PS HIC!
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Magonzo ha scritto:.... potrebbero anche esistere delle opinioni divergenti sull'opportunità e sul limite di intervento sulla struttura genetica umana;
a parte gli aspetti e le polemiche di natura etica, ecc, che sarebbero già molto impegnativi, bisogna considerare anche la disfunzionaltà di un'eventuale progressiva omogeneizzazione genetica a fronte di mutate cicostanze ambientali che possono trasformare un minus in plus e viceversa, come per esempio nel caso della correlazione tra anemia falciforme e resistenza alla malaria e in altri innumerevoli casi verificatisi nella storia biologica umana...
Rupa Lauste ha scritto:
e quindi? non so se ti sei reso conto. ma hanno cercato di fartelo capire anche gli altri. Tra le due posizioni, quella che non contempla diverse casistiche, é la tua. sei tu quello che in modo categorico ha stabilito cosa stabilisce cosa e in che modo.
é probabile che tu sia pittore perché abbia ereditato una certa propensione o magari anche perché sia cresciuto in un ambiente in cui ci si esprimeva in un determinato modo..............
in una situazione del genere credo sia molto difficile stabilire quale componente e in che modo abbia contribuito a farti diventare ció che sei.
l'esistenza di un individuo non é una partita di dama e non lo sará mai. un algoritmo con delle variabili casuali non é piú un algoritmo.
il pensiero umano non agisce secondo le stesse regole e gli stessi procedimenti della dama (ma potrei dire scacchi o tris).
........
ora non so...se vuoi...trai tu le conclusioni...
Maestrale ha scritto:e dunque mi chiedo: ma all fine della storia, la realtà, è completamente formalizzabile?
PS HIC!
purplebunny ha scritto:
Che scoperta! Perché il processo, ovviamente, segue un iter preciso, che ha la sua sede nel complesso genetico alla base di tale sviluppo.
Al contrario di te, non mi è mai venuto in mente di sostenere che solo una parte ha influenza.
Se prendi una persona nata durante la rivoluzione industriale, per esempio, e poi una sua discendente nata subito dopo, e un suo discendente nell'epoca post industriale, avrai delle marcate differenze nello sviluppo di ciascuno, proprio a causa dell'ambiente specifico, nell'aria che respirano, nell'alimentazione tramite cui si nutrono, nell'igiene per come viene praticata, nel tipo di educazione, eccetera. E tutti questi elementi hanno un'influenza diretta su come il range di possibilità genetiche può svilupparsi......
Quelli che chiami "accorgimenti artificiosi" sono esattamente le influenze dell'ambiente -- di qualsiasi natura essi siano.
Il ragionamento è il tuo, dimmelo tu quali sono le tue premesse.
Le razze, nel caso della specie umana, non esistono. E questo nonostante miliardi di esseri umani nel passato siano stati convinti o avessero connaturata l'idea che esistano. Non è così.
Sul fatto che un discendente acquisisca tratti somatici dei propri genitori non mi sembra una grande prova. E quindi? Cosa proverebbe?
Forse in fisica sarà anche possibile parlare a spanne dei massimi sistemi (ma non è più così da tempo, in realtà), in biologia no. Farlo significa discostarsi dalla realtà osservata, inficiando l'utilità dell'analisi.
Le tare ereditarie non mi sembrano casi etremi. Anche l'alluce valgo e' famigliare, cosi come la tendenza alla gastrite o all'ipertensione. Perfino l'acne e' ereditaria.
E tutte sono influenzate da caratteri ambientali.
Secondome.... si hanno risultati, in una direzione o nell'altra, falsati dai paradigmi e dalle ideologie antecedenti all'interpretazione dei dati.
Lamarck sosteneva che i caratteri acquisiti si trasmettessero alle generazioni successive, e questo portasse all'evoluzione delle specie.
Io sostengo più semplicemente che sollevando pesi la massa muscolare aumenta (influenza dell'ambiente sul corredo genetico dato).
