Questa fiaba è un'antica leggenda cinese. Arriva dall'altra parte del Mondo.
UNA STORIA CHE NON FINISCE MAI
Nei tempi lontani della dinastia T'ang, quando in Cina l'arte e la letteratura fiorivano grazie al mecenatismo della corte regnante, viveva un imperatore ormai vecchio e malato.
Nel corso della sua lunga esistenza aveva avuto modo di veder soddisfatti quasi tutti i suoi desideri. Regnava su un territorio vastissimo, sotto di lui la capitale dell'Impero si era a tal punto affermata da attirare gente da ogni parte dell'Asia, i traffici commerciali prosperavano e i suoi magazzini erano colmi di merce pregiata.
Migliaia di persone lavoravano al suo servizio, funzionari di corte obbedivano ossequiosi alla volontà del re, la cui discendenza era assicurata da figli numerosi e in perfetta salute.
C'era tuttavia qualcosa che il vecchio sovrano non aveva ancora ottenuto e che, ormai prossimo alla fine, quasi disperava di avere.
Sin dai primi anni del suo regno, aveva convocato a palazzo cantastorie di varia provenienza, ma nessuno di loro l'aveva accontentato.
Mai Shi-Huang Ti, questo era il nome dell'imperatore, aveva trovato ciò di cui andava in cerca: un novellatore tanto abile da raccontargli una storia che non finisse mai.
Si erano presentati da ogni parte del mondo professionisti e dilettanti di ogni razza e colore, avevano dato sfoggio del loro sapere e della loro capacità di improvvisare, ma non uno era riuscito nell'impresa.
Le storie, anche le più avvincenti, ad un certo punto si concludevano e, con la fine, andava delusa la speranza del re.
Deciso a non desistere, Shi-Huang Ti aveva allora promesso ricche ricompense a chi si dimostrasse in grado di accontentarlo, ma neppure le promesse erano riuscite a qualcosa.
Allettati dalla possibilità di fare fortuna, si erano presentati favolatori ancor più abili nel racconto, ma impotenti dinanzi ai gusti del sovrano.
Infine, neanche la minaccia aveva conseguito gli effetti desiderati ed in molti avevano "perso" la testa nel tentativo di soddisfare il desiderio folle dell'imperatore.
Un giorno, quando ormai il vecchio sovrano sembrava non nutrire più alcuna speranza, si presentò alla reggia un ragazzo. Era un povero contadino della provincia, vestito di stracci e alquanto trascurato nella persona.
Dimostrava più anni di quanti probabilmente aveva.
A rivelare la sua vera età era lo sguardo intelligente e vivace. Aveva camminato per giorni e giorni, ora si presentava all'imperatore con la promessa di esaudire il suo sogno.
"Maestà" disse "nel villaggio dove vivo è giunta la voce che desiderate sentirvi raccontare una storia infinita. Sono qui per raccontarvela".
Incredulo, Shi-Huang Ti pensò ad una beffa, guardò fisso negli occhi il ragazzo e, credendolo un impostore, lo consegnò alle guardie perchè lo rinchiudessero in prigione.
Voleva metterlo alla prova, assicurarsi che le sue intenzioni fossero serie e verificare la resistenza di cui era capace per farle valere.
Trascorse qualche giorno, ma la situazione non cambiò.
Pur minacciato della pena capitale nel caso in cui non fosse riuscito ad accontentare il re, il ragazzo si mostrò irremovibile. Era deciso a dar prova della propria capacità di novellatore, anche a costo della vita.
Di fronte a tale ostinazione, Shi-Huang Ti si arrese "parla" disse al ragazzo ostinato, " se riuscirai nell'intento ti ricoprirò d'oro, ma se fallirai pagherai con la vita il tuo errore e la tua sfrontatezza"
Allora il ragazzo cominciò a raccontare.
- C'era una volta, in Cina, un imperatore ricco e potente. Sotto il suo regno il paese prosperava e i campi davano sempre raccolti abbondanti. Un'annata però fu così favorevole che il riso ammassato era talmente tanto che fu molto difficile poterlo contenere nei magazzini reali. Migliaia di sacchi vi confluirono da tutto il Paese e altrettanti servi furono impiegati a ingrandirne i magazzini perchè l'intero raccolto potesse essere custodito.
