Qualcosa sull'inganno
-Posso essere ingannato da un'altra persona.
-Riuscirete ad ingannare qualcuno solo se nessuno crederà che lo state ingannando.
-Dunque è impossibile ingannare se stessi.
Ingannare qualcuno significa fargli credere qualcosa che sappiamo essere falso. Le condizioni per mentire a qualcuno, intese a questo modo, sono due:
1) Far credere qualcosa di falso.
2) Celare il fatto che si sa che la credenza di base è falsa.
Il primo punto è la "condizione di falsità": non sto ingannando qualcuno se lo convinco di qualcosa di vero. In effetti, non sto propriamente mentendo nemmeno nel caso in cui io non sappia che una certa credenza è vera e lo voglia effettivamente ingannare. Però le intenzioni non implicano verità o falsità, dunque se definisco l'inganno come la persuasione di qualcuno di qualcosa di eminentemente falso, allora devo escludere la possibilità che convincere qualcuno di qualcosa di vero, nonostante noi non lo sapessimo, sia ingannare.
Il secondo punto definisce il fatto che chi inganna sa che una certa credenza è effettivamente falsa.
Da queste premesse discende l'impossibilità dell'autoinganno: uno che volesse ingannare se stesso dovrebbe far credere a se stesso qualcosa di falso ma di ciò consapevole.
Cioè se voglio convincermi che mangiare molto non mi fa ingrassare, allora dovrei convincermi di questo fatto, pur sapendo che mangiare molto fa effettivamente ingrassare.
Prendiamo proprio questo caso. Tutto parte dal fatto che io desidero mangiare molto, ma so che questo mi fa ingrassare. La mia mente tiene conto contemporaneamente di due proprietà contrapposte nello stesso istante e che conducono a due decisioni differenti. In questo senso, la mente può risolvere il dilemma considerando solo una delle due possibilità e, generalmente, essa è quella che porta maggiori vantaggi nel presente.
Dunque, quando mangio molto con un senso di colpa, nel momento presente mi "convinco" che il mangiare molto non mi faccia ingrassare e solo in un secondo momento mi preoccuperò del peso che cresce.
Si potrebbe obiettare che il caso del mangiare molto non sia proprio un caso di autoinganno genuino, però il meccanismo che sta alla base di questo fatto mostra in maniera incontrovertibile alcuni punti importanti: la mente non tollera condizioni contraddittorie, cioè due linee di pensiero che divergano e la conducano verso azioni diverse. In secondo luogo, che la mente tende a scegliere il vantaggio presente rispetto a ciò che potrebbe essere conveniente solo alla lunga.
Un altro meccanismo, che poi è il principale responsabile della gran parte degli autoinganni, consiste nella "riconsiderazione" di certe credenze in base alle circostanze.
Riprendiamo ancora una volta il caso del mangiare molto.
Voglio mangiare molto ma mi fa ingrassare: a questo punto potrei iniziare a riflettere sul fatto che, in fin dei conti, avevo camminato a lungo quella mattina, che il pranzo era poco e che, accidenti! Anche se mangio molto non ingrasserò per nulla.
Ecco come alla luce di determinati condizionamenti presenti ( il desiderio di un oggetto, la stimolazione a determinate cause esterne, in certi casi ciò che crediamo sia la considerazione sociale di una certa azione) le proprie credenze vere ( mangiare molto fa ingrassare) vengano "depotenziate" in modo che "appaiano" false. Il punto è che la mente non è insensibile rispetto a processi di rivalutazione o ridistribuzione del "peso" delle proprie conoscenze, in particolare di quelle non incontrovertibili o non particolarmente salde.
Questo è il primo punto. Un secondo punto risulta questo: ciò che è sostenuto da questo paradosso è l'impossibilità di pensare che possa sapere che qualcosa sia falso e, allo stesso tempo, ritenerlo vero.
Facciamo un esempio: se so che domani è Pasqua, non posso credere che sia Natale. In questo senso, la forza del sapere sarebbe del tutto più forte rispetto alla credenza, in questo caso della verità di proposizioni.
Ma siamo sicuri che le cose stanno veramente così?
No. Ciò è mostrato chiaramente da questi esempi: " io so che i vuoti d'aria degli aerei non causano la caduta dei veivoli, ma io lo credo", "io so che i fantasmi non esistono, eppure ci credo", "io so che i demoni non esistono, eppure ci credo", " io so che i demoni non esistono, eppure ci credo lo stesso".
Le tre proposizioni mettono del tutto in dubbio la convinzione che effettivamente se so una cosa, automaticamente ci credo e non posso credere a qualcosa di contrario.
D'altra parte Cartesio argomentò " Io so che il sole non è grande come una moneta, ma mi è irresistibile crederlo così piccolo, se lo vedo".
Tutta la critica all'empirismo, o in gran parte, si fonda proprio sulla discrepanza di ciò che risulta essere dai sensi e da ciò che le cose sono. Ma le convinzioni nate dai sensi sono molto più scorrevoli e apparentemente sicure di quelle che ci giungono alla mente dalla ragione.
Alla fine, se si ammette la possibilità di più personalità in se stessi, è possibile concedere che un "me" possa ingannare un altro "me".