Sono due cose un po' (tanto) diverse.
no, non è senz'altro più remunerativo, per il semplice motivo che nessuno è effettivamente in grado di sapere cosa sarà più remunerativo;doctor faust ha scritto:Magonzo ha scritto:.... potrebbero anche esistere delle opinioni divergenti sull'opportunità e sul limite di intervento sulla struttura genetica umana;
a parte gli aspetti e le polemiche di natura etica, ecc, che sarebbero già molto impegnativi, bisogna considerare anche la disfunzionaltà di un'eventuale progressiva omogeneizzazione genetica a fronte di mutate cicostanze ambientali che possono trasformare un minus in plus e viceversa, come per esempio nel caso della correlazione tra anemia falciforme e resistenza alla malaria e in altri innumerevoli casi verificatisi nella storia biologica umana...
Quindi tu dici:- Se ci sono le tare c'e' anche un motivo, per cui e' meglio tenersele-?
Io penso che e' molto meglio bonificare una palude che portarsi dietro una tara genetica come antidoto.
Così come cercare di avere figli più belli e intelligenti sia eugenetica spontanea. Lo si fa cercando un partner bello e intelligente.
Forse la cosa sarà ancipatica per il brutto, stupido e malaticcio, ma se consideriamo l'economia del genere umano, e senz'altro piu' remunerativo.
doctor faust ha scritto:Ma dove l'hai letto che sostengo una sola parte. Pero'...se cio' ti fa piacere per disquisire, procediamo...
doctor faust ha scritto:(...)si chiede se la struttura famigliare parentale ha o meno influenza sulla formazione individuale.
La risposta e' si.
Ma lo e' sopratutto attraverso il canale genetico.
Essendo nati dall'incrocio di geni parentali noi siamo la prosecuzione di una linea genetica, con i suoi doni e le sue tare.
Ci saranno combinazioni migliori o peggiori, ma quella e' la pasta di cui siamo fatti.
Poi c'e' l'e-duc-azione, cioe' il condizionamento famigliare.
Ma va a posarsi su una ricettivita gia' formata, per cui la stessa educazione avra' risultati diversi su due fratelli eterozigoti.
Li avra' invece piuttosto simili nei fratelli gemelli omozigoti.(...)
doctor faust ha scritto:Intanto mi piacerebbe non si continuasse con questa leggenda metropolitana che due gemelli omozigoti possono diventare molto diversi fra di loro, perche non e' vero.
Per un motivo semplicissimo e verificabile da tutti: se contruisco due fiat punto dello stesso modello, al massimo sono gli optional che potro' variare, ma le caratteristiche del modello saranno uguali.
Variera' la meta in cui verranno dirette, ma cio' che provera' il guidatore viaggiando, sara' simile.
Non sono ipotizzabili eventuali incidenti di persorso, ma ambedue avranno piu' o meno la tessa durata di vita, gli stessi difetti di costruzione, e le stesse prestazioni.
IL cervello di due omozigoti e' costruito allo stesso modo, per cui la mente che ne scatuisce, e' simile e sotto certi aspetti, sovrapponibile.
doctor faust ha scritto:Se le condizioni ambientali sono estreme, il soggetto muore e basta.
Se invece permettono di vivere, le tendenze innate determineranno il comportamento di quel soggetto in ogni condizione ambientale, Se e' coraggioso, sara' coraggioso. Se e' determianato, lo sara' in ogni circostanza, se e' passivo e vile, lo sara' in ogni circostanza.
Don Abbondio dice:- Se il coraggio non c'e', come si fa a darselo?-
doctor faust ha scritto:Penso che non si voglia essere schietti semplicemente perchè sarebbe un stoccata contro il comportamentismo e l'acquisizionismo, a favore dell'innatismo. Cosa che non e' ancora politicamente accettabile, perche' richiama subito la faziosita' storica.
doctor faust ha scritto:IL tono assertivo e' caratteriale, cioe' innato. Non e' ne un pregio ne un difetto. E' un modo di esprimersi.
doctor faust ha scritto:si puo' dire che la vita di un individuo e' il dipanarsi di un algoritmo naturale.
Le influenze esterne diventano variabili su un processo dato.
doctor faust ha scritto:Poi ci sono le variabili per via dei caratteri recessivi che compaiono sporadicamente.
Io tutta questa flessibilità non la vedo.
(...)
