Me lo sono chiesta molte volte. Molte volte mi è capitato nel corso dei miei studi trovarlo citato come emblematico esempio di un epoca di transizione. Da un punto di vista filosofico, infatti, Shakespeare
visse nel momento in cui l'antico orizzone tardo medioevale, già permeato di nuove idee andava incontro al suo crollo definitivo. Tale orizzonte, fatto di ruoli, identificazioni e valori, reggeva ancora e quindi ogni persona poteva contare su di esso per essere capita ( e uno scrittore poteva contare per essere capito su un preciso bagaglio di immagini). Tale orizzonte però scricchiolava e dalle fenditure passava il nuovo: la persona ( e lo scrittore) potevano usare in modo personale le vecchie immagini. La novità assoluta era perà la novità del contenuto: l'interiorità a collocazione libera, ovvero il nostro mondo intimo come lo conosciamo oggi. Un altra peculiarità legata al periodo di transizione, sarebbe il conflitto, fomentato dalla doppia appartenenza delle persone dell'epoca al mondo vecchio e al mondo nuovo.
Questa può essere una plausibile spiegazione della sua grandezza dal punto di vista della storia della filosofia.
Trovo degno di nota anche che i contenuti delle sue opere trapassino il tempo e lo spazio, sono sempre attuali ed emozionanti.
Chissà, chissà.....
Oh, ma quale luce irrompe da quella finestra lassù? Essa è l'oriente, e Giulietta è il sole. Sorgi, bel sole, e uccidi l'invidiosa luna già malata e livida di rabbia, perché tu, sua ancella, sei tanto più luminosa di lei. Non servirla, se essa ti invidia; la sua veste virginale e d'un colore verde scialbo che piace solo agli stupidi. Gettala via! Ma è la mia dama, oh, è il mio amore! Se solo sapesse di esserlo! Parla eppure non dice nulla. Come accade? È il suo sguardo a parlare per lei, e a lui io risponderò. No, sono troppo audace, non è a me che parla. Due elle più belle stelle del cielo devono essere state attirate altrove e hanno pregato gli occhi di lei di scintillare nelle loro orbite durante la loro assenza. E se davvero gli occhi di lei, gli occhi del suo volto, fossero stelle? Tanto splendore farebbe scomparire le altre stelle come la luce del giorno fa scomparire la luce di una lampada: in cielo i suoi occhi brillerebbero tanto che gli uccelli si metterebbero a cantare credendo che non fosse più notte.
Romeo e Giulietta
William Shakespeare
visse nel momento in cui l'antico orizzone tardo medioevale, già permeato di nuove idee andava incontro al suo crollo definitivo. Tale orizzonte, fatto di ruoli, identificazioni e valori, reggeva ancora e quindi ogni persona poteva contare su di esso per essere capita ( e uno scrittore poteva contare per essere capito su un preciso bagaglio di immagini). Tale orizzonte però scricchiolava e dalle fenditure passava il nuovo: la persona ( e lo scrittore) potevano usare in modo personale le vecchie immagini. La novità assoluta era perà la novità del contenuto: l'interiorità a collocazione libera, ovvero il nostro mondo intimo come lo conosciamo oggi. Un altra peculiarità legata al periodo di transizione, sarebbe il conflitto, fomentato dalla doppia appartenenza delle persone dell'epoca al mondo vecchio e al mondo nuovo.
Questa può essere una plausibile spiegazione della sua grandezza dal punto di vista della storia della filosofia.
Trovo degno di nota anche che i contenuti delle sue opere trapassino il tempo e lo spazio, sono sempre attuali ed emozionanti.
Chissà, chissà.....
Oh, ma quale luce irrompe da quella finestra lassù? Essa è l'oriente, e Giulietta è il sole. Sorgi, bel sole, e uccidi l'invidiosa luna già malata e livida di rabbia, perché tu, sua ancella, sei tanto più luminosa di lei. Non servirla, se essa ti invidia; la sua veste virginale e d'un colore verde scialbo che piace solo agli stupidi. Gettala via! Ma è la mia dama, oh, è il mio amore! Se solo sapesse di esserlo! Parla eppure non dice nulla. Come accade? È il suo sguardo a parlare per lei, e a lui io risponderò. No, sono troppo audace, non è a me che parla. Due elle più belle stelle del cielo devono essere state attirate altrove e hanno pregato gli occhi di lei di scintillare nelle loro orbite durante la loro assenza. E se davvero gli occhi di lei, gli occhi del suo volto, fossero stelle? Tanto splendore farebbe scomparire le altre stelle come la luce del giorno fa scomparire la luce di una lampada: in cielo i suoi occhi brillerebbero tanto che gli uccelli si metterebbero a cantare credendo che non fosse più notte.
Romeo e Giulietta
William Shakespeare