Ma questo non ci interessa.
-Posso essere ingannato da un'altra persona.
-Riuscirete ad ingannare qualcuno solo se nessuno crederà che lo state ingannando.
-Dunque è impossibile ingannare se stessi.
Ingannare qualcuno significa fargli credere qualcosa che sappiamo essere falso. Le condizioni per mentire a qualcuno, intese a questo modo, sono due:
1) Far credere qualcosa di falso.
2) Celare il fatto che si sa che la credenza di base è falsa.
Il primo punto è la "condizione di falsità": non sto ingannando qualcuno se lo convinco di qualcosa di vero. In effetti, non sto propriamente mentendo nemmeno nel caso in cui io non sappia che una certa credenza è vera e lo voglia effettivamente ingannare. Però le intenzioni non implicano verità o falsità, dunque se definisco l'inganno come la persuasione di qualcuno di qualcosa di eminentemente falso, allora devo escludere la possibilità che convincere qualcuno di qualcosa di vero, nonostante noi non lo sapessimo, sia ingannare.
Il secondo punto definisce il fatto che chi inganna sa che una certa credenza è effettivamente falsa.
Da queste premesse discende l'impossibilità dell'autoinganno: uno che volesse ingannare se stesso dovrebbe far credere a se stesso qualcosa di falso ma di ciò consapevole.
Cioè se voglio convincermi che mangiare molto non mi fa ingrassare, allora dovrei convincermi di questo fatto, pur sapendo che mangiare molto fa effettivamente ingrassare.
Prendiamo proprio questo caso. Tutto parte dal fatto che io desidero mangiare molto, ma so che questo mi fa ingrassare. La mia mente tiene conto contemporaneamente di due proprietà contrapposte nello stesso istante e che conducono a due decisioni differenti. In questo senso, la mente può risolvere il dilemma considerando solo una delle due possibilità e, generalmente, essa è quella che porta maggiori vantaggi nel presente.
Dunque, quando mangio molto con un senso di colpa, nel momento presente mi "convinco" che il mangiare molto non mi faccia ingrassare e solo in un secondo momento mi preoccuperò del peso che cresce.
Si potrebbe obiettare che il caso del mangiare molto non sia proprio un caso di autoinganno genuino, però il meccanismo che sta alla base di questo fatto mostra in maniera incontrovertibile alcuni punti importanti: la mente non tollera condizioni contraddittorie, cioè due linee di pensiero che divergano e la conducano verso azioni diverse. In secondo luogo, che la mente tende a scegliere il vantaggio presente rispetto a ciò che potrebbe essere conveniente solo alla lunga.
Un altro meccanismo, che poi è il principale responsabile della gran parte degli autoinganni, consiste nella "riconsiderazione" di certe credenze in base alle circostanze.
Riprendiamo ancora una volta il caso del mangiare molto.
Voglio mangiare molto ma mi fa ingrassare: a questo punto potrei iniziare a riflettere sul fatto che, in fin dei conti, avevo camminato a lungo quella mattina, che il pranzo era poco e che, accidenti! Anche se mangio molto non ingrasserò per nulla.
Ecco come alla luce di determinati condizionamenti presenti ( il desiderio di un oggetto, la stimolazione a determinate cause esterne, in certi casi ciò che crediamo sia la considerazione sociale di una certa azione) le proprie credenze vere ( mangiare molto fa ingrassare) vengano "depotenziate" in modo che "appaiano" false. Il punto è che la mente non è insensibile rispetto a processi di rivalutazione o ridistribuzione del "peso" delle proprie conoscenze, in particolare di quelle non incontrovertibili o non particolarmente salde.
Questo è il primo punto. Un secondo punto risulta questo: ciò che è sostenuto da questo paradosso è l'impossibilità di pensare che possa sapere che qualcosa sia falso e, allo stesso tempo, ritenerlo vero.
Facciamo un esempio: se so che domani è Pasqua, non posso credere che sia Natale. In questo senso, la forza del sapere sarebbe del tutto più forte rispetto alla credenza, in questo caso della verità di proposizioni.
Ma siamo sicuri che le cose stanno veramente così?
No. Ciò è mostrato chiaramente da questi esempi: " io so che i vuoti d'aria degli aerei non causano la caduta dei veivoli, ma io lo credo", "io so che i fantasmi non esistono, eppure ci credo", "io so che i demoni non esistono, eppure ci credo", " io so che i demoni non esistono, eppure ci credo lo stesso".
Le tre proposizioni mettono del tutto in dubbio la convinzione che effettivamente se so una cosa, automaticamente ci credo e non posso credere a qualcosa di contrario.
D'altra parte Cartesio argomentò " Io so che il sole non è grande come una moneta, ma mi è irresistibile crederlo così piccolo, se lo vedo".
Tutta la critica all'empirismo, o in gran parte, si fonda proprio sulla discrepanza di ciò che risulta essere dai sensi e da ciò che le cose sono. Ma le convinzioni nate dai sensi sono molto più scorrevoli e apparentemente sicure di quelle che ci giungono alla mente dalla ragione.
Alla fine, se si ammette la possibilità di più personalità in se stessi, è possibile concedere che un "me" possa ingannare un altro "me".
Ma questo non ci interessa.