al mondo. Essere al mondo vuol dire essere implicati in una deiezione, ovvero una caduta sul piano delle cose. Si verifica perchè l'uomo abita un mare di possibilità tutte equivalenti, tanto da disperdersi ta di esse. L'esitenza anonima è quindi un costitutivo della nostra presenza al mondo e un'indicatore della nostra libertà.
Per Sartre l'esistenza è autentica se si modella secondo la struttura di fondo dell'esistere, cioè se è un progetto di comprensione dell'essere. L'essere comprende l'Essere in Sè e l'Essere per Sè. L'essere per te è la realtà per la coscienza. Comprende il Nulla, e quindi la libertà. L'esistenza autentica è la scopertà di questa libertà non scelta.
Solo l'esistenza autentica è storica ed è oggetto di conquista, perchè è personale, mentre l'esistenza inautentica è impersonale ( adeguamento al "si dice", "si fa", "si pensa" ecc) e non- storica ( essendo routine).
Ora, tutti e due arrivano a definire l'esistenza come progetto di comprensione dell'esistere. (In Heiddegger ciò significa scoprire la nostra libertà attraverso il nostro essere vittime di deiezione o adeguamento alle cose. In Sartre vuol dire scoprire la nostra l'ibertà in quanto inesorabilmente divisi dalle cose)
La premessa però è diversissima: in caso l'essenza viene ricavata dalla vita, nell'altro è la vita a conformarsi all'essenza.
Trasponendo la questione alle nostre vite, nel primo caso ricaverò un'insegnamento circa ciò che la vita è dalla vita stessa, nel secondo caso tenterò di concretizzare la mia idea di vita, perchè la vita può essere solo vita per me.
Stupenda la seconda opzione, ma velleitaria ( del resto gli esistenzialisti erano parecchio depressi). Certo. La vita può essere solo vita per me, ma sei io ho un'idea di come la vita sia a prescindere dalla corrispondenza ai fatti, la mia vita sarà infelice. È rilevante eventualmente in tal caso che sia autentica? E poi, autentica rispetto a cosa? Avremmo più doveri rispetto alla verità che verso noi stessi?
Mi dispiace ma la penso come il crucco.