Piaceri da amico.
Jean-René Brélivert, un contadino di Trégarvan, ai piedi del Ménez Hom, e il suo vicino vivevano da buoni amici, anzi li si poteva definire cugini, poichè così si chiamano in Bretagna gli amici per la pelle.
Non solo, si aiutavano l'un l'altro nei lavori pesanti, durante la trebbiatura ed il trasporto della legna; questo lo fanno tutti!
Quando la mietitrice di Francois era in riparazione, costui era certo di poter usare quella di Jean-Renè, e quando Jean René finiva le provviste di avena Francois non si tirava indietro se doveva dargliene un pò della sua scorta.
Per questo René si rattristò molto quando venne a sapere che Francois era morto.
Il ricordo dei momenti piacevoli trascorsi inseme a bere vino e lavorare fianco a fianco lo colmarono di malinconia, e decise quindi di andare al funerale, che doveva aver luogo due giorni dopo, alle nove.
Main campagna non sempre si può fare ciò che si vuole. A quel tempo, in questa regione, si piantava ancora la canapa e, una volta tagliata, non doveva assolutamente bagnarsi.
Il giorno del funerale il cielo era coperto da gran nuvole bianche e, da occidente, avanzavano nubi grigie.
"Pioverà il vento è cambiato" disse Jean René Brélivet a sua moglie. " Devo correre a mettere la canapa al Riparo. Non posso venire al funerale del povero Francois: Vai da sola e scusati per me con la sua famiglia."
Senza perdere tempo si recò sul campo di canapa, che confinava propri con il frutteto dell'amico morto Francois Quenquis. Solo una macchia di alberi ed arbusti divideva i due appezzamenti.
Mentre raccoglieva le fascine di canapa secca, i suoi pensieri andarono a colui che in quel momento stava per essere condotto al cimitero e ripensò alle buone qualità del suo vicino, sempre disposto adaiutarlo.
"sono sempre i migliori che se ne vanno" sospirò.
Verso le nove quando dalla torre i rintocchi a martello sulla campana, erano a morto, interruppe un attimo il lavoro.
Che spavento quando, improvvisamente, nella boscaglia che divideva i due campi vide comparire Francois Quenquis nei suoi soliti abiti da lavoro, con gli zoccoli ed il cappello scolorito in testa.
Si stava aggirando tra i suoi alberi da frutta, li controllava tutti,talora tastandoli con le dita, e sembrava stesse cercando qualcosa.
L'apparizione di un morto è sempre assai inquietante.
Certe persone resuscitano ma hanno in testa intenzioni cattive, per cui è bene guardarsi da esse così mormorò " Doue da bardono an Anaon".
Si scosse sperando che l'apparizione si dileguasse o che non si trattasse di Francois. Che la notizia della morte non fosse vera e che il vicino fosse ancora vivo?
Di una cosa era certo: l'uomo che stava attraversando la boscaglia in quel modo strano era Francois. Ciò che lo inquietava era il fatto che il corteo funebre stava partendo in quel momento dalla fattoria del vicino e lui sentiva persino i canti del lamento.
Francois si era fermato presso un vecchio salice.
Erano stati tagliati tutti i rami grossi dell'albero e solo i giovani virgulti erano stati risparmiati.
Li osservò a lungo poi scosse il capo. Passò una mano sulla corteccia e si appoggiò per un attimo al tronco. A Jean René sembrò che avesse finalmente trovato ciò che stava cercando.
Improvvisamente, senza rendersi conto di come potesse essere accaduto, Jean René vide Francois seduto a cinque piedi da terra, su un ramo di salice non più grosso di una matita; il ramo però, non sembrava piegarsi sotto il peso dell'uomo.
Dato che lo stava fissando con un'espressione mite, Jean René prese il coraggio a due mani, avanzò un paio di passi verso di lui e gli chiese con voce flebile:
"Che cosa fai qui, povero Fanch? Perchè ti sei seduto proprio su quel ramoscello che non reggerebbe uno scricciolo invece di scegliere un robusto ramo di quercia? Ce ne sono così tanti qui! "
Francois scosse lievemente la testa.
"Non l'ho scelto io" " Il nostro Dio assegna a ciascuno di noi il luogo del proprio castigo. A me ha assegnato questo ramoscello e nient'altro.
"Devi rimanere per molto la sopra?".
"Oh si! Finchè il ramo sufficientemente grosso da poter servire da impugnatura o da manico per un attrezzo."
La voce del morto era molto triste che a Jean René si strinse il cuore.
Si mise a riflettere a testa bassa. Era un lungo e severo castigo pensò!
D'un tratto Jean René alzò la testa. Il suo viso riluceva e sorrise al morto.
"Aspetta, Fanch, nessuno dovrà dire di me che ho piantato in asso un vicino ed amico. Faccio una salto a casa a torno subito!".
Si tolse gli zoccoli per correre più veloce e quando tornò mostrò con aria astuta ciò che era andato a prendere a casa: lo sbattiuova di sua moglie, quel piccolo attrezzo che lei usava per fare le frittate.
Disse al morto:
"Presto sarai libero. Mia moglie mi ha detto ultimamente che il manico dello sbattiuova era rotto e che va sostituito. Non si può negare che questo non sia un attrezzo, vero?"
Senza aggiungere altro si arrampicò sul salice, estrasse un coltello dalla tasca e tagliò il ramoscello che serviva da trespolo a Francois.
Poi si mise a lavoraci sopra per ricavarne un manico da sbattiuova.
Non appena ebbe finito sentì un allegro "Grazie amico mio!".
Il morto era scomparso e nell'aria, aleggiava un gradevole profumo di caprifoglio e menta piperita. Jean Renè guardò in alto e una bianca nuvola sembrava avere il viso sorridente del buon vecchio Fanch.