A me sembra che quello che puo' scegliere sia se portare gli occhiali o le lenti a contatto, o magari farsi operare. Pero' miope lo e' geneticamente. Come del resto io sono diventato presbite all'età in cui lo e' diventata mia madre.
doctor faust ha scritto:Per esempio: l'eta' biologica della nostra morte e' gia' scritta. Si puo' anticipare, ma non si puo' ritardare. Se non con accorgimenti artificiosi.
Cioe' sei d'accordo come me. La data ipotetica della morte e' scritta, ma i tempi si possono accorciare o allungare artificiosamente.
veramente, in mancanza di una dimostrazione che non hai, anche tu stai ragionando, e percio' dovresti avere una premessa
Comunque, la mia premessa potrebbe recitare cosi:
Tutte le sculture, nella loro esecuzione, devono tenere necessariamente conto del materiale scultoreo.
Tutte le scritture non possono disattendere l'oggetto su cui vengono vergate
Tutte le influenze ambientali possono agire solo la dove la materia esposta sara' ricettiva.
L'uomo e' materia parzialmente ricettiva. L'uomo sara' esposto a parziali influenze ambientali.
Le razze, nel caso della specie umana, non esistono. E questo nonostante miliardi di esseri umani nel passato siano stati convinti o avessero connaturata l'idea che esistano. Non è così.
Sul fatto che un discendente acquisisca tratti somatici dei propri genitori non mi sembra una grande prova. E quindi? Cosa proverebbe?
Ma dai...veramente non esistono le razze umane? e io che credevo di essere di una razza superiore....
La somiglianza fisica va di pari passo cosi dati caratteriali, che comprovano che il carattere della persona, con annessi e connessi[anche di natura patologica], sono dipendenti piu' dalla struttura psicofisica, che non dalle condizioni famigliari.
Pazienza per la biologia. Per la vita reale e quotidiana invece vale piu' l'insieme che i dettagli. Ma credo te ne sarai accorta anche tu.Forse in fisica sarà anche possibile parlare a spanne dei massimi sistemi (ma non è più così da tempo, in realtà), in biologia no. Farlo significa discostarsi dalla realtà osservata, inficiando l'utilità dell'analisi.
Magonzo ha scritto:doctor faust ha scritto:
Io penso che e' molto meglio bonificare una palude che portarsi dietro una tara genetica come antidoto.
Così come cercare di avere figli più belli e intelligenti sia eugenetica spontanea. Lo si fa cercando un partner bello e intelligente.
Forse la cosa sarà ancipatica per il brutto, stupido e malaticcio, ma se consideriamo l'economia del genere umano, e senz'altro piu' remunerativo.
no, non è senz'altro più remunerativo, per il semplice motivo che nessuno è effettivamente in grado di sapere cosa sarà più remunerativo;
in secondo luogo, il concetto di "remunerazione" presuppone un'allocazione autoritativa di valori, ossia una gerarchia tra di essi, per forza "politica";
brutto, stupido, malaticcio - anche volendo soprassedere sulla qualità bastarda di questa terminologia nel momento in cui la si vuole importare in una pretesa argomentazione scientifica, come quelle risibili del razzismo pseudo-scientifico popolare nell'Ottocento - sarebbero comunque valori relativi ad un ambiente in mutamento: nessuno può sapere se quel determinato carattere che oggi vorremmo deselezionare, domani costituirà un vantaggio in termini evolutivi;
quello che posso osservare riguardo alle tue argomentazioni, senza volerti meccanicamente attribuire alcuna posizione politica, è che:
a) la dinamica dei comportamenti umani è troppo articolata e complessa per valutarla analogicamente a quella degli altri animali, per i quali le variabili di interazione con l'ambiente e le finalità e relative performance possono essere operazionalizzate in una matrice relativamente semplice;
b) dal momento che non è possibile distinguere in modo deterministicamente efficace influenza ambientale e genetica in relazione ad una performance minimamente complessa, l'ipotesi prevalentemente innatista, non falsificabile, ha avuto dall'Ottocento in poi la semplice funzione politica di sabotare i fondamenti etici dell'uguaglianza politica posti a partire dalla Rivoluzione francese, e fornire suggestioni a ideologie politiche che perorano il dominio di determinati gruppi etnici su altri in nome di una pretesa maggiore attitudine innata a ricoprire incarichi più elevati nella piramide gerarchica.
purplebunny ha scritto:
Chiedo perdono per la fastidiosa pedanteria, ma era per cercare di capirsi.
