I primitivi
...E' una domanda alla quale difficilmente so dare una risposta. (Propongo una discussione, delle risposte migliori di quelle che so darmi\dare io, fonti, studi).
Parto da qua : Chi sono i primitivi? Su quali fondamenti studiarne il pensiero? Quale interesse presenta per la filosofia uno studio del genere?
Lo spirito ha una storia, si dilaga nel tempo e nello spazio come una storia della cultura umana la quale deve avere una sua unità, anche se tale unità non risulta per addizione pura e semplice, ma piuttosto come l'idea limite con la quale si integrano tutte le forme (varie e complesse) in cui l'esperienza storica si offre al nostro sguardo; ma che ne sappiamo noi di una umanità realmente primitiva?.
Dò per scontato che il pensiero abbia delle origini e lo spirito una storia, ma quale è la fonte da cui io possa comprendere il segreto delle origini?
Oggi come oggi, esistono varie discipline che tentano la ricostruzione storica di una umanità primigenia, ma in realtà, la ricerca scientifica(almeno per ora) che opera nel settore dell'esperienza, conosce il remoto, l'antico, non mai il primitivo, sfera dell'ignoto che confina con la metafisica.
L'uomo primitivo, non esiste oggi in alcuna parte del mondo e la ricostruzione della sua personalità sui dati esigui e monchi (che si basano su ricerche fatte su tribù umane che si dice vivano come primitivi) che ci si offrono di una umanità preistorica o è impossibile o si risolve più facilmente su uno schema del tutto generico o fantastico. L'antropologo, non può sovrapporre l'immagine dell'uomo non civilizzato con quella dell'uomo primitivo.
Ma il mio interesse non è archeologico o etnografico bensì filosofico, se per filosofia si intende non una astratta deduzione aprioristica e dialettica, ma la riflessione metodica dell'esperienza umana nelle varie forme in cui essa si presenta al nostro spirito.
Gli studi fatti su quei popoli non civilizzati, nelle loro forme mentali, che vivono in condizioni di rudimentale cultura, ai margini della nostra civiltà occidentale ( con i nostri valori, tutti i nostri valori), richiamano l'attenzione su molti problemi concernenti il rapporto in cui quella visione della vita: magica, mistica, mitica, preanimistica, si contrappone alle nostre attuali scienze e religioni,alle nostre filosofie.
Adottando dei metodi di convergenza o divergenza, secondo i casi, il pensiero primitivo è parso ora confermare il postulato tradizionale dell'unità dello spirito, ora porlo in dubbio.
Il pensiero primitivo è stato posto ora al margine della vita spirituale come il mondo dell'errore dell'arbitrio, ora intravisto come una forma essenziale al ritmo e al divenire della vita spirituale stessa.
Ma esiste un pensiero primitivo? (aggregati sociali, ognuno diverso per cultura, costume, fantasie, credenze; direi che a questo punto solo la "fantasia" dei filosofi può creare il mito di un pensiero primitivo, tante erano astratte e variopinte le singole società primitive).
Non c'è sapere quindi senza un minimum di astrazione, e nel sapere stesso l'astrazione esprime non di rado lo sforzo energico con cui il pensiero vince la sua inerzia e rompe certe partecipazioni immediate e affettive, certe simbiosi emozionali e dogmatiche che colgono come fuso e unico ciò che il pensiero soltanto ha la possibilità di separare e distinguere; e il processo inverso è quello per cui il pensiero riflesso scopre unità e identificazioni là dove la sensazione immediata non vede , invece, che molteplicità e distinzioni.
Per ciò che riguarda lo studio dei primitivi, non mi importa tanto l'immagine ideale che si ricostruisce delle categorie e dell'orientamento del loro pensiero, mi interessa quanto sia possibile non alterare il senso dei documenti di cui lo storico dispone, senza adottare criteri selettivi, arbitrari o parziali ( come è il caso di tante relazioni di missionari e uomini di chiesa) trascegliendo con cura le testimonianze più autorevoli, adottando, per quanto possibile, una tecnica, mancando la quale sarà pregiudicato (inevitabilmente) ogni tipo di lavoro\studio razionale e\o indubitabile.