Quando tutto fu pronto, il re ordinò che il luogo fosse sprangato e che tutte le fessure fossero sigillate in modo tale che neppure un chicco di riso potesse fuoriuscirne e ogni possibile accesso agli estranei fosse precluso. Ma il magazzino (ingrandito ed allargato) era di legno e, con il passare del tempo e il mutare della temperatura esterna si creò, proprio in cima al tetto, una fessura piccola, ma sufficiente a lasciare passare un uccello di modeste dimensioni.
Se ne accorse uno stormo di passeri che, di fronte a tanta abbondanza di cibo, nidificò in prossimità dell'apertura e vi si infilò per portarlo via. Il primo passero penetrò attraverso la fessura, beccò un chicco di riso e ritornò al suo nido; il secondo passero penetrò attraverso la fessura, beccò un chicco di riso e ritornò al nido e poi il terzo, il quarto ... -
A questo punto, Shi-Huang Ti interruppe il racconto, voleva sapere cosa fosse successo dopo.
Il ragazzo allora continuò : " il quinto passero penetrò attraverso la fessura, beccò un chicco di riso e ritornò al nido, il sesto...".
" Ma io voglio sapere subito come prosegue la storia", replicò indispettito l'imperatore.
"Maestà, prima dobbiamo aspettare che i passeri abbiano beccato tutti i chicchi di riso dell'imperatore" rispose tranquillo il narratore. " Non so davvero dire quanto tempo impiegheranno, forse poco, forse tanto, forse il tempo che ci è dato per vivere non sarà sufficiente per conoscere il finale della storia. Mi avete chiesto di raccontarvi", continuò " una storia che non finisce mai, ora l'avete e vi dimostrate impaziente di conoscerne la conclusione, ma i magazzini dell'imperatore sono stracolmi di chicchi di riso e i passeri sono più di un milione. Su, contate con me: il settimo passero penetrò attraverso la fessura, beccò un chicco di riso e ritornò al suo nido, l'ottavo..."
L'imperatore, rassegnato, si mise a contare insieme con il ragazzo, poi passata qualche ora come cullato dal suono ripetuto delle parole si addormentò.
Il novellatore aspettò tutta la notte e il giorno seguente che il sovrano si svegliasse, per continuare la storia senza fine.
Ma l'imperatore non si svegliò mai più dal suo sonno.
l'Imperatore che ascoltava
UNA STORIA CHE NON FINISCE MAI
Nei tempi lontani della dinastia T'ang, quando in Cina l'arte e la letteratura fiorivano grazie al mecenatismo della corte regnante, viveva un imperatore ormai vecchio e malato.
Nel corso della sua lunga esistenza aveva avuto modo di veder soddisfatti quasi tutti i suoi desideri. Regnava su un territorio vastissimo, sotto di lui la capitale dell'Impero si era a tal punto affermata da attirare gente da ogni parte dell'Asia, i traffici commerciali prosperavano e i suoi magazzini erano colmi di merce pregiata.
Migliaia di persone lavoravano al suo servizio, funzionari di corte obbedivano ossequiosi alla volontà del re, la cui discendenza era assicurata da figli numerosi e in perfetta salute.
C'era tuttavia qualcosa che il vecchio sovrano non aveva ancora ottenuto e che, ormai prossimo alla fine, quasi disperava di avere.
Sin dai primi anni del suo regno, aveva convocato a palazzo cantastorie di varia provenienza, ma nessuno di loro l'aveva accontentato.
Mai Shi-Huang Ti, questo era il nome dell'imperatore, aveva trovato ciò di cui andava in cerca: un novellatore tanto abile da raccontargli una storia che non finisse mai.
Si erano presentati da ogni parte del mondo professionisti e dilettanti di ogni razza e colore, avevano dato sfoggio del loro sapere e della loro capacità di improvvisare, ma non uno era riuscito nell'impresa.
Le storie, anche le più avvincenti, ad un certo punto si concludevano e, con la fine, andava delusa la speranza del re.
Deciso a non desistere, Shi-Huang Ti aveva allora promesso ricche ricompense a chi si dimostrasse in grado di accontentarlo, ma neppure le promesse erano riuscite a qualcosa.
Allettati dalla possibilità di fare fortuna, si erano presentati favolatori ancor più abili nel racconto, ma impotenti dinanzi ai gusti del sovrano.
Infine, neanche la minaccia aveva conseguito gli effetti desiderati ed in molti avevano "perso" la testa nel tentativo di soddisfare il desiderio folle dell'imperatore.