Io da quello che hai scritto capisco che tu intendi qualcosa tipo: "I geni prederminano tutto quello che siamo, sì poi beh c'è l'ambiente, ma può dare giusto qualche ritocco di facciata qui e là è tutto prederminato e sta scritto già in partenza nei geni e solo in loro".
Quel che cerco di dire io è che questa concezione schematica vacilla di fronte alle prove sperimentali. (a) Lo sviluppo di un corpo prevede una interazione continua e reciprocamente influente tra geni e ambiente, o meglio tra cellule e ambiente - non sono due cose separate e disgiunte,.... (b) Inoltre, è indubbio che la trasmissione ereditaria dei caratteri dia uno spettro di possibilità dal quale non è possibile sfuggire, questo ovviamente è indubbio, .... L'ambiente può favorire un determinato sviluppo e sfavorirne un altro, può plasmare (entro limiti fisici dati dalle possibilità scritte nel codice ereditato) lo sviluppo.
Non c'è nulla di prederminato,...
Poi ovviamente il codice genetico può essere più o meno stringente,... perché lo spettro di possibilità è ristretto.
Non è mai stata mia intezione dire che l'eredità genetica non conti nulla e che ogni nuovo virgulto di specie umana sia una tabula rasa -
...se parti da dettagli non corrispondenti, o solo parzialmente corripondenti, poi il modello generale sarà fallace per basare le proprie scelte pragmatiche, e quindi inefficace.
Magonzo ha scritto:mah... Faust, scusa eh,
ma il percorso che stai seguendo - sicuramente in buona fede - consiste paradossalmente nel voler innatizzare ciò che è ictu oculi emnentemente culturale, e procedi in tal senso sin dalla scelta dei concetti, tutti infarciti di valutazioni implicite di natura "politica", suggestivamente posti ad obbiettivo di un preteso intendimento "scientifico";
un po' come voler incrociare un camaleonte e la pianta sulla quale l'animale si è spalmato e ha adattato mimeticamente la sua pelle...
ho letto diverse valutazioni scientificamente improprie, non significative o inutilizzabili sotto il profilo del metodo, tra le quali per brevità ti cito il riferimento alla desiderabilità della bellezza quale esito riproduttivo, che è ovvio, ma di cui è altrettanto ovvia la natura culturalmente mutevole dell'oggetto "bellezza" e quindi i relativi termini quanto a preferibilità, attrazione e repulsione di ciò che è molto, moderatamente, o relativamente poco omogeneo o diverso, ove gli standard culturali di tipo "preferenziale culturalmente indotto" hanno fatto deviare dalla preferenza istintiva, quella sì geneticamente determinata;
altro esempio, il riferimento al "coraggio" e alla "viltà" quali comportamenti determinati geneticamente:
a parte notare il fuorviante ricorso a categorie suggestive di valore (nel senso che suggeriscono), la scienza, in questo caso la neurologia e la psichiatria, ha riscontrato variazioni nella chimica ...
in determinate circostanze, l'anomalia biologica può determinare in un soggetto "sprezzo del pericolo" e farne un eroe di guerra, e finita la guerra magari un teppista o un criminale da strada;
pare che la predisposizione genetica, studiata anche a livello famigliare, agisca anche nella scelta del metodo di suicidio, ove i "pavidi" opterebbero per soluzioni più mediate, tipo cianuro mentre i più disinibiti alla percezione del pericolo fisico sono quelli che si lanciano dal quarto piano...
in condizioni ordinarie, le persone sprezzanti del pericolo le incontri impegnate in risse al coltello per orgoglio di curva calcistica o in sorpassi azzardati
per concludere, per me è ovvio che la selezione biologica abbia strutturato geneticamente il genere umano in modo da premiare alcune attitudini essenziali, ma è altrettanto ovvio che per i tempi evolutivi, la storia genetica e i dati di variabilità e interazione quali mappati nel genoma umano, non ha nessun senso l'estrapolazione feticisticadi una determinata prerogativa ....
vuol dire attribuire a fattori innati ciò che è culturale per rendere il profilo ottenuto congruente a ciò che si vuol dimostrare o rendere verosimile;doctor faust ha scritto:Magonzo ha scritto:mah... Faust, scusa eh,
ma il percorso che stai seguendo - sicuramente in buona fede - consiste paradossalmente nel voler innatizzare ciò che è ictu oculi emnentemente culturale, e procedi in tal senso sin dalla scelta dei concetti, tutti infarciti di valutazioni implicite di natura "politica", suggestivamente posti ad obbiettivo di un preteso intendimento "scientifico";
un po' come voler incrociare un camaleonte e la pianta sulla quale l'animale si è spalmato e ha adattato mimeticamente la sua pelle...
