Ok. Date le specifiche del concetto di "malattia mentale" che ha fornito Ninfa, si potrebbe passare a rispondere meglio alle domande poste a inizio thread. Dico "si potrebbe" perchè va fatta, secondo me, una precisazione aggiuntiva: quelle descritte da Ninfa sono particolari forme della malattia mentale che, in realtà, può esprimersi in una varietà di forme, dove ad esempio la parola (e quindi la funzione di "porta") non è contemplata o, ancora, dove "esternamente" non si manifesta nulla di strano o anormale o comunque in grado di "distinguere" in qualche modo la persona malata di mente dalla "massa".
Oggi, ad esempio, i termini della malattia mentale sono definiti soprattutto a livello fisiologico. Si è scoperto che ogni funzione (e, quindi, ogni disfunzione) del pensiero è legata ad un processo (chimico, fisiologico, bioelettrico) che avviene a livello cerebrale.
Mago_Merlino ha scritto:Ora, mi chiedo e vi chiedo, la malattia mentale costituisce un problema per la società e il malato soltanto perchè non è comprensibile in una cultura razionalista?
No. La malattia mentale costituisce un problema quando genera sofferenza, al malato o a chi gli è vicino. L'esistenza di una problematica fisiologica aiuta a definire questo tipo di situazioni ed, eventualmente, a cercare di curarle. Dove però, attenzione, il concetto di curare NON ha una funzione "normalizzante" ma, semplicemente, terapeutica. Funziona cioè come con qualsiasi altra patologia: quando non ci sono le condizioni per cui "passa da sola" è consigliabile intervenire con una cura per evitare un peggioramento.
La malattia mentale sembra avere una certa fisionomia soltanto perchè la guarda un occhio razionalista?
Se con "occhio razionalista" si intende anche quello scientifico, sì, per quanto il dato fisiologico (il cervello che, in una data situazione, si comporta in un modo anzichè in un altro) sia sufficientemente oggettivo.
Altro (e più ampio) discorso è che, partendo da nozioni scientifiche, si effettui una manipolazione tale da rendere "più diffuse" certe patologie, ad esempio modificando leggermente gli standard entro cui viene riconosciuta la depressione o entro cui vengono prescritti certi farmaci per l'iperattività infantile.
E' davvero un problema e qualcosa da curare?
Nei termini in cui causa dolore, rifiuto di sè stessi o degli altri, rischio per sè stessi o per gli altri, direi di sì.
perchè è avvertita come un problema sociale?
Perchè se per "sociale" si intende quell'insieme di scelte, comportamente, rapporti, istituzioni che tendono a preservare un insieme di persone, allora anche la malattia mentale rientra nei problemi sociali senza differenza alcuna rispetto ad una qualsiasi altra malattia.
perchè si è iniziato a rinchiudere ed isolare i folli?
Qui c'è una questione più complessa, nel senso che ci si è resi conto molto presto che l'idea di "follia" contrapposta a quella di "normalità" poteva essere usata in funzione politica. I manicomi, fin dalla loro nascita, hanno spesso accolto i dissidenti (al sistema sociale, politico, religioso..insomma, quelli che si opponevano al potere) più che i "veri" malati mentali.
Qual'è oggi, chiusi i manicomi, il rapporto con questa realtà?
Sfortunatamente, in Italia, alla chiusura dei manicomi non è seguita sempre una politica di supporto sociale e, da regione a regione o addirittura da città a città, ci sono differenze abissali nella qualità e nella tipologia dei servizi.
Inoltre, non è stata fatta un'opera di informazione, di formazione culturale e quindi viviamo in un paradosso: abbiamo chiuso i manicomi ma ci sono ancora moltissime persone che vedono anche il semplice psicologo come "il medico dei matti".
In termini simbolici cosa costituisce?
Uhm, qui non ti seguo: "in termini simbolici" può significare tutto, a cosa ti riferisci precisamente?