xmanx ha scritto:Ora abbiamo un altro caso umano: il doctor faust.
Ma che bello essere un caso! Grazie.
Possiamo parlare di "deformazione professionale"? Forse. E dico forse.
Un medico specializzato in dolori articolari, se vai da lui con il mal di testa, ti dirà che ha origine in qualche articolazione non efficiente.
Il fatto di avere a che fare con "malati di un certo tipo" porta inevitabilmente a psicanalizzare tutto e tutti.
Un reumatologo sa distinguere una sinusite, altrimenti va impiccato.
Personalmente, sono sempre stato inserito in contesti dove l'elemento fuorviate e psicopatologico non era maggioritario, per cui non e' questo che fa di me un eventuale de-formato professionale.
Presumo i conoscere il bisogno che mi spinge a valutare l'atteggiamento mentale del soggetto con chi mi relaziono [se c'e' un minimo di interesse].
Cio' e' dovuto, come per tutti del resto, alla posizione esitenziale ricoperta,e quindi al rapporto che si ha col mondo[e precedentemente con la figura genitoriale di riferimento, che e' il tramite col mondo].
Se io sono in una posizione: Io sono Si,il mondo e' No, potro' contare solamente su me stesso, e questo mi spingera' a un controllo totale del territorio, che si manifestera' con dei comportamenti reattivi.
Uno di questi comportamenti e' la valutazione istintiva del soggetto con cui hai relazione.
Cosa che tutti gli animali fanno istintivamente, ma che in alcuni soggetti e' piu' evidnte che non in altri, per il motivo suddetto.
E' del tutto evidente che molte persone vivono la questione di dio come "continuazione del legame paterno" o come "contrapposizione al legame paterno".
Ma questo non significa affatto che la questione di dio si spieghi unicamente come "questione irrisolta della figura paterna". Altrimenti non si spiegherebbe come mai molti psicanalisti e psichiatri sono credenti.
L'ultima affermazione la si puo' spiegare col bisogno di compiacere i desideri di mamma, visto che il sentimento religioso e' fortemente condizionato dalle convinzioni di mamma. Ma poi bisogna indagare su ogni singolo caso.
.. è ovvio che risolvere la questione di dio dicendo che è semplicemente una proiezione "del legame non risolto con la figura paterna" è di una banalità sconcertante. Oltre a dimostrare una profonda ignoranza (nel senso di non conoscenza) dei fenomeni di autentica spiritualità. Che pure esistono.
Cercare di identificare il perche' di un bisogno come quello di credere a una potenza divina, magica ed esoterica non impedisce una ricerca di spiritualita', che pero' andrebbe definita. Che cosa e' spiritualita'?
Anche io a volte mi sento spirituale, e anche spiritoso.
Comunque non si tratta di "un legame non risolto". Si tratta semplicemente di dare corpo ad un bisogno di protezione e di un modello con cui confrontarti. Un insieme di pulsioni che, nel bisogno di reificare, concretizzare, sostanzializzare, viene identificato nel padre,o, piu' in generale, nell'autorita', nella forza, nella potenza, nella divinita', nel divo che ci sovrasta.
E chi sovrasta il bambino e ha queste qualita magiche? Il padre, o chi ne fa le veci.
Non per nulla Gesu indica:- Padre nostro, che sei nei cieli...-.
Da notare poi, che per gli adulti-bambini antichi, questo padre era il sole, a cui era riferita la preghiera indicata sopra, egizia, fatta propria da Gesu'.
Infatti il sole e' il vero antico padre di tutta l'umanita', a cui si e' inginocchiata dall'alba del mondo, fino a che non ha antropomorfizzato questo bisogno: Babbo-sole-cielo.
[quote]Detto questo, sono comunque assolutamente convinto che ogni cosa va analizzata scientificamente. Quindi anche il concetto di dio. Se non si usa, infatti, il metodo scientifico è facile cadere in errori grossolani e scambiare lucciole per lanterne. Questo è vero.[quote]
L'unico metodo scientifico si possa applicare alla conoscenza della divinita', se vogliamo uscire dall'antropomorfismo, e' quella fisica. La divinita' e' energia e materia, in una passaggio di flusso continuo.
I mezzi di analisi sono quelli della fisica matematica[Galilei]
Con l'intuizione, col sentimento, si ricade inevitabilmente nel mito, e con cio' che ne consegue.
A mio parere.
Vi lascio alla vostra dotta discussione. Ma vale sempre la pena ricordare che proiettare la propria esperienza vissuta nel proprio micorcosmo, su tutto il macrocosmo è un errore che il metodo scientifico non farebbe mai.
Tutti siamo schiavi di sistemi di riferimento, paradigmi culturali e il nostro bagaglio esperenziale. Anche lo scienziato matematico.
L'alternatica e' dire: Dio, e percio' la struttura sostanziale del mondo, e' inconoscibile. Per me va bene. E' quello che ho sostenuto fin qui.