Lo Zen è semplicemente lo Zen. Non esiste nulla che gli si possa paragonare. E' unico, unico nel senso che è il fenomeno più ordinario e tuttavia il più straordinario mai accaduto alla consapevolezza umana. E' il più ordinario perchè non crede nell'apprendimento, non crede nella mente; non è una filosofia e non è una religione: è totale accettazione dell'esistenza ordinaria- con il cuore, con il proprio essere totale - senza alcun desiderio di un qualunque mondo trascendente, al di là della mente, sovramondano.
Lo Zen non ha interesse in alcuna assurdità esoterica, non è affatto interessato alla metafisica. Non aspira a raggiungere l'altra sponda: questa è più che sufficiente. La sua accettazione di questa sponda è così profonda che, attraverso questa accettazione, la trasforma, e proprio questa sponda diventa l'altra.
Ecco perchè è ordinario. Non vuole che si crei una sorta di spiritualità, una forma di santità. Tutto ciò che ti chiede è di vivere la tua vita con immediatezza, con spontaneità, così il mondano diventa sacro.
il grande miracolo dello Zen consiste nella trasformazione del mondano in sacro. Ed è veramente straordinario, perchè mai in precedenza la vita era stata considerata in questo modo, in passato non era mai stata rispettata in questo modo.
Lo Zen trascende il Buddha e trascende Lao Tzu. E' un culmine, una trascendenza, sia del genio indiano sia del genio cinese. Il genio indiano ha raggiunto il suo picco con Gautama il Buddha e il genio cinese ha raggiunto il suo picco con Lao Tzu. E poi l'incontro... l'essenza dell'insegnamento del Buddha e l'essenza dell'insegnamento di Lao Tzu sono confluiti in un'unica corrente, in maniera così profonda che ora non è possibile alcuna separazione. Perfino fare una distinzione tra ciò che appartiene al Buddha o a Lao Tzu è impossibile, la fusione è stata totale. Non è solo una sintesi è un'integrazione. Da questa unione è nato lo Zen. Lo Zen non è buddhista nè taoista e tuttavia è entrambi.
Definirlo "buddhismo Zen" non è giusto: è molto di più. Il Buddha non è così legato a questo mondo come lo Zen. Ma lo Zen non è solo terreno: la sua visione trasforma la Terra in paradiso. Lao Tzu è terreno, il Buddha non lo è. Lo Zen è tutti e due, e nell'essere entrambi è diventato un fenomeno davvero straordinario.
Il futuro dell'umanità si avvicinerà sempre di più all'approccio Zen, perchè l'unione tra Oriente e Occidente è possibile solo attraverso qualcosa come lo Zen, qualcosa che è di questa Terra e tuttavia non è terreno. L'Occidente è molto terreno, l'Oriente è molto trascendente. Chi farà da ponte? Non il Buddha: è così essenzialmente orientale, è l'autentico sapore dell'Oriente, ne è il profumo libero da compromessi. E neppure Lao Tzu: è troppo terreno: La Cina è sempre stata molto terrena, appartiene più alla mente occidentale che a quella orientale; non è un caso che sia stata il primo Paese orientale a diventare comunista, materialista, a credere in una filosofia atea, a credere che l'uomo sia unicamente materia. Non è affatto un caso: la Cina è stata terrena per quasi cinquemila anni, in quel senso è molto occidentale. Perciò Lao Tzu non può essere il ponte: è più simile a Zorba il Greco. Il Buddha è così ultraterreno che non puoi neppure raggiungerlo... come può diventare un ponte di collegamento?
Quando mi guardo intorno, vedo che lo Zen sembra essere la sola possibilità, perchè in esso il Buddha e Lao Tzu sono diventati un tutt'uno.
L'incontro è già avvenuto: il seme esiste, quello è il seme del grande ponte che può integrare l'Oriente e l'Occidente. Lo Zen diventerà il punto d'incontro, ha un grande futuro; un grande passato e un grande futuro.
E il miracolo è che lo Zen non è interessato nè al passato nè al futuro. Il suo interesse è tutto nel presente. Forse per questo il miracolo è possibile, perchè il passato e il futuro sono uniti dal presente.
Il presente non è parte del tempo. Ci hai mai pensato? Quanto è lungo il presente?
Il passato ha una durata, il futuro ha una durata.
Quale è la durata del presente? Quanto dura? Tra il passato e il futuro, riesci a misurare l presente? Non è misurabile, in pratica non esiste. Non è per nulla "tempo": è la penetrazione dell'eternità nel tempo.
Lo Zen vive nel presente. Tutto il suo insegnamento consiste in come essere nel presente: come uscire dal passato che non è più, e come non essere coinvolti dal futuro che non è ancora; piuttosto, essere semplicemente radicati, centrati in ciò che è.
L'intero approccio dello Zen è l'immediatezza, ma proprio per questo può unire passato e futuro. Può unire molte cose: il passato e il futuro, l'Oriente e l'Occidente, il corpo e l'anima. Può unire mondi che non comunicano fra di loro: questo e l'altro mondo, il mondano ed il sacro.
Lo Zen afferma " se riesci ad abbandonare la tendenza a filosofeggiare, per te esiste una speranza". Nel momento in cui smetti di filosofeggiare, diventi innocente come un bambino, ma ricorda: l'enfasi dello Zen su questa nescienza non presuppone alcun sostegno all'ignoranza.
Non-sapere non è ignoranza: è uno stato di innocenza in cui non esiste sapere nè ignoranza, entrambi sono stati trascesi.
