Esprimete due preferenze!!
Il Maestro del Giudizio universale - Leo Perutz
Vienna anni Venti. A parlare qui in prima persona – e a redigere in tal modo una sorta di memoriale a propria discolpa – è il barone von Yosch, militare in congedo, follemente innamorato dell'avvenente Dina, andata in sposa a un celebre e osannato attore. L'improvvisa morte di quest'ultimo – secondo di una serie di delitti camuffati da suicidi, che nell'arco di cinque giorni funestano come un «tragico incubo» la vita della capitale – avviene in circostanze tali da far convergere ogni sospetto sul giovane barone. Il quale si lancia così in un'accanita caccia al misterioso assassino, che pare sempre più assumere le fattezze diaboliche di uno spettro emerso da secoli remoti, di una potenza arcana: il «terribile nemico» che ognuno di noi alberga in sé, assopito ma pronto a destarsi dal letargo, specie se a risvegliarlo è il richiamo dell'arte. Sempre intento a perlustrare i territori ambigui che si schiudono oltre la soglia della ragione e della norma, Perutz costruisce con questo romanzo un thriller metafisico, un intrigo a scatole cinesi in cui, elusa ogni barriera di spazio e di tempo e ogni logica umana, i protagonisti, e con essi il lettore, sono ben presto indotti a scontrarsi con una dimensione del reale instabile, minacciata dalla presenza di forze demoniache, da pulsioni oscure alle quali si può soltanto soccombere.
Lo Scimmiotto - Wu Ch’êng-ên
Uno dei quattro grandi romanzi classici cinesi, Lo Scimmiotto, fu scritto dal letterato Wu Ch’êng-ên nel secolo sedicesimo, ma il materiale della storia è un immenso ciclo di leggende che si era accumulato per centinaia di anni intorno al «viaggio verso l’Occidente» – cioè verso l’India – del monaco Hsüan Tsang, poi detto Tripitaka, per raccogliervi scritture sacre buddiste e introdurle in Cina. La vicenda comincia con la nascita di una scimmia da un uovo di pietra: è lo Scimmiotto, che presto sarà eletto Re delle Scimmie. Essere prodigioso e beffardo, dalla inesauribile vitalità, Scimmiotto adopera astuzie e artifici magici per diventare immortale e, poi, per portare lo scompiglio e la guerra nel cosmo, subissando i celesti con le sue sempre eccessive trovate – ed è una delizia seguire il turbamento provocato nei cieli cinesi, affollatissimi di esseri divini, da questo indiavolato trickster. Infine, nella seconda parte, Scimmiotto, assieme a due altri compagni – Porcellino e Sabbioso, che simboleggiano due potenze dell’essere umano – si riscatterà dalle sue malefatte aiutando Tripitaka nel suo arduo viaggio.
Tutto il libro è un moto inarrestabile di fatti e sorprese, un grande romanzo di avventure che ne contiene in sé tanti altri. Aprendosi la strada nella selva di queste vicende il lettore si renderà conto a poco a poco che Lo Scimmiotto è anche un’allegoria, un viaggio mistico, una satira sociale, e vi scoprirà un immenso repertorio di pratiche e tradizioni religiose. Il cielo e i suoi abitanti sembrano qui essere un travestimento della terra e degli uomini, la terra una continuazione del cielo: sfrontatezza e devozione, familiarità con la natura e i suoi prodigi, sapienza psicologica, diffusa ilarità convivono tranquillamente in questo mondo fondato sulla magia, in queste vicende che sembrano fatte per essere raccontate a dei bambini e insieme sono cariche di sottintesi, sicché giustamente ebbe a dire di questo romanzo il suo congeniale traduttore, il grande sinologo Arthur Waley: «Lo Scimmiotto è unico nel suo complesso di bellezza e assurdità, di profondità e insensatezza».
nb sono 400 pagine circa
Le quattro stanze del cuore Anaïs Nin
Un barcone sulla Senna. Un amore assoluto e profondo. Djuna, all’incessante ricerca di sé, e Rango, istintivo e selvaggio chitarrista, vivono l’incanto di una passione senza freni e fuori dal tempo, sempre in bilico tra la realtà e il sogno. Ma una presenza dal passato minaccia improvvisamente la felicità dei due, si insinua morbosa tra gli amanti e mina, giorno dopo giorno, il loro amore. Un gioco sottile e perverso dà allora vita a un triangolo soffocante, una prigione alla quale solo la forza e la profondità del sentimento permettono di sfuggire. In questo romanzo sensuale e affascinante, finora inedito in Italia, Anaïs Nin accompagna il lettore in un lungo percorso nei caotici labirinti del proprio io diviso nelle quattro stanze del cuore, gli amori finiti e quelli che sopravviveranno alle paure, in una ricerca della felicità che va oltre la passione e le mille contraddizioni della realtà. «Perché l’amore riempie alcune persone, espande il loro essere al di là di ogni legge; non esiste tempo né luogo per i rimpianti, le esitazioni, le viltà».
Miral-Rula Jebreal
Nascere in Israele significa nascere o ebreo o arabo.
Ogni giorno, qualcuno ti guarderà con sospetto.
Una storia di lotta, d’amore e nostalgia
per una terra dilaniata dal dolore.
Un racconto vero che è anche un coraggioso messaggio di pace.
Miral è una bambina, quando tra le mura bianche della città di Gerusalemme le vicende dello scontro tra israeliani e palestinesi cominciano a scandire la sua vita: la morte tragica della madre, il coinvolgimento della zia in un attentato terroristico, la decisione del padre di affidarla all'accoglienza del collegio di Hind Husseini. Sarà questa donna, capace di porsi con ostinata pazienza al servizio del suo popolo, a insegnarle l'ardore della lotta politica e il coraggio di sperare nella libertà, ma anche la saggezza e la pazienza. La storia rievocata da Rula Jebreal sul filo dei suoi ricordi personali unisce tre generazioni di donne accomunate da un destino che è quello di un popolo e di un Paese. Vedrà amici morire e altri perdersi nell'illusione della lotta armata, e come lei sarà salvata da un amore più forte, quello per la verità. Scegliendo la carriera di giornalista dovrà farsi sorda alle sirene della passione e dell'appartenenza e affrontare la scelta dolorosa dell'esilio. Il romanzo vero di una pluralità di vite, una scrittura capace di evocare colori e profumi di un passato perduto e tutta la nostalgia per un futuro di pace che sembra destinato a non arrivare mai.