Il 22 febbraio il calendario commemora Santa Margherita da Cortona. Nello stesso giorno la Chiesa glorifica la “Cattedra dell’apostolo Pietro”.
Fino a pochi anni fa il nostro calendario registrava due feste della Cattedra di S. Pietro, una il 18 gennaio, riferita alla sede di Roma, l’altra il 22 febbraio, riferita alla sede di Antiochia; ma si è visto che questa geminazione non aveva fondamento né storico, né liturgico.
E’ stata tramandata l’esistenza di due cattedre di Pietro, perché prima del suo viaggio e del suo martirio a Roma, la sede del magistero di questo apostolo fu ad Antiochia (città attualmente turca al confine con la Siria) poi a Roma, perciò la liturgia celebrava la "cattedra di Pietro" in due date diverse. La riforma del calendario le ha unificate nell'unica festa il 22 febbraio. Essa - viene spiegato nel Messale Romano - "con il simbolo della cattedra pone in rilievo la missione di maestro e di pastore conferita da Cristo a Pietro, da lui costituito, nella sua persona e in quella dei successori, principio e fondamento visibile dell'unità della Chiesa".
Nell’antichità il 22 febbraio si celebrava i “Caristia” per esaltare l’amore familiare, tutelato dalla dea Concordia. Le famiglie si riunivano per cenare insieme ed offrire incenso ai Lari, le divinità domestiche. Era anche un giorno di riconciliazione, quando i disaccordi erano messi da parte, ma il poeta Ovidio nota satiricamente che ciò poteva essere fatto solo escludendo i membri della famiglia che davano disturbo.
I “Caristia” erano correlati con i “Parentalia”, che cominciavano il 13 febbraio e venivano conclusi il 21 febbraio con i “Feralia” o, secondo alcuni autori, con i “Caristia" il 22 febbraio.
Durante i “Parentalia” le famiglie visitavano le tombe degli antenati ed condividevano dolci e vino sia come offerte che come pasto. Invece nei “Feralia” si facevano sacrifici ed offerte agli déi Mani, gli spiriti dei morti che richiedevano una propiziazione.
Il rituale dei “Caristia” è indicato nel cronografo del 354 ma anche in un graffito del 367 scoperto ad Assisi fra i resti della casa che fu del poeta Properzio.
Con la proibizione dei riti pagani anche l’usanza dei “Caristia” venne abbandonata, ma prima del suo tramonto il significato etico-simbolico di armonia familiare fu fatto proprio dalla comunità cristiana di Roma ed espresso dal III secolo nella festa per il “Natale Petri de cathedra” (cf. Lexicon für Th. und K. 6, 66). In quel giorno i cristiani dovevano rinsaldare i vincoli che li univano nel nome di Cristo e del magistero di Pietro e della Chiesa.
Nella “Depositio martyrum”, calendario liturgico del 325 circa, si commemora la nascita del magistero episcopale dell’apostolo Pietro.
segue...
Fino a pochi anni fa il nostro calendario registrava due feste della Cattedra di S. Pietro, una il 18 gennaio, riferita alla sede di Roma, l’altra il 22 febbraio, riferita alla sede di Antiochia; ma si è visto che questa geminazione non aveva fondamento né storico, né liturgico.
E’ stata tramandata l’esistenza di due cattedre di Pietro, perché prima del suo viaggio e del suo martirio a Roma, la sede del magistero di questo apostolo fu ad Antiochia (città attualmente turca al confine con la Siria) poi a Roma, perciò la liturgia celebrava la "cattedra di Pietro" in due date diverse. La riforma del calendario le ha unificate nell'unica festa il 22 febbraio. Essa - viene spiegato nel Messale Romano - "con il simbolo della cattedra pone in rilievo la missione di maestro e di pastore conferita da Cristo a Pietro, da lui costituito, nella sua persona e in quella dei successori, principio e fondamento visibile dell'unità della Chiesa".
Nell’antichità il 22 febbraio si celebrava i “Caristia” per esaltare l’amore familiare, tutelato dalla dea Concordia. Le famiglie si riunivano per cenare insieme ed offrire incenso ai Lari, le divinità domestiche. Era anche un giorno di riconciliazione, quando i disaccordi erano messi da parte, ma il poeta Ovidio nota satiricamente che ciò poteva essere fatto solo escludendo i membri della famiglia che davano disturbo.
I “Caristia” erano correlati con i “Parentalia”, che cominciavano il 13 febbraio e venivano conclusi il 21 febbraio con i “Feralia” o, secondo alcuni autori, con i “Caristia" il 22 febbraio.
Durante i “Parentalia” le famiglie visitavano le tombe degli antenati ed condividevano dolci e vino sia come offerte che come pasto. Invece nei “Feralia” si facevano sacrifici ed offerte agli déi Mani, gli spiriti dei morti che richiedevano una propiziazione.
Il rituale dei “Caristia” è indicato nel cronografo del 354 ma anche in un graffito del 367 scoperto ad Assisi fra i resti della casa che fu del poeta Properzio.
Con la proibizione dei riti pagani anche l’usanza dei “Caristia” venne abbandonata, ma prima del suo tramonto il significato etico-simbolico di armonia familiare fu fatto proprio dalla comunità cristiana di Roma ed espresso dal III secolo nella festa per il “Natale Petri de cathedra” (cf. Lexicon für Th. und K. 6, 66). In quel giorno i cristiani dovevano rinsaldare i vincoli che li univano nel nome di Cristo e del magistero di Pietro e della Chiesa.
Nella “Depositio martyrum”, calendario liturgico del 325 circa, si commemora la nascita del magistero episcopale dell’apostolo Pietro.
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