L’assurdo è qualcosa che si sente, ma che è difficile concettualizzare poichè in questa impossibilità consiste la sua essenza. L’assurdo si manifesta come esistente, come cosa che è, attraverso il suo eco e i suoi effetti .
Ma nonostante tale presenza sia ineludibile, razionalmente può essere compreso unicamente come un conto che non torna. Pur limitandosi semplicemente ad esistere, esso costituisce quindi uno dei principali problemi di orientamento esistenziale per l’essere umano. L’assurdo costituisce un entità indipendente e non riducibile all’entità uomo, in quanto più vasta e totale. L’intera esistenza dell’uomo si gioca al suo interno come tentativo di ritagliare al suo interno un percorso di senso.
Eppure l’assurdo è una scoperta relativamente recente, almeno a livello filosofico e ancor più a livello letterario. Perché diventasse concepibile l’idea di assurdo come residuo di non senso ineliminabile occorreva infatti che crollassero alcuni dei pilastri di controllo concettuale che sorreggevano l’antica visione del mondo. Ciò accadde quando la protezione del dio creatore venne a crollare, quando la certezza di una struttura sociale intoccabile si incrinò, quando emerse l’idea di individuo liberò di autodeterminarsi, quando si fece strada l’idea di mondo interiore e di inconscio poi…. e tante altre cose.
Fù allora che l’idea di grottesco (ciò che deforma un ordine esistente) divenne assurdo (non ordine).
L’assurdo divenne non a caso l’emblema della nostra condizione umana. L’uomo è colui che è collocato in un entità più vasta di se stesso,che sfugge alle sue logiche controllanti vivendo nello scacco di questa sudditanza. La sudditanza dell’uomo al tutto non è cioè sudditanza ad un ordine, condizione che interpreterebbe le sue esigenze fondamentali,. Ma alla non concepibilità di un ordine. L’assurdo è quindi l’esistenza stessa che si qualifica come scacco di bisogni fondamentali in cerca di appagamento.
Sembrerebbe una brutta cosa, ed in effetti bella non è ma di certo ha un grade potenziale estetico e non a caso divenne arte e letteratura.
Mi vengono in mente Camus, Pirandello e Beckett…. ma ce ne saranno altri che non conosco.
Sono filosofi, scrittori e commediografi… e qualche volta più di una di queste cose.
Sarà perchè l'assurdo ha avuto un ruolo centrale e formativo nella mia vita, o forse sarà perchè da qualche giorno non vi rompevo le palle...
ma mi è venuto da scrivere questo.
Mi piacerebbe ascoltare le vostre riflessioni sull'assurdo e sull'assurdo letterario...
e sopratutto sapere se
per voi l'assurdo è bello, e in cosa consiste tale bellezza....
.... e cambia l'esistenza e il racconto dell'esistenza il rapporto con l'assurdo
Vi lascio anche qusta frase
Ma nonostante tale presenza sia ineludibile, razionalmente può essere compreso unicamente come un conto che non torna. Pur limitandosi semplicemente ad esistere, esso costituisce quindi uno dei principali problemi di orientamento esistenziale per l’essere umano. L’assurdo costituisce un entità indipendente e non riducibile all’entità uomo, in quanto più vasta e totale. L’intera esistenza dell’uomo si gioca al suo interno come tentativo di ritagliare al suo interno un percorso di senso.
Eppure l’assurdo è una scoperta relativamente recente, almeno a livello filosofico e ancor più a livello letterario. Perché diventasse concepibile l’idea di assurdo come residuo di non senso ineliminabile occorreva infatti che crollassero alcuni dei pilastri di controllo concettuale che sorreggevano l’antica visione del mondo. Ciò accadde quando la protezione del dio creatore venne a crollare, quando la certezza di una struttura sociale intoccabile si incrinò, quando emerse l’idea di individuo liberò di autodeterminarsi, quando si fece strada l’idea di mondo interiore e di inconscio poi…. e tante altre cose.
Fù allora che l’idea di grottesco (ciò che deforma un ordine esistente) divenne assurdo (non ordine).
L’assurdo divenne non a caso l’emblema della nostra condizione umana. L’uomo è colui che è collocato in un entità più vasta di se stesso,che sfugge alle sue logiche controllanti vivendo nello scacco di questa sudditanza. La sudditanza dell’uomo al tutto non è cioè sudditanza ad un ordine, condizione che interpreterebbe le sue esigenze fondamentali,. Ma alla non concepibilità di un ordine. L’assurdo è quindi l’esistenza stessa che si qualifica come scacco di bisogni fondamentali in cerca di appagamento.
Sembrerebbe una brutta cosa, ed in effetti bella non è ma di certo ha un grade potenziale estetico e non a caso divenne arte e letteratura.
Mi vengono in mente Camus, Pirandello e Beckett…. ma ce ne saranno altri che non conosco.
Sono filosofi, scrittori e commediografi… e qualche volta più di una di queste cose.
Camus
L’assurdo è il concetto essenziale e la verità prima
Pirandello
Oh, signore, lei sa bene che la vita è piena d'infinite
assurdità, le quali sfacciatamente non han neppure bisogno di parer verosimili; perchè sono vere.
Beckett
Che cosa so del destino dell'uomo? Potrei dirvi di più a proposito dei ravanelli.
L’assurdo è il concetto essenziale e la verità prima
Pirandello
Oh, signore, lei sa bene che la vita è piena d'infinite
assurdità, le quali sfacciatamente non han neppure bisogno di parer verosimili; perchè sono vere.
Beckett
Che cosa so del destino dell'uomo? Potrei dirvi di più a proposito dei ravanelli.
Sarà perchè l'assurdo ha avuto un ruolo centrale e formativo nella mia vita, o forse sarà perchè da qualche giorno non vi rompevo le palle...
ma mi è venuto da scrivere questo.
Mi piacerebbe ascoltare le vostre riflessioni sull'assurdo e sull'assurdo letterario...
e sopratutto sapere se
per voi l'assurdo è bello, e in cosa consiste tale bellezza....
.... e cambia l'esistenza e il racconto dell'esistenza il rapporto con l'assurdo
Vi lascio anche qusta frase
Per ottenere l'impossibile, si deve pensare l'assurdo;
guardare dove tutti hanno già guardato, ma vedere quello
che nessuno ha visto
guardare dove tutti hanno già guardato, ma vedere quello
che nessuno ha visto