RevolutionHope ha scritto: Io non so neanche se sarà d'aiuto scrivere su un forum i miei problemi, ma a questo punto sinceramente non ho più nulla da perdere.
Ho 28 anni, sono un bel ragazzo (dentro e fuori) eppure sono passati cinque anni dall'ultima volta che ho fatto sesso con una donna (forse dovrei dire che ci ho provato)
Ho passato un infanzia super ansiosa, con mio padre che seminava terrore in tutta la casa contro mia madre e mie sorelle, inculcandomi (secondo lui educandomi) di stare bene attento alle donne.
Per tutta l'adolescenza non ho mai avuto a che fare con nessuna ragazza, se non qualche tentativo goffo e forzato di approccio (con conseguente e scontato insuccesso). La prima opportunità è arrivata a 22 anni, non vi dico in quale stato confusionale vivevo quel primo periodo di approccio, contornato da una serie di defaillance una dietro l'altra.
Ma io sono sempre scappato non appena si presentava la minima opportunità (questo tutt'ora più che mai!). Dico che quella ragazza era un opportunità perché lei ha saputo capirmi, tanto che sono arrivato a farci l’amore. Anzi, a provare a fare l’amore visto quello che mi capita a letto. Dopo un anno però anche lei se ne è andata per il mio comportamento impossibile.
Non so cosa fare. Credo di avere una fobia delle donne.
Non so come comportarmi.
Dunque, come ti è già stato detto, una certa consapevolezza può essere un buon punto dal quale partire.
Mi pare poi - ed anche questo ti è già stato detto – sia opportuno tu ti rivolga a chi professionalmente potrebbe avere qualche
chanche di aiutarti ad affrontare il problema, singolo o molteplici che siano.
Nel caso –come auspico- fosse questa la tua scelta, sarebbe opportuno fornire ad essa un certo tratto attivo, informandoti, vagliando gli orientamenti, le proposte.
Mentre scrivo ciò, ho in mente qualcosa di specifico, ho in mente certe attività (terapie) di gruppo, ma necessariamente mi devo fermare qua in tale descrizione.
Anche più in generale, vi fosse una qualche garanzia tu optassi per quanto sopra,
sarebbe altrettanto opportuno non procedere oltre, ma proprio per tale incertezza, un paio di altre cose vorrei dirle.
Mi pare del tutto evidente, che al problema in sé si sono aggiunti elementi che lo hanno reso più complesso, più deleterio, più pericoloso.
Inevitabilmente, quello che tu hai descritto, mina profondamente la propria autostima, costringendo sé stessi a compiere impietose valutazioni di merito sulla propria persona.
All’esigenza psico-fisica di una vita sessuale, affettiva, emotiva, relazionale connotabile come attiva, si sommano gli elementi relativi alla percezione di sé, in un' ottica più ampia.
Si avverte una profonda frustrazione, una menomazione in termini di efficienza individuale, in termini di confronto con gli altri, in termini di funzionalità, di successo, di equilibrio.
Non credo sia sbagliato evidenziare che anche il tessuto socio-culturale estremamente competitivo, riesce non poco a
sclerotizzare quel disagio che pare attanagliarci senza scampo.
Ecco, questo circolo vizioso deve essere interrotto, questo è il primo proposito, meglio:
l’imperativo che
ti si deve fissare nella mente.
Non importa ora acquisire, o prospettarsi un progetto risolutivo in tutti i suoi dettagli.
Si tratterà di un percorso progressivo e il primo passo è quello che riportavo: convincersi profondamente che bisogna fare qualcosa.
Che tu abbia o meno l’intenzione di rivolgerti ad uno specialista, vi è una cosa che puoi fare e che è in grado di apportare molteplici benefici, nonché favorire la realizzazione di un
humus fertile dal quale può germogliare più che una rigogliosa
pianta.
Mi piacerebbe davvero riuscire a testimoniarti quale universo possibilistico sia in grado di materializzarsi da una scelta apparentemente banale e scontata: la danza.
Penso all’iscrizione ad una di quelle scuole di ballo (magari latino-americani) che proliferano in ogni città.
Vedi, io credo che prima dell’aspetto emotivo e sessuale, possa essere significativo recuperare una dimensione relazionale con l’altro sesso.
Essa è foriera di equilibrio, di possibilità, di mutazione e consolidamento di prospettive individuali ed in funzione dell’altro da sé (quell’altro).
Tutto ciò in un contesto scarsamente ansiogeno, laddove il contatto fisico che scaturisce dal ballo fornisce nuovi spunti percettivi, avvicinando (in ogni piano) ciò che al momento
latita.
Devi però impegnarti nuovamente per connotarlo come scarsamente ansiogeno, devi sforzarti – in quella circostanza, di abbandonare il pregresso, il fardello; quindi nessuna ansia prestazionale.
Niente di niente, se non la volontà di vivere il momento e se si affacciano ipotesi ed idee relative ad una certa goffaggine -che pare minare definitivamente quel brandello di autostima che rimane- la si può neutralizzare pensando che in quel frangente – si è tutti ugualmente goffi- che tutti si sta frequentando un terreno inesplorato e ciò, oltre a non rendere necessaria l'influenza di quello che ci
tormenta, può fornire enormi potenzialità.
In bocca al lupo.