BIGbossSTIGAZZI ha scritto:non era di questi costi che si parlava, già 15 anni fa mi sembra con Clerks un giovane cineasta l'ha finanziato vendendo la propria macchina, quindi si può fare un film a costi ridottissimi oggi con il digitale poi si possono elaborare anche a meno, si resta sul problema soldi per diritti, distribuzione ecc e aldilà di tutto mi fa specie che tu vincoli completamente il film alla sua essenza di prodotto commerciale,
Un momento, andiamo per gradi.
La produzione di Clerks, finanziata vendendo la propria raccolta di fumetti, usando i soldi dell'assicurazione di un'auto andata distrutta, prelevando soldi da una serie di carte di credito e utilizzando i fondi per il college, è una cosa. Volendo si può fare un film anche con meno dei soldi impiegati per Clerks. Ce ne sono centinaia di film fatti con meno soldi. Questo non implica che tali film siano al di fuori dell'economia: per fare qualsiasi cosa, artistica quanto vuoi, servono dei soldi, e i soldi rientrano in un discorso economico. Ma non è questo il punto, non è di questo che discutevamo, mi sembra.
Il punto è che non ne staremmo parlando qui, se non fosse che poi Clerks è stato acquisito e distribuito da Miramax. Che incidentalmente è uno dei più grandi e potenti distributori di Hollywood. A quel punto, su un film costato poco quanto vuoi, sono stati investiti moooolti più soldi, in modo tale che quel film fosse visibile e visto.
Possiamo girarci intorno quanto vuoi, ma se oggi parliamo di Clerks, tu e io che siamo in Italia, a distanza di anni, è perché quel film è stato distribuito in un certo modo. E' stato visto da un sufficiente numero di persone da far parlare di sé, in modo da poter diventare un "film di culto", come si ama dire.
Se così non fosse, ti assicuro che non ne staremmo parlando, perché, semplicemente, non lo conosceremmo. Potrebbe essere il film più innovativo e sconvolgente della storia del cinema, fatto anche quasi a costo zero, ma se non si fosse fatto strada nel mondo della distribuzione, non lo saprebbe nessuno, nessuno ne parlerebbe, nessuno lo considererebbe e dunque, da questo punto di vista, sarebbe come se non ci fosse.
Di questo, mi sembra, stavamo parlando: della censura dell'invisibilità cui sono costretti, in Italia, molti film che non vengono in Italia distribuiti. E questa censura dell'invisibilità ha motivazioni economiche, non direttamente artistiche. Motivazioni economiche che non è sufficiente dire "dovrebbe essere lo stato a sopperire", come ho cercato di spiegare - ma forse non mi è riuscito granché, non lo so - perché anche ammesso che lo stato investa più soldi nell'importazione diretta di talune pellicole, non avrebbe comunque soldi per continuare a farlo a fondo perduto, e in ogni caso non potrebbe farlo per qualsiasi film meritevole, e dunque si andrebbe incontro a un altro tipo di censura, questa volta statale e, con ogni probabilità, questa volta sì artistica ("film sgradito al governo non viene distribuito in Italia", riesco già a leggere i titoli dei giornali).
oltre che regole diverse penso che l'arte cinematografica meriti di più, ad esempio la pittura che vende che fa i milioni è sempre anch'essa condizionata da mercato, galleristi, critici ed aste ma fortunatamente c'è modo di FARLA e anche farla vedere anche se a numeri ristretti di persone, per il resto puoi anche avere ragione su tutto, costi ecc, ma io continuo a vedere la cinematografia anche come una arte.
Ma la cinematografia è anche arte, non c'è dubbio, anche se arte molto diversa rispetto a quella individuale di altre forme d'arte, molto più propensa al compromesso, essendo opera collettiva, e da questo punto di vista ibrida - avendo oltretutto nella maggior parte dei casi (Clerks assolutamente incluso) fini commerciali.
Peccato non sia quello di cui stavamo discutendo. Mi sembra si parlasse di 'censura' e del perché molti film considerati meritevoli non arrivano da noi, cioè non circolano, cioè non sono visti. E questo ha a che fare con la fruizione dell'opera, non con la sua produzione.