BIGbossSTIGAZZI ha scritto:...
no, secondo me la scuola non insegna bene la storia e dico la scuola perchè penso che gli insegnanti facciano del loro meglio (dovendo parlare della categoria) rispetto al loro grado di preparazione.
Non da oggi ma da almeno 35 anni a questa parte la scuola è carente:
-nei programmi,
-nella formazione degli insegnanti,
-nella selezione degli insegnanti,
-nelle risorse a disposizione,
-nei libri di testo,
-nell'amministrare il tempo di studio per argomento (ossia si ristudiano dieci volte i 7 re di roma visto che lo studio della storia riparte ogni volta dalla preistoria)
e così via
personalmente credo che sia gravissimo, ma non credo che sia casuale, penso che un insegnamento della storia con le datine delle battaglie al posto di:
un'analisi della vita quotidiana (e quindi un impianto socio-antropologico),
una storia non accompagnata dalla geografia,
dalla economia e dall'analisi del livello tecnologico delle scoperte scientifiche e della loro divulgazione,
sia un modo certificato per allevare l'ignoranza e renderla fiera di sè, uno studio della storia non aristotelico potrebbe far vedere con chiarezza il presente nella sua forma di ricorso storico e produrre cittadini troppo consapevoli per essere manipolati, anche analizzando solo la storia antica si può trovare la chiave per aprire la porta del presente
molta nuova “carne a cuocere”, come si dice, ed altra è stata aggiunta negli interventi successivi a questo che quoto, e perciò cercherò di essere velocissimo nei miei commenti, riservandomi di approfondire in seguito qualche punto, ove occorresse.
Doverosa premessa anche per me: di Scuola non sono digiuno nemmeno io poi che mia madre è stata insegnante e poi preside per cinquant’anni, mia moglie insegnante di lettere nelle medie per tutta la carriera… oltre naturalmente l’esperienza scolastica personale e quella “di riflesso” di quattro figli e sei nipoti.
Sfatiamo allora per primo che gli insegnanti di oggi siano meno “incentivati” di quelli di ieri.
Nel 1961, (cioè ben prima dei 35 anni che dice BIG) lo stipendio di mia madre, da preside con due figli a carico, era proprio uguale (mille lire di differenza!) a quello mio, impiegato “di concetto” neoassunto in prova. Ma oltre vent’anni ancora addietro, mamma, vincitrice di concorso ma in attesa di una sistemazione in ruolo che sarebbe arrivata solo sette anni dopo, fu “spedita” dalla sua residenza pugliese a Sacile, allora in provincia di Udine.
Comunque sono d’accordo che se i professori fossero meglio pagati, più rigorosamente selezionati, più “incentivati” e soprattutto più sollecitamente “mandati a casa” quando prendono il lavoro sottogamba (cosa che accade sin troppo spesso quasi “a compenso” del poco salario), le cose andrebbero decisamente meglio.
- I programmi - Le giustificate lagne di “BIG” sull’articolazione dei programmi di 35 anni fa ha radici molto più antiche (Riforma Gentile 1923) e, alla sua prima formulazione, aveva delle logiche validissime di aderenza al tessuto sociale, oltre che “fisionomie fasciste” che qui non ci interessano, visto che quell’impianto è stato sostanzialmente mantenuto fino al 2001… guarda caso proprio con la Ministro Gelmini.
La logica di quel Sistema scolastico era di dare ad ognuno il massimo di cultura possibile.
Non scordiamoci che nonostante l’obbligo di frequenza fino a 14 anni, una stragrande parte degli alunni italiani non andava oltre la V elementare, pochi accedevano alle superiori e solo una élite poteva permettersi l’Università… assai meno “incentivata” di adesso.
In quella antica riforma quindi si cercava di dare una “formazione” concreta il più possibile organica e completa in funzione del “livello culturale” cui il singolo poteva arrivare. Ricordiamo anche che fu in quella logica l’istituzione delle scuole “tecniche”, degli istituti “Magistrali”, e dei vari diplomi di secondo livello (ma professionalmente conclusi) di geometra, ragioniere. perito eccetera.
Va detto, per onestà intellettuale, che effettuare una riforma radicale come auspicheremmo oggi armonica con la profondamente mutata realtà sociale, non è cosetta da poco, da fare con leggi e leggine scritte così “a tirar via” e da rappezzare strada facendo come si è fatto nei decenni della “democrazia” e come ancora spera di fare l’intrepida nostra Ministro. Per ricostruire un impianto scolastico “dalle fondamenta” occorrono nuove professionalità, nuove strutture, ben altre autorità e determinazioni, ed un mare di quattrini che nessuna “ideologia” attuale, con la logica partitica che abbiamo in Italia può permettersi.
