Norme che dovrebbero regolare la sperimentazione
Incentiva l’utilizzo di metodi alternativi e impone a chi sperimenta sugli animali di richiedere apposite autorizzazioni, ma concede numerose deroghe che permettono, per esempio, di utilizzare gli animali randagi o quelli in via di estinzione, anche catturandoli in natura.
Tra le specie più preoccupate per le decisioni prese a Bruxelles le scimmie antropomorfe, cioè le più simili all’uomo (gorilla, scimpanzé, bonobo, gibboni e orangutan): il loro utilizzo ai fini scientifici è vietato, ma la norma europea prevede diverse possibilità di deroga.
Un altro tema molto discusso riguarda la possibilità di compiere esperimenti senza anestesia.
Più in generale tutto il settore dovrà operare in un regime di maggior trasparenza: tutti i progetti di sperimentazione sugli animali saranno valutati dalle autorità competenti che dovranno verificarne l’effettiva necessità, concedendo l’autorizzazione solo se non vi sono metodi alternativi disponibili. Non solo: tutte le informazioni sui progetti dovranno essere rese pubbliche.
Inoltre, sia i laboratori che utilizzano animali che gli allevamenti specializzati saranno sottoposti a ispezioni annuali.
Le statistiche ufficiali relative ai numeri della sperimentazione comprenderanno anche i cefalopodi (come per esempio i polpi) e gli animali che vengono soppressi per utilizzarne organi o tessuti. Rimangono invece escluse api, lombrichi e tutti gli altri invertebrati.
Le regole post sperimentazione
Con la nuova normativa per la prima volta viene classificato il livello di dolore procurato durante le procedure sperimentali: se i test prevedono un elevato dolore per gli animali, ottenere l’autorizzazione alla sperimentazione sarà più difficile e occorreranno maggiori obblighi.
Un’ulteriore novità riguarda il dopo sperimentazione: che cosa succede agli animali una volta terminato l’esperimento? La nuova disposizione prevede che possano essere riutilizzati in altri test oppure che vengano soppressi con metodi regolamentati che provochino il minor dolore, sofferenza e angoscia possibile.
I più fortunati, se le condizioni lo permettono, possono essere avviati a un programma di reinserimento e successivamente dati in adozione a privati.
Grazie al lavoro di alcune associazioni animaliste è stato infatti avviato un progetto di riabilitazione che coinvolge cani, gatti, conigli, topi, ratti, criceti, gerbilli e persino capre, asini, cavalli e primati. L’obiettivo è quello di trovar loro una casa una volta terminati gli esperimenti in laboratorio. Questa attività ha raggiunto una dimensione internazionale attraverso il centro I-CARE che solo in Italia ha salvato oltre 6.000 animali che altrimenti sarebbero stati soppressi finita la sperimentazione.
Cosa pensate della legge attuale?