Scusa, ma non ho capito cosa vuoi dire. Io e la politica siamo due perfetti sconosciuti.
doctor faust ha scritto:Magonzo ha scritto:ho letto diverse valutazioni scientificamente improprie, non significative o inutilizzabili sotto il profilo del metodo, tra le quali per brevità ti cito il riferimento alla desiderabilità della bellezza quale esito riproduttivo, che è ovvio, ma di cui è altrettanto ovvia la natura culturalmente mutevole dell'oggetto "bellezza" e quindi i relativi termini quanto a preferibilità, attrazione e repulsione di ciò che è molto, moderatamente, o relativamente poco omogeneo o diverso, ove gli standard culturali di tipo "preferenziale culturalmente indotto" hanno fatto deviare dalla preferenza istintiva, quella sì geneticamente determinata;
Non credo sia cosi. La bellezza, che e' anche eleganza ed estetica[intesa come sensazione sensoriale] è direttamente proporzionale allo stato di salute e all'eta'.
Non per nulla il momento in cui si e' più floridi fisicamente corrisponde anche al momento di maggior attività sessuale [comportamenti patologici esclusi], e non per nulla i canoni di apprezzamento del maschio dalla femmina, e della fammina dal maschio, sono sempre gli stessi. I condizionamenti culturali sono solo una patina di cipria sopra un viso solido.
no, la natura non è scienza; la scienza è un metodo di indagine inteso ad offrire spiegazioni confutabili;doctor faust ha scritto:Nei tuoi esempi ripeti lo stesso concetto, che trovo illuminante: l'eroe che ha licenza di uccedere in guerra, e che poi a casa va a rapinare banche, rispecchia lo stesso modo di agire in condizioni diverse.
Paolo di Tarso, "zelante negli insegnaneti dei suoi padri", tanto era zelante quando era un fariseo, e tanto lo era quando divento' cristiano. Per lui non cambiava il modo di essere, cambiava solo la bandiera.
La temerarieta', che non e' solo quella della curva calcistica, ma anche quello degli sport e di comportamenti piu' o meno estremi, e' dovuta a un condizionamento naturale, che vuole che i giovani cerchino i propri limiti, sfidino l'ambiente, cerchino il possesso del territorio per assicurarsi piu' femmine possibile.
Tutto cio' fa parte di impulsi atavici, genetici, che ci accomunano agli altri esseri del regno amimale.
Che poi noi lo si faccia con mezzi artificiosi invece che naturali, come ad esempio scornarsi l'un l'altro, e' un'altra questione. Ma anche sotto la patine artificiosa rimane lo stesso gesto: scornarsi per avere piu' territorio e conquistare l'interesse delle femmine.
Basta guardare le cose da un punto di vista...naturale.
E non dirmi che natura non e' scienza.
Magonzo ha scritto:
vuol dire attribuire a fattori innati ciò che è culturale per rendere il profilo ottenuto congruente a ciò che si vuol dimostrare o rendere verosimile;
discorso in parte giusto ma su premessa sbagliata:
oggi si reputa generalmente bello e sessualmente attraente ciò che 70 anni fa sarebbe stato considerato brutto, e viceversa;
se fosse l'istinto operante su base genetica ad indirizzare le predilezioni sessuali, ne dovrebbe conseguire una predilezione per modelli costanti, e invece non è così:
lo stesso concetto di persona in buona salute è cambiato molto rapidamente - ieri floridezza e pallore, oggi magrezza, atletismo, pelle abbronzata, ecc.. - e non certo per l'influenza di un mutamento genetico;
l'unica vera costante dell'attrazione sessuale scientificamente accreditata è la predilezione per il geneticamente-diverso-ma-non-troppo e l'inefficienza o pericolosità dell'endogamia:
no, la natura non è scienza; la scienza è un metodo di indagine inteso ad offrire spiegazioni confutabili;
essere coraggioso nel fare a pugni o a coltellate comporta un tipo di temerarietà e approccio sensoriale diverso da quello richiesto per uno scontro a fuoco, forse in parte anche dipendente da caratteri genetici, ma non cambia il concetto della differenza rispetto al precetto animale:
nel contesto umano, di una razza che naturalmente è l'unica ad interferire con le regole naturali, l'istinto di competizione estremizzata espresso in un determinato modo e premiante in una determinata circostanza, diventa penalizzante in altre poiché viene represso in quanto disgregante a livello sociale o produce esso stesso condizioni letali per chi lo pone in atto (come nel caso del sorpasso azzardato e incidente);
così, noi siamo già il frutto di una selezione che ha premiato tanto la temerarietà in certi casi, quanto la sua mancanza o la temperanza in altri, e l'osservanza della cultura della socialità e la limitazione degli istinti.