- Apprendimento - Non concordo con Alice sulle difficoltà di apprendimento dei bambini, che invece a mio avviso sono assai più svegli di quanto noi stessi rileviamo. Il problema forse è una carenza di interesse, forse sì dovuto anche alla “distanza” della materia d’insegnamento e dalla vetustà dei programmi, ma assai aggravato proprio dall’atteggiamento dei genitori che, poco convinti della “bontà” della scuola (che assai spesso non sono nemmeno in grado di valutare!), tendono ad essere colpevolmente “protettivi” nei confronti dei bambini danneggiandoli molto e proteggendoli poco.
Comunque anch’io concordo che si potrebbe riorganizzare l’insegnamento in modo da meglio adeguare lo sviluppo intellettivo dell’alunno alle materie di insegnamento… ma questo è un futuribile di quella futura improbabile riforma di cui dicevo prima.
Io ho cominciato a lagnare per la mancanza nella mia preparazione del greco quando arrivai all’università (provenivo dallo scientifico) e molto dopo, ed ancora oggi rammarico di non aver approfondito bene il latino in quei sette anni in cui ne ebbi l’opportunità!
Diversamente distribuire gli insegnamenti dunque, ma…
- Imprinting - … ma non ci scordiamo dell’imprinting, che sono dolori di pancia!... e non è cosa che si mette e toglie!
Ai miei tempi (quand’ero alunno io) i nostri genitori prima di iscriverci al liceo si informavano della tendenza ideologica dei professori che avremmo avuto come docenti… con particolare riguardo a quello di storia e filosofia. Infatti la loro giustificatissima preoccupazione era che quei professori ci avrebbero inculcato (si diceva così allora) idee sbagliate e “grilli per la testa”.
Conoscete l’adagio sui gesuiti secondo cui “dateci un ragazzo abbastanza presto e lo legheremo per sempre?”… la stessa cosa valeva (e vale) per il docente ateo, per quello sovversivo, per quello anarchico, per quello insofferente alle regole.
E’ inevitabile! ognuno condiziona i ragazzi che ha come discenti secondo i suoi principi, involontariamente, artatamente, quasi sempre in buona fede.
Ai miei tempi si parlava di liceo, e soprattutto di professori di storia e di filosofia, e ce se ne preoccupava con giusta causa!
E ben si sapeva che più l’età del ragazzo è poca, e più la sua mente è condizionabile.
Ne tiene conto “BIG” quanto auspica per il suo ragazzo sin dall’inizio un insegnante che analizzi la vita quotidiana per un “impianto socio-antropologico”?... L’insegnante del suo bambino avrà senz’altro una sua visione della vita… e quella trasmetterà!... e se lo farà da subito, il bambino quella prenderà come “imprinting”.
Niente da protestare se quell’ideologia è compatibile con quella di papà e mamma… ma se fosse diametralmente opposta, che faremmo?...
Voglio in sostanza dire:
“in un tempo in cui tutti quanti protestiamo per le intrusioni ideologiche esterne nelle nostre scuole e sotto questa bandiera ci battiamo per la libertà di culto e l’eliminazione dell’ora di religione cattolica… che facciamo, auspichiamo che l’indottrinamento di chissà quali e quante strane filosofie cominci capillarmente dalla prima elementare?”.
Attenti ragazzi!... così mica ci avviciniamo ad una maggior “consapevolezza” dei nuovi cittadini!
Semplicemente tendiamo a moltiplicare le affiliazioni in modo indiscriminato ed incontrollabile, o forse meglio controllabile da qualcuno più furbo degli altri.
Ecco perché nel mio intervento precedente consideravo intelligente limitare almeno l’insegnamento della storia nelle scuole ai tempi storici, lasciando fuori quello che è ancora cronaca e passione politica.
Altrimenti spingiamo ad istituzionalizzare quello che già avviene in molte famiglie: “noi guardiamo RAI UNO, noi RAI TRE, noi RETE QUATTRO…” e dei nostri bambini ne facciamo dei robot variamente colorati.
Mi sa che l’ho fatta troppo lunga, come al solito.
Vabbè vorrà dire che dei libri di testo e dela formazione degli insegnanti ne parleremo un’altra volta… tanto, hai voglia che ce ne vorrà di tempo!
Cordialità
Lucio Musto 9 maggio 2011
-----------------------------------------