Mediocritas
A chi piacerebbe essere considerato un mediocre ? A nessuno ! Questa ovvietà ha ispirato il filosofo canadese Alain Deneault per scrivere il libro titolato “La mediocrazia”, un pamphlet contro il governo dei mediocri.
Per Deneault il sostantivo “mediocrità” allude ad una qualità modesta, non del tutto scarsa ma certo non eccellente, ed ironicamente la parola evoca per contrapposizione la “meritocrazia”.
La mediocrazia permette l’innalzamento dello stato medio al rango di autorità. Ed i mediocri, da sempre, sono la riserva cui attingono i reazionari e gli antidemocratici.
“Mediocre”: nel nostro tempo questa parola viene usata in senso ironico e sarcastico, in riferimento ad una persona che non ha particolari capacità ed apprezzabili doti intellettuali, ma occupa ugualmente un posto di responsabilità.
“Essere un mediocre non è una pena. La pena è accorgersene. Ma è un mediocre chi s'avvede d'esserlo?” si domanda in un aforisma il giornalista Ugo Ojetti.
Eppure “…la virtù è nella mediocrità…”, secondo lo scrittore Torquato Tasso, forse pensando all’aurea mediocritas, esaltata dal poeta latino Orazio (Odi, 2, 10, 5). Con tale frase egli intendeva la moderazione, non alludeva a chi si riteneva soddisfatto della propria mediocrità morale ed intellettuale. Nella lingua latina il lemma “mediocritas” non ha valore dispregiativo come invece può avere nella lingua italiana, ed “aurea” non è da intendere in senso letterale, cioè d’oro, ma col significato di ottimale, migliore.
Orazio pur non essendo un convinto epicureo consigliava di evitare ogni estremismo e di godere i piaceri della vita senza abusarne, come per esempio bere il vino ma senza ubriacarsi, godere del cibo senza esagerare. Il fine ideale è quello di trovare la giusta misura, la moderazione in tutte le cose.
A chi piacerebbe essere considerato un mediocre ? A nessuno ! Questa ovvietà ha ispirato il filosofo canadese Alain Deneault per scrivere il libro titolato “La mediocrazia”, un pamphlet contro il governo dei mediocri.
Per Deneault il sostantivo “mediocrità” allude ad una qualità modesta, non del tutto scarsa ma certo non eccellente, ed ironicamente la parola evoca per contrapposizione la “meritocrazia”.
La mediocrazia permette l’innalzamento dello stato medio al rango di autorità. Ed i mediocri, da sempre, sono la riserva cui attingono i reazionari e gli antidemocratici.
“Mediocre”: nel nostro tempo questa parola viene usata in senso ironico e sarcastico, in riferimento ad una persona che non ha particolari capacità ed apprezzabili doti intellettuali, ma occupa ugualmente un posto di responsabilità.
“Essere un mediocre non è una pena. La pena è accorgersene. Ma è un mediocre chi s'avvede d'esserlo?” si domanda in un aforisma il giornalista Ugo Ojetti.
Eppure “…la virtù è nella mediocrità…”, secondo lo scrittore Torquato Tasso, forse pensando all’aurea mediocritas, esaltata dal poeta latino Orazio (Odi, 2, 10, 5). Con tale frase egli intendeva la moderazione, non alludeva a chi si riteneva soddisfatto della propria mediocrità morale ed intellettuale. Nella lingua latina il lemma “mediocritas” non ha valore dispregiativo come invece può avere nella lingua italiana, ed “aurea” non è da intendere in senso letterale, cioè d’oro, ma col significato di ottimale, migliore.
Orazio pur non essendo un convinto epicureo consigliava di evitare ogni estremismo e di godere i piaceri della vita senza abusarne, come per esempio bere il vino ma senza ubriacarsi, godere del cibo senza esagerare. Il fine ideale è quello di trovare la giusta misura, la moderazione in tutte le cose.