ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole;
cercando la verità di un paradosso
lo scrittore guardava alla figura di Giuda;
è te che voglio
costasse un viaggio impresentabile
l'onda d'urto di una delusione;
a volte, poi,
ci opprime la paura
che la bellezza
possa non bastare;
così, poi, basta una ferita aperta
che trovi eccelsa giustificazione,
a farci dimenticare la nostra sventura;
intorno a me dispersi ogni fatto,
creavo ogni dettaglio;
ho la calma
di chi
nella mano
ha nascosta una pietra;
dagli pace, dio,
al grillo che mormora
nell'eremo del campo di granturco;
scrivo con forza
scrivo senza scampo
e senza tempo
scrivo ancora una volta
da un esilio;
vengo da lontano
non parlo come parli
porto con me l'acre odore della miseria
di chi è fermo e parte
della morte;
se scorgi un'ombra
non è un'ombra
ma quella io sono
potessi strapparla da me
offrirtela in dono;
mai, non saprete mai come m'illumina
l'ombra che mi si pone a lato
timida
quando non spero più;
allora non sapevo
che i muri
una volta abbattuti
hanno il potere di volare;
poco dopo si è qui come sai bene
fila d'anime lungo la cornice
chi pronto al balzo
chi quasi in catene;
pure, il nostro cuore,
cesserà di battere,
le mani lasceranno
ciò che avremo voluto.