L'uomo ignorante non sa, è qualcuno che "ignora" qualcosa di essenziale. In questo senso, l'uomo colto è la persona più ignorante che ci sia, poichè sa tutto sul paradiso e sull'inferno, ma non sa nulla di sè stesso. Sa tutto su Dio, ma nulla di ciò che egli è: in cosa consiste questa consapevolezza presente dentro di lui? E' ignorante, poichè ignora la cosa più fondamentale della vita: ignora se stesso. Si tiene occupato con cose non essenziali, e resta ignorante: pieno di conoscenze, eppure ignorante.
Non-sapere indica semplicemente uno stato di nonmente. La mente può essere colta o ignorante. Se possiedi scarse nozioni, verrai ritenuto un ignorante, se ne possiedi di più, sarai reputato colto. Tra l'ignoranza e il sapere esiste una differenza di quantità, è una questione di gradi. La persona ignorante è meno colta, tutto qui; al mondo la persona colta in assoluto potrà sembrare meno ignorante, tuttavia tra di loro non esiste alcuna differenza, le loro qualità non differiscono affatto.
Lo Zen pone l'accento su uno stato di non-sapere, ciò non presuppone ignoranza nè cultura. Non sei colto, perchè le semplici nozioni non ti interessano, non sei ignorante, perchè non ignori... non ignori la ricerca essenziale: non ignori il tuo stesso essere, la tua consapevolezza.
Non-sapere ha una propria bellezza, una sua purezza. Assomiglia a uno specchio limpido, a un lago assolutamente silente in cui sono riflesse le stelle, gli alberi e le sponde.
Lo stato di non-sapere è il punto più alto nell'evoluzione dell'uomo.
il sapere viene introdotto nella mente dopo la nascita del corpo. La conoscenza è sempre presente: assomiglia al cuore, che sa come battere; o al seme, che sa come germogliare; o a un fiore che sa come spuntare; o a un pesce, che sa come nuotare. Ed è qualcosa di totalmente diverso dal sapere tutto su qualcosa; dunque, per favore, fà una netta distinzione tra sapere e conoscenza.
Lo stato di non-sapere di fatto è una condizione di conoscenza, poichè quando sono scomparsi tutto il sapere e tutta l'ignoranza tu puoi riflettere l'esistenza così, com'è.
Il sapere viene acquisito dopo la nascita, viceversa la conoscenza giunge con te. E maggiore è il sapere acquisito, maggiore sarà lo sfumare della conoscenza, poichè verrà coperta dalla cultura. Il sapere è del tutto simile a polvere, laddove la conoscenza assomiglia ad uno specchio.
Il cuore della conoscenza è l'adesso. Il sapere è sempre riferito al passato, presuppone memoria, ricordi; implica aver appreso qualcosa, aver sperimentato qualcosa e aver accumulato esperienze: è qualcosa relativo al passato. Ebbene, come puoi essere nel presente, se ti aggrappi troppo al al sapere? E' impossibile, dovrai lasciar perdere quell'aggrapparti.
Inoltre, si tratta sempre di qualcosa che hai acquisito; laddove la conoscenza è la tua natura. La conoscenza è sempre adesso (now in inglese): il cuore della conoscenza è now, adesso; e il cuore di now...?
La parola now è molto bella. Al centro si trova la lettera O, che simboleggia anche lo zero, il nulla: il cuore di now è uno zero, il nulla. Quando la mente, non è più presente, quando sei un semplice nulla, solo un zero - il Buddha lo definisce esattamente così : shunya, lo zero - tutto ciò che ti circonda, tutto ciò che esiste dentro e fuori, è conosciuto, ma non in quanto sapere, si tratta di una conoscenza del tutto diversa.
La stessa che conosce il fiore, per ciò che concerne il fiorire; il pesce rispetto al nuotare; il bambino nel ventre della madre, rispetto al proprio sviluppo; tu, per ciò che concerne il respirare, perfino quando dormi, o quando sei in coma, continui a respirare- e il cuore, rispetto al battito. E' una conoscenza del tutto diversa, qualcosa di intimamente intrinseco, implicito all'essere: non è acquisita, è naturale.
Il sapere viene acquisito in sostituzione alla conoscenza. E nel momento in cui acquisti sapere, cosa accade alla conoscenza? Te ne dimentichi. Possiedi il sapere e hai scordato la conoscenza, cioè la soglia sul divino. Ha un'utilità nel mondo; certo, ti renderà più efficiente, più abile, un perfetto meccanismo, ti darà la capacità di guadagnare di più e meglio: sono tutte verità che non voglio negare. E puoi farne buon uso, in questo senso, ma non permettere che diventi un ostacolo tra te e il divino.
Ogni volta che il sapere non è necessario, mettilo da parte e immergiti in uno stato di non-sapere; quello è anche uno stato di conoscenza, di reale conoscenza. Purtroppo il sapere viene ottenuto in cambio della conoscenza, che viene dimenticata. Occorre semplicemente ricordarsene... è qualcosa che si è dimenticato.
La funzione di un Maestro è aiutarti a ricordartene. La mente deve essere ri-membrata, in quanto la conoscenza è solo un riconoscimento, un risveglio, un rimembrarsi.
Nel momento in cui ti imbatti in una verità, quando incontri un Maestro e vedi la verità del suo essere, qualcosa dentro di te lo riconosce immediatamente, senza bisogno di alcuna argomentazione.
Non è che l'accetti, non implica alcun crederci: lo riconosci. E non avrebbe potuto essere riconosciuto, se in qualche modo non l'avessi già conosciuto, se in qualche modo non l'avessi già conosciuto, da qualche parte, in un luogo imprecisato, negli abissi del tuo essere.
Ebbene, questo è l'approccio fondamentale dello Zen.