allora, tu compi l'operazione di trasferire un comportamento istintivo proprio al mondo animale (topi, io avevo fatto un esempio coi leoni e se ne potrebbero fare altri...); l'operazione ha un senso in quel contesto animale, perché le opzioni possibili di comprtemanto reattivo al variare di una condizione (scarsità di cibo in rapporto alla popolazione) sono semplici, e semplice è la risposta e gli esiti possibili; come in un match di boxe, un pugile può schivare un colpo, oppure no, rispondere d'incontro se era pronto a farlo oppure preparare una strategia d'attacco non reattiva, ma l'arco delle possibilità si esaurisce;doctor faust ha scritto:Magonzo ha scritto:essere coraggioso nel fare a pugni o a coltellate comporta un tipo di temerarietà e approccio sensoriale diverso da quello richiesto per uno scontro a fuoco, forse in parte anche dipendente da caratteri genetici, ma non cambia il concetto della differenza rispetto al precetto animale:
nel contesto umano, di una razza che naturalmente è l'unica ad interferire con le regole naturali, l'istinto di competizione estremizzata espresso in un determinato modo e premiante in una determinata circostanza, diventa penalizzante in altre poiché viene represso in quanto disgregante a livello sociale o produce esso stesso condizioni letali per chi lo pone in atto (come nel caso del sorpasso azzardato e incidente);
Faccio fatica a seguirti. Mi sembra che tu voglia complicare anche le cose semplici.
Si tratta di pulsioni naturali, che si possono sintetizzare in attacco, paralisi o fuga. Ogni volta che c'e' competizione o percolo questi sono gli elementi che motivano la reazione.
doctor faust ha scritto:A mio parere siamo semplicemente vittime del nostro essere diventati, da cacciatori raccoglitori, a stanziali e contadini, pima, e poi a mercanti e produttori di beni. Questi sono i motivi della complicazione e del nostro apparente allontanamento dal mondo animale.
Ma e' tutta una burla.
Basterebbe un cataclisma da poco per riportarci a cercare un buco in cui ripararci, ed essere disposti ad ammazzare per poter mangiare tutti i giorni. In fondo la nostra civiltà ha qualche migliaio di anni, di fronte alle centinaia di migliaia d'anni in cui siamo vissuti in competizione con gli altri primati, e gli altri animali.
Abbiamo solo avuto un po' di NidodiRondine (Modalità di Censura Parole Innovativa) per un po'. Ma finirà presto. Tranquillo. La probabilita' che la civiltà duri tanto quanto e' durata finora sono veramente pochine. Credo si possano calcolare con un algoritmo. Ma qualcuno qui lo potrebbe fare meglio di me.
doctor faust ha scritto:Del resto lo dici tu nel finale. C'e' una tolleranza di adattabilita', ma e' limitata e non si puo' andare oltre,
Questa tolleranza e' permessa dailla struttura genetica e varia da individuo ad individuo. Chi esce da questi limiti tollerati, si ammala e muore.
Questo mi preme, perche c'e' chi ancora usa citare di Locke [la tabula rasa], per sostenere che alla nascita siamo tutti uguali.
Essendo un modello dinamico, piu' essere continuamente ridirezionato secondo il sistema empirico piu' diffuso e antico del mondo: per prove ed errori.
