Il modo di raccontare la storia dell’arte è cambiato nei secoli. Per molto tempo ci sono state due modalità: la narrazione biografica degli artisti e le descrizioni delle opere d’arte.
A fine ‘700 si cominciò a raccontare la storia dell’arte anche raggruppando gli artisti e le loro realizzazioni in “scuole” nazionali, regionali o locali.
Altro cambiamento avvenne con l’affermazione della fotografia.
La storia dell’arte che abbiamo imparato si basa su questa evoluzione, con approfondimenti nell’interpretazione delle immagini, nelle ricerche documentarie, nei restauri e le nuove tecnologie applicate all’arte.
Nel nostro tempo la didattica artistica è arricchita da manuali riguardanti l’ambiente e il paesaggio per sensibilizzare le persone anche all’amore e la tutela del bello naturale, dei beni paesaggistici.
Un bel paesaggio naturale suscita ammirazione, dà emozioni, induce alla contemplazione, perciò deve essere considerato come un’opera d’arte diffusa che va protetta e valorizzata.
Un paesaggio è patrimonio di un luogo, di una comunità, va tutelato, invece, specie nell’ultimo mezzo secolo, il paesaggio italiano è stato devastato, consumato il suolo, cementificate le coste. Il dissesto ambientale coinvolge l’intera penisola.
L’elevata antropizzazione e la pianificazione territoriale trasformano continuamente i paesaggi di qualità.
Siamo il Paese dei disastri ambientali, delle edificazioni in aree protette e a rischio ambientale, dalla montagna ai litorali, della mancanza di prevenzione; dall’altro ci troviamo a fare fronte alle cosiddette calamità con alti costi, non solo economici.
Il paesaggio italiano non è eterno: è vittima delle trasformazioni drammatiche dell’antropizzazione, della speculazione edilizia.
A fine ‘700 si cominciò a raccontare la storia dell’arte anche raggruppando gli artisti e le loro realizzazioni in “scuole” nazionali, regionali o locali.
Altro cambiamento avvenne con l’affermazione della fotografia.
La storia dell’arte che abbiamo imparato si basa su questa evoluzione, con approfondimenti nell’interpretazione delle immagini, nelle ricerche documentarie, nei restauri e le nuove tecnologie applicate all’arte.
Nel nostro tempo la didattica artistica è arricchita da manuali riguardanti l’ambiente e il paesaggio per sensibilizzare le persone anche all’amore e la tutela del bello naturale, dei beni paesaggistici.
Un bel paesaggio naturale suscita ammirazione, dà emozioni, induce alla contemplazione, perciò deve essere considerato come un’opera d’arte diffusa che va protetta e valorizzata.
Un paesaggio è patrimonio di un luogo, di una comunità, va tutelato, invece, specie nell’ultimo mezzo secolo, il paesaggio italiano è stato devastato, consumato il suolo, cementificate le coste. Il dissesto ambientale coinvolge l’intera penisola.
L’elevata antropizzazione e la pianificazione territoriale trasformano continuamente i paesaggi di qualità.
Siamo il Paese dei disastri ambientali, delle edificazioni in aree protette e a rischio ambientale, dalla montagna ai litorali, della mancanza di prevenzione; dall’altro ci troviamo a fare fronte alle cosiddette calamità con alti costi, non solo economici.
Il paesaggio italiano non è eterno: è vittima delle trasformazioni drammatiche dell’antropizzazione, della speculazione edilizia.