Cos’è un fiore di ciliegio?
Qualcosa di bellissimo e delicato, che si stacca dal suo albero per non farvi più ritorno. Si allontana da esso per morire, e il suo volo lento verso la morte è pieno di bellezza.
Fiore di ciliegio, cioè Ohha, è il nome con cui vennero definiti i missili direzionali con pilota utilizzati dal giappone a partire dal 1944.
Come i fiori di ciliegio anche gli ohka si staccavano dal loro albero ( i bimotori) per non farvi più ritorno e morire, schiantandosi con il loro carico di esplosivo contro le portaeree americane. In questa manovra il pilota, non poteva salvarsi ma nemmeno coloro che quidavano il bimotore molto spèesso potevano farlo. L’ohka infatti non poteva essere sganciato a più di 12 metri dal bersaglio, pena l’inutile sacrificio del pilota. I bimotori però erano molto più lenti dei caccia che si libravano in volo dalle portaerei appena li avvistavano. Quindi per ogni pilota kamikazee morivano altre due o 4 persone. A ciò va aggiunto il fatto che i bimotori erano a loro volta scortati da caccia, con altrettanti piloti che rischiavano la vita.
Eppure nessuno sentiva di potersi sottrarre a tutto questo, lasciando gli altri soli.
Si tratta di un fenomeno molto complicato da capire per noi occidentali, tanto complicato che gli americani in epoca bellica ribattezzarono gli Okha, Bakha… cioè scemo.
Al di là dell’ovvia contrapposizione tra le due potenze, che spiega l’utilizzo di un termine screditante, qui è in gioco un estraneità profonda tra culture.
Se un occidentale cerca di mettersi nei panni di quei piloti, li immagina costretti al sacrificio da un sistema ingiusto o li immagina pazzi. Con un po’ più di sforzo può immaginarli fedeli ad un causa pur nella sofferenza di porre fine alla propria esistenza.
In realtà tutto era più complicato. I piloti erano giovani, e soffrivano al pensiero della morte. Comprendevano l’insensatezza di tutto questo molto bene, e rimpiangevano la vita che avrebbero potuto avere. Eppure sopravvivere ad altri se chiamati sarebbe stata una vergogna.
Un po’ come se nel mondo esistesse un ordine delle cose che riguarda ciascuno in quanto parte di una collettività. Quest’ordine saggiamente inteso è un ordine di pace da rispettare, ma se l’ordine prende un'altra via le sue necessità non sono ignorabili, anche se si è consapevoli che la via non è saggia. Esiste un dovere che discrimina in modo non equivocabili tra le molteplici opzioni della libertà qualunque esso sia, e il dovere si collega ad un ordine delle cose sovra individuale. Il merito dell’individuo non sta tanto nel sacrificio, quanto nella sua capacità di aver tenuto a bada se stesso tanto da assecondare il destino. O qualcosa di simile. Ma sono occidentale anche io e queste sono soltanto le impressioni che ho tratto.
Riporto una frase trovata in rete, significativa secondo me
"Oggi sono soltanto gemme, ma poi si smarriranno nel vento.
La vita è simile all'esitenza di un fiore di cigliegio.
Come possiamo aspettarci che il suo profumo duri per sempre?"
(Takijiro Onishi del Reparto Speciale d'Attacco Kamikaze)
Su tutto questo c’è uno stupendo anime di Leiji Matsumoto che su you tube non c’è. Quindi lo caricherò io prima o poi e lo posterò. E’ l’episodio 2 dell’Oav The Cockpit, Squadriglia Fiori di Ciliegio.
Qualcosa di bellissimo e delicato, che si stacca dal suo albero per non farvi più ritorno. Si allontana da esso per morire, e il suo volo lento verso la morte è pieno di bellezza.
Fiore di ciliegio, cioè Ohha, è il nome con cui vennero definiti i missili direzionali con pilota utilizzati dal giappone a partire dal 1944.
Come i fiori di ciliegio anche gli ohka si staccavano dal loro albero ( i bimotori) per non farvi più ritorno e morire, schiantandosi con il loro carico di esplosivo contro le portaeree americane. In questa manovra il pilota, non poteva salvarsi ma nemmeno coloro che quidavano il bimotore molto spèesso potevano farlo. L’ohka infatti non poteva essere sganciato a più di 12 metri dal bersaglio, pena l’inutile sacrificio del pilota. I bimotori però erano molto più lenti dei caccia che si libravano in volo dalle portaerei appena li avvistavano. Quindi per ogni pilota kamikazee morivano altre due o 4 persone. A ciò va aggiunto il fatto che i bimotori erano a loro volta scortati da caccia, con altrettanti piloti che rischiavano la vita.
Eppure nessuno sentiva di potersi sottrarre a tutto questo, lasciando gli altri soli.
Si tratta di un fenomeno molto complicato da capire per noi occidentali, tanto complicato che gli americani in epoca bellica ribattezzarono gli Okha, Bakha… cioè scemo.
Al di là dell’ovvia contrapposizione tra le due potenze, che spiega l’utilizzo di un termine screditante, qui è in gioco un estraneità profonda tra culture.
Se un occidentale cerca di mettersi nei panni di quei piloti, li immagina costretti al sacrificio da un sistema ingiusto o li immagina pazzi. Con un po’ più di sforzo può immaginarli fedeli ad un causa pur nella sofferenza di porre fine alla propria esistenza.
In realtà tutto era più complicato. I piloti erano giovani, e soffrivano al pensiero della morte. Comprendevano l’insensatezza di tutto questo molto bene, e rimpiangevano la vita che avrebbero potuto avere. Eppure sopravvivere ad altri se chiamati sarebbe stata una vergogna.
Un po’ come se nel mondo esistesse un ordine delle cose che riguarda ciascuno in quanto parte di una collettività. Quest’ordine saggiamente inteso è un ordine di pace da rispettare, ma se l’ordine prende un'altra via le sue necessità non sono ignorabili, anche se si è consapevoli che la via non è saggia. Esiste un dovere che discrimina in modo non equivocabili tra le molteplici opzioni della libertà qualunque esso sia, e il dovere si collega ad un ordine delle cose sovra individuale. Il merito dell’individuo non sta tanto nel sacrificio, quanto nella sua capacità di aver tenuto a bada se stesso tanto da assecondare il destino. O qualcosa di simile. Ma sono occidentale anche io e queste sono soltanto le impressioni che ho tratto.
Riporto una frase trovata in rete, significativa secondo me
"Oggi sono soltanto gemme, ma poi si smarriranno nel vento.
La vita è simile all'esitenza di un fiore di cigliegio.
Come possiamo aspettarci che il suo profumo duri per sempre?"
(Takijiro Onishi del Reparto Speciale d'Attacco Kamikaze)
Su tutto questo c’è uno stupendo anime di Leiji Matsumoto che su you tube non c’è. Quindi lo caricherò io prima o poi e lo posterò. E’ l’episodio 2 dell’Oav The Cockpit, Squadriglia Fiori di Ciliegio.