Jean-René Brélivert, un contadino di Trégarvan, ai piedi del Ménez Hom, e il suo vicino vivevano da buoni amici, anzi li si poteva definire cugini, poichè così si chiamano in Bretagna gli amici per la pelle.
Non solo, si aiutavano l'un l'altro nei lavori pesanti, durante la trebbiatura ed il trasporto della legna; questo lo fanno tutti!
Quando la mietitrice di Francois era in riparazione, costui era certo di poter usare quella di Jean-Renè, e quando Jean René finiva le provviste di avena Francois non si tirava indietro se doveva dargliene un pò della sua scorta.
Per questo René si rattristò molto quando venne a sapere che Francois era morto.
Il ricordo dei momenti piacevoli trascorsi inseme a bere vino e lavorare fianco a fianco lo colmarono di malinconia, e decise quindi di andare al funerale, che doveva aver luogo due giorni dopo, alle nove.
Main campagna non sempre si può fare ciò che si vuole. A quel tempo, in questa regione, si piantava ancora la canapa e, una volta tagliata, non doveva assolutamente bagnarsi.
Il giorno del funerale il cielo era coperto da gran nuvole bianche e, da occidente, avanzavano nubi grigie.
"Pioverà il vento è cambiato" disse Jean René Brélivet a sua moglie. " Devo correre a mettere la canapa al Riparo. Non posso venire al funerale del povero Francois: Vai da sola e scusati per me con la sua famiglia."
Senza perdere tempo si recò sul campo di canapa, che confinava propri con il frutteto dell'amico morto Francois Quenquis. Solo una macchia di alberi ed arbusti divideva i due appezzamenti.
Mentre raccoglieva le fascine di canapa secca, i suoi pensieri andarono a colui che in quel momento stava per essere condotto al cimitero e ripensò alle buone qualità del suo vicino, sempre disposto adaiutarlo.
"sono sempre i migliori che se ne vanno" sospirò.
Verso le nove quando dalla torre i rintocchi a martello sulla campana, erano a morto, interruppe un attimo il lavoro.
Che spavento quando, improvvisamente, nella boscaglia che divideva i due campi vide comparire Francois Quenquis nei suoi soliti abiti da lavoro, con gli zoccoli ed il cappello scolorito in testa.
Si stava aggirando tra i suoi alberi da frutta, li controllava tutti,talora tastandoli con le dita, e sembrava stesse cercando qualcosa.
L'apparizione di un morto è sempre assai inquietante.
Certe persone resuscitano ma hanno in testa intenzioni cattive, per cui è bene guardarsi da esse così mormorò " Doue da bardono an Anaon".
Si scosse sperando che l'apparizione si dileguasse o che non si trattasse di Francois. Che la notizia della morte non fosse vera e che il vicino fosse ancora vivo?
Di una cosa era certo: l'uomo che stava attraversando la boscaglia in quel modo strano era Francois. Ciò che lo inquietava era il fatto che il corteo funebre stava partendo in quel momento dalla fattoria del vicino e lui sentiva persino i canti del lamento.
Francois si era fermato presso un vecchio salice.
Erano stati tagliati tutti i rami grossi dell'albero e solo i giovani virgulti erano stati risparmiati.
Li osservò a lungo poi scosse il capo. Passò una mano sulla corteccia e si appoggiò per un attimo al tronco. A Jean René sembrò che avesse finalmente trovato ciò che stava cercando.
Improvvisamente, senza rendersi conto di come potesse essere accaduto, Jean René vide Francois seduto a cinque piedi da terra, su un ramo di salice non più grosso di una matita; il ramo però, non sembrava piegarsi sotto il peso dell'uomo.
Dato che lo stava fissando con un'espressione mite, Jean René prese il coraggio a due mani, avanzò un paio di passi verso di lui e gli chiese con voce flebile:
"Che cosa fai qui, povero Fanch? Perchè ti sei seduto proprio su quel ramoscello che non reggerebbe uno scricciolo invece di scegliere un robusto ramo di quercia? Ce ne sono così tanti qui! "
Francois scosse lievemente la testa.
"Non l'ho scelto io" " Il nostro Dio assegna a ciascuno di noi il luogo del proprio castigo. A me ha assegnato questo ramoscello e nient'altro.
"Devi rimanere per molto la sopra?".
"Oh si! Finchè il ramo sufficientemente grosso da poter servire da impugnatura o da manico per un attrezzo."
La voce del morto era molto triste che a Jean René si strinse il cuore.
Si mise a riflettere a testa bassa. Era un lungo e severo castigo pensò!
D'un tratto Jean René alzò la testa. Il suo viso riluceva e sorrise al morto.
"Aspetta, Fanch, nessuno dovrà dire di me che ho piantato in asso un vicino ed amico. Faccio una salto a casa a torno subito!".
Si tolse gli zoccoli per correre più veloce e quando tornò mostrò con aria astuta ciò che era andato a prendere a casa: lo sbattiuova di sua moglie, quel piccolo attrezzo che lei usava per fare le frittate.
Disse al morto:
"Presto sarai libero. Mia moglie mi ha detto ultimamente che il manico dello sbattiuova era rotto e che va sostituito. Non si può negare che questo non sia un attrezzo, vero?"
Senza aggiungere altro si arrampicò sul salice, estrasse un coltello dalla tasca e tagliò il ramoscello che serviva da trespolo a Francois.
Poi si mise a lavoraci sopra per ricavarne un manico da sbattiuova.
Non appena ebbe finito sentì un allegro "Grazie amico mio!".
Il morto era scomparso e nell'aria, aleggiava un gradevole profumo di caprifoglio e menta piperita. Jean Renè guardò in alto e una bianca nuvola sembrava avere il viso sorridente del buon vecchio Fanch.