Un giorno, quando ormai il vecchio sovrano sembrava non nutrire più alcuna speranza, si presentò alla reggia un ragazzo. Era un povero contadino della provincia, vestito di stracci e alquanto trascurato nella persona.
Dimostrava più anni di quanti probabilmente aveva.
A rivelare la sua vera età era lo sguardo intelligente e vivace. Aveva camminato per giorni e giorni, ora si presentava all'imperatore con la promessa di esaudire il suo sogno.
"Maestà" disse "nel villaggio dove vivo è giunta la voce che desiderate sentirvi raccontare una storia infinita. Sono qui per raccontarvela".
Incredulo, Shi-Huang Ti pensò ad una beffa, guardò fisso negli occhi il ragazzo e, credendolo un impostore, lo consegnò alle guardie perchè lo rinchiudessero in prigione.
Voleva metterlo alla prova, assicurarsi che le sue intenzioni fossero serie e verificare la resistenza di cui era capace per farle valere.
Trascorse qualche giorno, ma la situazione non cambiò.
Pur minacciato della pena capitale nel caso in cui non fosse riuscito ad accontentare il re, il ragazzo si mostrò irremovibile. Era deciso a dar prova della propria capacità di novellatore, anche a costo della vita.
Di fronte a tale ostinazione, Shi-Huang Ti si arrese "parla" disse al ragazzo ostinato, " se riuscirai nell'intento ti ricoprirò d'oro, ma se fallirai pagherai con la vita il tuo errore e la tua sfrontatezza"
Allora il ragazzo cominciò a raccontare.
- C'era una volta, in Cina, un imperatore ricco e potente. Sotto il suo regno il paese prosperava e i campi davano sempre raccolti abbondanti. Un'annata però fu così favorevole che il riso ammassato era talmente tanto che fu molto difficile poterlo contenere nei magazzini reali. Migliaia di sacchi vi confluirono da tutto il Paese e altrettanti servi furono impiegati a ingrandirne i magazzini perchè l'intero raccolto potesse essere custodito.
Quando tutto fu pronto, il re ordinò che il luogo fosse sprangato e che tutte le fessure fossero sigillate in modo tale che neppure un chicco di riso potesse fuoriuscirne e ogni possibile accesso agli estranei fosse precluso. Ma il magazzino (ingrandito ed allargato) era di legno e, con il passare del tempo e il mutare della temperatura esterna si creò, proprio in cima al tetto, una fessura piccola, ma sufficiente a lasciare passare un uccello di modeste dimensioni.
Se ne accorse uno stormo di passeri che, di fronte a tanta abbondanza di cibo, nidificò in prossimità dell'apertura e vi si infilò per portarlo via. Il primo passero penetrò attraverso la fessura, beccò un chicco di riso e ritornò al suo nido; il secondo passero penetrò attraverso la fessura, beccò un chicco di riso e ritornò al nido e poi il terzo, il quarto ... -
A questo punto, Shi-Huang Ti interruppe il racconto, voleva sapere cosa fosse successo dopo.
Il ragazzo allora continuò : " il quinto passero penetrò attraverso la fessura, beccò un chicco di riso e ritornò al nido, il sesto...".
" Ma io voglio sapere subito come prosegue la storia", replicò indispettito l'imperatore.
"Maestà, prima dobbiamo aspettare che i passeri abbiano beccato tutti i chicchi di riso dell'imperatore" rispose tranquillo il narratore. " Non so davvero dire quanto tempo impiegheranno, forse poco, forse tanto, forse il tempo che ci è dato per vivere non sarà sufficiente per conoscere il finale della storia. Mi avete chiesto di raccontarvi", continuò " una storia che non finisce mai, ora l'avete e vi dimostrate impaziente di conoscerne la conclusione, ma i magazzini dell'imperatore sono stracolmi di chicchi di riso e i passeri sono più di un milione. Su, contate con me: il settimo passero penetrò attraverso la fessura, beccò un chicco di riso e ritornò al suo nido, l'ottavo..."
L'imperatore, rassegnato, si mise a contare insieme con il ragazzo, poi passata qualche ora come cullato dal suono ripetuto delle parole si addormentò.
Il novellatore aspettò tutta la notte e il giorno seguente che il sovrano si svegliasse, per continuare la storia senza fine.
Ma l'imperatore non si svegliò mai più dal suo sonno.
l'Imperatore che ascoltava