Ce l'ha insegnato Dio.
doctor faust ha scritto:Al di la delle mode passeggere, e degli stili imposti da stilisti finocchi, io quando vedo una bella donna la riconosco subito.
Proporzionata, piacevole, fluida, con attributi femminili evidenti ma non esagerati, ne grassa ne magra.
A te non piace che sia cosi'?
Credo che alle donne piacciano uomini con spalle larghe, NidodiRondine (Modalità di Censura Parole Innovativa) piccolo, atteggiamento virile e atletico, meglio se con voce baritonale, che emani un senso di sicurezza e protezione.
Chiaramente c'e' anche chi vuole il maschio di successo o chi lo vuole un po' datato, perchè c'e' una gestalt irrisolta col padre, ma questi sono fatti episodici, che non spostano i parametri di riferimento. A mio parere.
purplebunny ha scritto:
Essendo un modello dinamico, piu' essere continuamente ridirezionato secondo il sistema empirico piu' diffuso e antico del mondo: per prove ed errori.
Ce l'ha insegnato Dio.
Come no.
Comunque, se questo fosse vero, avresti rivisto la tua formulazione, credo. Nella realtà invece si rimane ancorati alle proprie credenze per molto più tempo di quanto funzionalmente necessario o auspicabile.
purplebunny ha scritto:
Mah, mi permetto di dubitare che la complessità biologica si riduca a questi stereotipi unidirezionali.
Ma fortunatamente i processi biologici non funzionano secondo i modelli riduzionisti e i cliché degli uomini.
Perché è così strano e inusuale accettare la strabiliante complessita del vivente? Me lo sono sempre chiesta. Personalmente ogni volta che mi soffermo a pensarci, mi viene da pensare quanto poco abbia raggiunto l'uomo anche con le forme più alte del pensiero, l'arte, la poesia, di fronte all'insondabile bellezza della varietà e della complessità dispiegate in tutta la loro forza.
Magonzo ha scritto:
allora, tu compi l'operazione di trasferire un comportamento istintivo proprio al mondo animale l'operazione ha un senso in quel contesto animale, perché le opzioni possibili di comprtemanto reattivo al variare di una condizione sono semplici, e semplice è la risposta e gli esiti possibili; come in un match di boxe, ...
nel caso umano, ti trovi di fronte ad un essere che ha sì un istinto aggressivo di tipo animale sedimentato in centinaia di migliaia di anni di evoluzione, ma un periodo altrettanto lungo di selezione alla socialità, alla collaborazione e soprattutto all'apprendimento e alla comunicazione del sapere di un animale non specializzato ed estremamente adattativo, divenuto onnivoro, cosciente della propria morte, ecc...
tutto ciò, comporta che al posto di quel frangente dell'incontro di boxe, ti trovi di fronte a:
a) una pluralità di soggetti capaci di pensare ciascuno uti singuli, per proprio esclusivo conto, ma nel contempo capaci di un egoismo collaborativo e di spirito altruistico in nome della progenie, il tutto in forma cosciente;
b) questa molteplicità la devi poi moltiplicare, con esiti sponenziali, per tutti gli scenari futuri che ciascun soggetto di intelletto umano è in grado di elaborare...
con la crescita esponenziale di esiti possibili di una sola variazione nelle condizioni date ,il tuo istante di un incontro di boxe è diventato una finale del mondiale di scacchi
per questo con gli umani non è quasi mai possibile stabilire deterministicamente l'influenza di un determinato carattere genetico su dinamiche minimamente complesse e tantomeno sui comportamenti;
se leggi i risultati della mappatura del genoma umano (una versione divulgativa la trovi in "Geni, popoli e razze" di L.L Cavalli Sforza) ti rendi immediatamente conto di come la complessità della costituzione genetica umana renda impossibile porla in relazione funzionale univoca con comportamenti minimaente complessi e articolati; e soprattutto di come l'idea popolare della "genetica" sia limitata ad aspetti esteriori e vistosi che spiegano davvero poco ma soprattutto inducono molto in equivoco:
è assolutamente naturale che l'essere umano abbia modificato se stesso e la natura e si sia affrancato dalla condizione di cacciatore raccoglitore, come il sapiens si era evoluto dalle forme di ominide precedenti, dall'austalopiteco, all'afarensis ecc... esattamente come tu concepisci l'eugenetica
ma vedi, l'idea di ciò che sarebbe "migliore" o preferibile è assolutamente culturale, non naturale; l'anemia falciforme oggi non è certamente un carattere desiderabile, ma ha protetto dalla malaria generazioni di afroamericani portati in Amercica come schiavi, tanto per fare un esempio su migliaia che si potrebbero citare;doctor faust ha scritto:
l'eugenetica che concepisco io e' la sana selezione naturale, che vuole che i soggetti migliori trasmettano il loro geni. Questo e' il grande patrimionio che si lascia alla discendenza e' il piu' grande atto di generosita'.
