Mata Hari era figlia di un commerciante olandese e di una donna proveniente da Java, avviata dal padre alla carriera di insegnante. Come la quasi totalità delle donne del suo tempo si sposò presto, ancche se in modo bizzarro. Conobbe infatti il marito attraverso un annuncio su un giornale. Purtroppo l’uomo, di vent’anni più grande, si rivelo un marito tanto violento. Margaretha Geertruida Zelle si decide a rompere il matrimonio abbandonando una figlia piccola, quando il figlio più grande viene avvelenatato in circostanze misteriose, forse per ordine di nemici del marito. La donna ripara a Parigi.
Il giorno dell’esecuzione Mata Hari si vestì con l’eleganza consueta che aveva incantato gli uomini potenti di tutta l’europa. Sapeva cosa l’attendeva e non mostrò nessuna emozione, così come aveva fatto durante tutto il processo. Venne portata nella foresta parigina di Vincennes, normalmente luogo di fucilazioni o zona di esercitazioni al tiro dei soldati.
Respinse con fierezza il giovane soldato, tutto emozionato, che voleva bendarle gli occhi. Dal plotone avanzarono i dodici fucilieri che avrebbero dovuto portare a termine l’esecuzione: uno dei dodici fucili era caricato a salve, per lasciare a ogni soldato l’illusione che si trattasse del proprio. Delle undici pallottole sparate, tre centrarono Mata Hari, una proprio al cuore. Non vi fu dunque bisogno di un colpo di grazia alla nuca come si era invece soliti fare per procedura.
Un soldato si avvicinò e disse ad alta voce: “Nessuno reclama il cadavere?”. Era la formula di rito e non ebbe risposta. Allora, secondo la legge, il corpo fu trasferito all’Istituto di medicina legale dove le venne recisa la testa dal corpo per essere conservata in un museo di anatomia a Parigi. Ciò che rimase venne sepolto in una fossa comune.
Mata Hari adottò inizialmente la tattica di negare ogni cosa, dichiarandosi totalmente estranea a ogni vicenda di spionaggio dato che mancavono inizialmente prove concrete. Poi però i francesi misero a disposizione i messaggi tradotti ed intercettati e Mata Hari dovette ammettere di essere stata ingaggiata dai tedeschi, ma negò di aver loro trasmesso alcun che. La maggior parte deio suoi amanti ( avvocati, politici francesi, spie e chi più ne ha più ne metta) la difesero. Il processò andò comunque male. Mata hari fu condannata a morte e la richiesta di grazia le fu negata.
Per una donna sola è difficile mantenersi. Prova a fare l’insegnante, poi la modella ed infine inizia a ballare. Il suo aspetto esotico, e il suo fascino portano ben presto il fascino di quella ballerina a travalicare le mura del locale malfamato in cui danzava. Iniziarono a questo punto a circolare le prime voci circa suoi incontri amorosi con importanti ufficiali militari e uomini politici.
A quel punto però la donna era entrata nella rete e, con l'avvicinarsi del conflitto mondiale, fu probabilmente costretta a diventare una vera e propria spia del "Tiergarten" tedesco (col nome in codice di H21 e poi con il nuovo codice AF44.); erano tempi pionieristici, in cui la seduzione giocava un ruolo importante, le donne non venivano sospettate di spionaggio e il massimo della tecnologia era l'inchiostro simpatico.
La ballerina era già sorvegliata dal controspionaggio inglese e francese quando, partì per la Spagna e di qui per Parigi dove si mise in contatto con il controspionaggio francese, per ottenere il permesso di recarsi a Vittel ( doveva informarsi sull’aeroporto della città per conto dei tedeschi). Il controspionaggio francese le propone di entrare tra le sue file e Mata Hari accetta, chiedendo l'enorme cifra di un milione di franchi, giustificata dalle conoscenze importanti che ella vantava e che sarebbero potute tornare utili alla causa francese. Tornata a Parigi, oltre a inviare informazioni sulla sua missione agli agenti tedeschi in Olanda e in Germania, riceve dal controspionaggio francese l’incarico di tornare in Olanda via Spagna. A Madrid continuò il doppio gioco, mantenendosi in contatto sia con l'addetto militare all'ambasciata tedesca , che con quello dell'ambasciata francese, al quale riferì di manovre dei sottomarini tedeschi al largo delle coste del Marocco. L’addetto all’ambasciata tedesca comprese che Mata Hari stava facendo il doppio gioco e telegrafò a Berlino che «l'agente H21» chiedeva denaro ed era in attesa di istruzioni: la risposta fu che l'agente H21 doveva rientrare in Francia per continuare le sue missioni ed essere pagata.
L'ipotesi che i tedeschi avessero deciso di disfarsi di Mata Hari, rivelandola al controspionaggio francese come spia tedesca, poggia sull'utilizzo, da loro fatto in quell'occasione, di un vecchio codice di trasmissione, già abbandonato perché decifrato dai francesi, nel quale Mata Hari veniva ancora identificata con la sigla H21, anziché con la più recente AF44.
In tal modo, i messaggi tedeschi furono facilmente decifrati dalla centrale parigina di ascolto radio della Tour Eiffel e Mata hari venne arrestata.
Mata Hari adottò inizialmente la tattica di negare ogni cosa, dichiarandosi totalmente estranea a ogni vicenda di spionaggio dato che mancavono inizialmente prove concrete. Poi però i francesi misero a disposizione i messaggi tradotti ed intercettati e Mata Hari dovette ammettere di essere stata ingaggiata dai tedeschi, ma negò di aver loro trasmesso alcun che. La maggior parte deio suoi amanti ( avvocati, politici francesi, spie e chi più ne ha più ne metta) la difesero. Il processò andò comunque male. Mata hari fu condannata a morte e la richiesta di grazia le fu negata.
Il giorno dell’esecuzione Mata Hari si vestì con l’eleganza consueta che aveva incantato gli uomini potenti di tutta l’europa. Sapeva cosa l’attendeva e non mostrò nessuna emozione, così come aveva fatto durante tutto il processo. Venne portata nella foresta parigina di Vincennes, normalmente luogo di fucilazioni o zona di esercitazioni al tiro dei soldati.
Respinse con fierezza il giovane soldato, tutto emozionato, che voleva bendarle gli occhi. Dal plotone avanzarono i dodici fucilieri che avrebbero dovuto portare a termine l’esecuzione: uno dei dodici fucili era caricato a salve, per lasciare a ogni soldato l’illusione che si trattasse del proprio. Delle undici pallottole sparate, tre centrarono Mata Hari, una proprio al cuore. Non vi fu dunque bisogno di un colpo di grazia alla nuca come si era invece soliti fare per procedura.
Un soldato si avvicinò e disse ad alta voce: “Nessuno reclama il cadavere?”. Era la formula di rito e non ebbe risposta. Allora, secondo la legge, il corpo fu trasferito all’Istituto di medicina legale dove le venne recisa la testa dal corpo per essere conservata in un museo di anatomia a Parigi. Ciò che rimase venne sepolto in una fossa comune.
Era il 15 ottobre 1917. Margaretha Geertruida Zelle aveva 41 anni.