...E' una domanda alla quale difficilmente so dare una risposta. (Propongo una discussione, delle risposte migliori di quelle che so darmi\dare io, fonti, studi).
Parto da qua : Chi sono i primitivi? Su quali fondamenti studiarne il pensiero? Quale interesse presenta per la filosofia uno studio del genere?
Lo spirito ha una storia, si dilaga nel tempo e nello spazio come una storia della cultura umana la quale deve avere una sua unità, anche se tale unità non risulta per addizione pura e semplice, ma piuttosto come l'idea limite con la quale si integrano tutte le forme (varie e complesse) in cui l'esperienza storica si offre al nostro sguardo; ma che ne sappiamo noi di una umanità realmente primitiva?.
Dò per scontato che il pensiero abbia delle origini e lo spirito una storia, ma quale è la fonte da cui io possa comprendere il segreto delle origini?
Oggi come oggi, esistono varie discipline che tentano la ricostruzione storica di una umanità primigenia, ma in realtà, la ricerca scientifica(almeno per ora) che opera nel settore dell'esperienza, conosce il remoto, l'antico, non mai il primitivo, sfera dell'ignoto che confina con la metafisica.
L'uomo primitivo, non esiste oggi in alcuna parte del mondo e la ricostruzione della sua personalità sui dati esigui e monchi (che si basano su ricerche fatte su tribù umane che si dice vivano come primitivi) che ci si offrono di una umanità preistorica o è impossibile o si risolve più facilmente su uno schema del tutto generico o fantastico. L'antropologo, non può sovrapporre l'immagine dell'uomo non civilizzato con quella dell'uomo primitivo.
Ma il mio interesse non è archeologico o etnografico bensì filosofico, se per filosofia si intende non una astratta deduzione aprioristica e dialettica, ma la riflessione metodica dell'esperienza umana nelle varie forme in cui essa si presenta al nostro spirito.
Gli studi fatti su quei popoli non civilizzati, nelle loro forme mentali, che vivono in condizioni di rudimentale cultura, ai margini della nostra civiltà occidentale ( con i nostri valori, tutti i nostri valori), richiamano l'attenzione su molti problemi concernenti il rapporto in cui quella visione della vita: magica, mistica, mitica, preanimistica, si contrappone alle nostre attuali scienze e religioni,alle nostre filosofie.
Adottando dei metodi di convergenza o divergenza, secondo i casi, il pensiero primitivo è parso ora confermare il postulato tradizionale dell'unità dello spirito, ora porlo in dubbio.
Il pensiero primitivo è stato posto ora al margine della vita spirituale come il mondo dell'errore dell'arbitrio, ora intravisto come una forma essenziale al ritmo e al divenire della vita spirituale stessa.
Ma esiste un pensiero primitivo? (aggregati sociali, ognuno diverso per cultura, costume, fantasie, credenze; direi che a questo punto solo la "fantasia" dei filosofi può creare il mito di un pensiero primitivo, tante erano astratte e variopinte le singole società primitive).
Non c'è sapere quindi senza un minimum di astrazione, e nel sapere stesso l'astrazione esprime non di rado lo sforzo energico con cui il pensiero vince la sua inerzia e rompe certe partecipazioni immediate e affettive, certe simbiosi emozionali e dogmatiche che colgono come fuso e unico ciò che il pensiero soltanto ha la possibilità di separare e distinguere; e il processo inverso è quello per cui il pensiero riflesso scopre unità e identificazioni là dove la sensazione immediata non vede , invece, che molteplicità e distinzioni.
Per ciò che riguarda lo studio dei primitivi, non mi importa tanto l'immagine ideale che si ricostruisce delle categorie e dell'orientamento del loro pensiero, mi interessa quanto sia possibile non alterare il senso dei documenti di cui lo storico dispone, senza adottare criteri selettivi, arbitrari o parziali ( come è il caso di tante relazioni di missionari e uomini di chiesa) trascegliendo con cura le testimonianze più autorevoli, adottando, per quanto possibile, una tecnica, mancando la quale sarà pregiudicato (inevitabilmente) ogni tipo di lavoro\studio razionale e\o indubitabile.