Fare il contrario, vuol dire regalare alla discendenza una vita sempre peggiore e insana.
Magonzo ha scritto:
l'unica eugenetica che universalmente la natura tende a favorire, tra gli umani come tra gli animali, è la riproduzione tra soggetti tra loro geneticamente disomogenei (l'attrazione istintiva perchi è pronunciatamente diverso, ma non troppo) e la penalizzazione dell'endogamia e degli accoppiamenti tra soggetti dal patrimonio genetico più omogeneo.
affermare chi debba o meno procreare è già qualcosa che dovrebbe indurre una grande prudenza, anche se l'idea dell'eugenetica non è affatto detto che sia tout court riconducibile alla sua formulazione nazista;doctor faust ha scritto:Magonzo ha scritto:
l'unica eugenetica che universalmente la natura tende a favorire, tra gli umani come tra gli animali, è la riproduzione tra soggetti tra loro geneticamente disomogenei (l'attrazione istintiva perchi è pronunciatamente diverso, ma non troppo) e la penalizzazione dell'endogamia e degli accoppiamenti tra soggetti dal patrimonio genetico più omogeneo.
e ti pare poco?
Se poi il soggetto e' anche apparentemente sano, equilibrato, di bell'aspetto e robusto, allora tutto ok, salvo incidenti.
Ma solo dire che sarebbe meglio che due psicopatici non procreassero, o che due talassemici non dovrebbero avere figli, e' motivo di pubblico ludibrio come se si fosse dei nazisti viscerali.
doctor faust ha scritto:in sintesi: Siamo determinati, non non in modo assoluto, per cui c'e' un margine lasciato al cambiamento. Margine che dipende da fatti fisici generali e individuali, e da fatti culturali e storici.
Insomma, se sostengo il mio punto di vista, lo faccio perche' e' il frutto di esperienze e riflessioni dirette.
Nessuna concessione al" sentito dire".
doctor faust ha scritto:purplebunny ha scritto:Perché è così strano e inusuale accettare la strabiliante complessita del vivente? Me lo sono sempre chiesta. Personalmente ogni volta che mi soffermo a pensarci, mi viene da pensare quanto poco abbia raggiunto l'uomo anche con le forme più alte del pensiero, l'arte, la poesia, di fronte all'insondabile bellezza della varietà e della complessità dispiegate in tutta la loro forza.
Perchè sei ancora infarcita di favole e sogni fanciulli e adolescenziali, per cui vale il paradignama del:- Tutto e' possibile!-
Proseguendo vedrai che le favole sono invezioni di vecchi frustrati e i sogni svaniscono il mattino dopo.
Che poi tu possa surrogare il disagio del confronto con la realta', immergendoti in arte, poesia, e fantasie oniriche, fa sempre parte del naturale tentativo dell'essere di trovare un giustificazione e un equilibrio alla semplicità della sua esistenza: nascere, crescere, procreare, invecchiare, morire.
Ma puoi sempre credere a un'altra vita. Se ti consola...
Magonzo ha scritto:
devo dire che mi ricorda molto di più certe formulazioni teoriche naziste l'idea di "sano" e "preferibile", di bell'aspetto, ecc.. e la correlazione tra genetica e aspetti caratteriali che hai proposto, ma per il semplice motivo di una comune deformazione ottocentesca che attribuisce un peso spropositato a caratteri genetici tanto vistosi, quanto poco significativi sotto il profilo di un ipotetico indice di preferibilità, come quelli più evidentemente manifesti nell'aspetto esteriore di una persona, che racconta veramente poco della sua qualità e attitudine sotto il profilo genetico.
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