La Fiaba di Capodanno
[Arturo guarda il mare] Ogni volta che guardava il mare, sentiva la voce di un amico e quell’amico era in sintonia con lui: non c’era stata volta che il mare non fosse stato in burrasca quando lui era turbato e piatto quando lui era in pace con se stesso. Arturo, come ogni giorno, girava poi le spalle al suo azzurro amico allontanandosi verso casa. Mentre attraversava quell’antico borgo di mare, si sentiva un fantasma ancora più antico del paese stesso. Ormai neanche le case, che lo avevano visto nascere, si degnavano di regalargli un sorriso mentre passava davanti a loro, figuriamoci persone arrivate lì pochi anni prima e con un quarto degli anni di Arturo sulle spalle.
Arrivato a casa controllò la posta, sicuro di trovarla vuota come la sua vita. Invece trovò una busta che lo attendeva nella penombra della cassetta. La aprì convinto che il postino avesse preso un abbaglio e lesse:
“Gentile umano. Siamo lieti di invitare la signoria Vostra, alla nostra riunione annuale, che si terrà nell’abetaia sotto la grande montagna, il 31/12 a mezzanotte. Firmato: le vostre più fedeli compagne di viaggio.”
Rilesse, poiché forse gli occhi lo avevano tradito ma non era così: dei fantomatici personaggi lo avevano invitato la notte di Capodanno ad una riunione, lui che non passava un Capodanno in compagnia di qualcuno da almeno dieci anni. Sarebbe stato pericoloso andarci? In fondo cosa importava, a ottantacinque anni, qualsiasi svolta nella sua vita era ben accetta.
Arrivò il trentuno dicembre.
Il paese si preparava per far esplodere l’anno che volgeva al termine ma Arturo si sentiva fuori da questi preparativi. L’adrenalina però aveva fatto visita anche a lui quel giorno. Si sentiva elettrizzato all’idea di scalare una montagna nel cuore della notte e raggiungere un luogo dove effettivamente, non sapeva chi ci fosse ad aspettarlo.
Alle dieci iniziò la sua scalata, ci sarebbero volute almeno un paio d’ore per raggiungere l’abetaia e a ottantacinque anni…….bè meglio stare larghi!
Circa mezz’ora prima della mezzanotte quei sempreverdi erano lì davanti a lui, immersi in un silenzio che faceva bene all’anima. I botti e i rumori della città in festa sembravano gli echi di una lontana battaglia. Lì regnava la pace.
Arturo si incamminò tra gli alberi, respirando l’umidità del bosco. L’oscurità aveva invaso tutto e quella luce che proveniva dal fondo del'abetaia era messa ancora più in risalto. Arturo si diresse verso la luce. Scoprì che proveniva da una grotta, di cui tra l’altro non conosceva l’esistenza. Si inoltrò nel buio iniziale della caverna, lì l’umidità si intensificò, si diresse verso il fondo, verso la luce……..
“Benvenuto uomo!”, la voce era forte e rimbombò tra le pareti.
Ad un lungo tavolo erano sedute delle strane creature, alcune bianche e alcune nere, simili a fate o almeno all’immagine di fata che Arturo si era fatto.
"Ti chiederai chi siamo, Arturo. Presto detto: siamo le domande. E’ da quando sei nato che stiamo vicino a te e ai tuoi simili, da quando cominciasti a chiederti se fossi riuscito ad alzarti in piedi, aiutandoti con il divano di casa a quando cominciasti invece a chiederti se esserti alzato e camminare avesse avuto un senso. Ma non è tutto, qui sono presenti questa sera, altre sorelle, diciamo più famose. Si tratta delle domande che hanno generato grandi invenzioni. Quella che vedi seduta lì è la domanda che si è posto l’uomo quando cercò di creare qualcosa su cui trasportarsi e trasportare le cose, così nacque quella che tu conosci come ruota. Ma l’elenco sarebbe lunghissimo, non ti posso presentare tutte loro una per una, ma ti assicuro, sono tutte qui. Quest’anno abbiamo pensato ad una novità: uno della tua specie, avrebbe partecipato alla nostra riunione e arrivo subito a spiegarti il perché. Visto che sei uno degli esseri che ci ha create, forse puoi risolvere un nostro problema. Come vedi alcune di noi sono nere. Il motivo e’ che sono domande a cui non sono state trovate risposte e noi abbiamo pensato, chi meglio di un uomo può illuminarci? Perché generate alcune di noi, se poi non trovate loro un degno compagno, una degna risposta?”
Arturo era sconcertato. Strano era che quello che lo sconcertava maggiormente non era la situazione paradossale in cui si trovava ma quell’ultima domanda, fatta da una domanda e a cui lui non si sentiva in grado di dare una risposta. Gli venne da sorridere, perché quegli strani esseri lo avevano scambiato per Dio.
“Beh, Arturo, che tu sia comunque il benvenuto, che tu abbia o no una risposta e Buon Anno Nuovo!”
Era mezzanotte in punto e la lontana battaglia si intensificò.
Il mondo stava festeggiando un nuovo anno e nuove domande, che l’anno successivo avrebbero festeggiato in quella grotta. Arturo si commosse pensando che, su tutta l’umanità, fosse stato scelto proprio lui per quell’incontro anche se purtroppo non poteva essere molto d’aiuto.
Si girò dirigendosi verso l’uscita della grotta quando si accorse che le “fate nere” si erano alzate e lo seguivano.
Si girò e vide che lo stavano guardando con occhi pieni di speranza.
Prese per mano le domande senza risposta e si addormentò con loro.
Le portò con sé in un luogo dove esse divennero di un bianco lucente, dove trovarono le anime gemelle tanto cercate: le risposte a ognuna di esse, molte delle quali, in realtà risiedevano già nelle piccole cose di tutte i giorni e nelle grandi cose della vita.
scusate, non ho trovato di meglio.