A me non piace che "ogni argomento" venga strumentalizzato per "portare il discorso"
sul punto che ci brucia o ci interessa, per cui, quando si devia dal tema originale,
proposto da chi ha aperto il thread di discussione, di solito desisto dall'intervenire.
Tra l'altro, e soprattutto, mi sembra una mancanza di riguardo nei confronti di chi
si propone dicendo: "Vi chiedo di argomentare di questo."
In omaggio ad Alice, new-entry nel nostro forum farò una eccezione a questa mia norma,
e dirò il mio pensiero sul tema originario.
Ai miei tempi, oltre cinquant'anni fa, l'insegnamento della storia nelle scuole si fermava (al massimo)
al "Congresso di Vienna" (1815)... cioè ad oltre 135 anni prima, ma non sempre... si completava il programma.
Un po' come se oggi ci si fermasse a prima dell'avvento del Fascismo in Italia o giù di lì.
Molto semplicisticamente si può dire: "perché allora erano imbecilli i Ministri della Pubblica Istruzione e nessuno capiva un cazzo!!..."
Si, lo si può dire. Oggi si può dire qualsiasi cosa!...tanto nessuno chiede mai: "ma sarà davvero così?"
Ma io, che grazie alla mia vecchiezza non ho nulla da perdere, lancio una provocazione:
"E se quei Ministri della Pubblica Istruzione di allora non fossero così stronzi come appaiono oggi a noi, ed avessero motivi sociali ed educativi validi per bloccare l'insegnamento della storia nella scuola così indietro nel tempo?..."
Forse potrei avere come astiosa, e superficiale risposta: "E quali motivi potrebbero esserci se non interessi politici e di Partito, economici o personali per nascondere la verità?...".
Ma andiamo a studiare con calma. Io ho settant'anni, e se ne fossi capace potrei scrivere un libro di storia "recente". E con sufficienti "ammanigliamenti" (o per oggettiva bravura, naturalmente!) potrei farlo anche adottare come libro di testo nelle scuole di ogni ordine e grado. Ma sarebbe davvero il mio, un libro "di storia"?
Io ho vissuto la seconda guerra mondiale dall'inizio alla fine, e tutto quello che è venuto dopo, sia pure da infante fino alla mia età adulta... ma potrei esserne uno storico?... certamente no, ovviamente!
Mai riuscirei a liberarmi dal mio contingente, dalle microscopice o macroscopiche emozioni che hanno segnato ogni giorno della mia vita!.
Volendo proprio sforzarmi, volendo proprio esaltarmi nelle mie doti di equilibrio ed oggettività, potrei riuscire al massimo... ma dico al massimo ad essere un accettabile "cronista" o se preferite "attendibile testimone" di certi dettagli accaduti in certi ristretti ambiti territoriali e sociali.
Ergermi a "Giudice di Ciò che Accadde", cioè atteggiarmi a "Storico", mi sembrerebbe, onestamente, presuntuoso.
Potrei allora scrivere un libro di "storia", limitato al 1939 anno in cui sono nato?... mi dispiace, ma ancora no!
I miei principi, la mia "memoria dei fatti", come quella di ognuno di noi è stata e fu pesantemente condizionata dai racconti dei miei genitori, dei loro amici, degli insegnanti che mi fecero scuola, dei preti che mi furono catechisti... di innumerevoli persone che influenzarono la mia formazione con le loro esperienze, con le loro sofferenze, con i loro esaltati trionfi, con le aberrazioni personali che ognuno porta con se.
Ecco, onestamente, io me la sentirei di fare una analisi storica "accettabilmente" oggettiva fino alla metà del XIX secolo... vogliamo esagerare?... fino al 1861. Non un giorno di più!
Ecco perché non credo che i vecchi Ministri dell'istruzione non fossero dei fessi, ed i nuovi redattori dei Programmi di storia, invece, un po' troppo ottimisti... tanto ottimisti da apparirmi superficiali!