LIBRI SEGRETI
di Marisa Uberti
“Gli eretici si vantano di avere più Vangeli di quanti ne esistono” (Ireneo, in “Denuncia e Confutazione della Pseudognosi”,III, 11,9- 180 d.C. circa).(1)
1769, Luxor: James Bruce, turista scozzese, acquista un manoscritto copto che verrà pubblicato solo nel 1892 (noto come Codice Bruce); conterrebbe le conversazioni tra Gesù e i suoi Discepoli, un gruppo formato da uomini e donne.
1773, Londra: in una libreria, un collezionista trova un antico testo, redatto in copto, contenente un dialogo a proposito di ‘misteri’, tra Gesù e i suoi Discepoli(2)
1869, il Cairo: un egittologo tedesco, allertato da precedenti pubblicazioni, acquista un manoscritto che contiene, con sua grande meraviglia, il “Vangelo di Maria (Maddalena)” e altri tre testi.Tre copie di uno di questi, l’ ”Apocrifo (libro segreto) di Tommaso” fanno parte della Biblioteca gnostica scoperta a Nag Hammadi, nel 1945, ma di cui –per trent’anni- il mondo non seppe praticamente nulla.
Nel 1947 furono scoperti i Rotoli del Mar Morto (a Qumran) di cui fu data notizia della scoperta molto prima di quelli di Nag Hammadi.
Una storia rocambolesca, quest’ultima, dalla quale è stato possibile ricavare una maggiore comprensione di ciò che chiamiamo Cristianesimo e identifichiamo come Tradizione Cristiana. In effetti, possiamo capire come, all’incirca nel II secolo dopo Cristo, venne operata una limitata selezione tra gli scritti allora circolanti, che furono scelti e adottati come testi canonici, escludendone altri, che furono etichettati come “eretici”, proibendone la diffusione. Cos’avevano di tanto pericoloso? Chi operò la selezione delle fonti? E perché?
Nag Hammadi, Alto Egitto, 1945 (3).
Il contadino arabo Muhammad ‘Ali al-Samman, in compagnia dei suoi fratelli, si reca a scavare una sorta di ‘concime’ per fecondare i campi (la terra molle chiamata sabakh).
Mentre scavano attorno ad un voluminoso masso, urtano una giara di terracotta rossa, che ha un’altezza di circa un metro. Il contadino ha un certo disorientamento, incerto se romperla o lasciarla com’è. Del resto, per la sua cultura, avrebbe potuto contenere un jinn, uno spirito, che non valeva affatto la pena ‘risvegliare’. D’altro canto, avrebbe potuto riservare la sorpresa di un contenuto prezioso. Che fare, quindi?
Decide di romperla e ne escono fuori tredici libri di papiro, con rilegatura in cuoio, che porta a casa sua, a al-Qasr, e li sparpaglia per terra, accanto al forno. Non ne comprende il contenuto, non sa cosa vi sia scritto. Sua madre, ‘Umm-Ahmad, ne userà qualcuno come carta da ardere.
Muhammad ‘Alì, qualche settimana dopo, compie un fatto di sangue (4) e,temendo una perquisizione da parte della polizia locale in casa sua, pensa di mettere al sicuro i papiri consegnandoli ad un sacerdote (al- Qummus Basiliyus Abd al-Masih).
La storia ha in serbo un destino cruciale per i papiri: un insegnante di storia locale, tale Raghib, vedendone uno, comprende il loro potenziale valore e riesce a farselo consegnare dal sacerdote. Prontamente, lo invia al Cairo presso un suo amico, affinchè possa verificarne l’importanza.
A breve distanza, cominciano a circolare i testi al mercato nero del Cairo, cosa che attira le attenzioni governative Egiziane, che (tramite movimentate manovre) riesce ad acquistarne uno per il Museo Copto del Cairo.
L’egittologo francese Jean Doresse è il primo che intuisce l’importanza che può rivestire, nel 1947, quando viene incaricato dal direttore del Museo stesso (Togo Mina) di esaminarlo. Doresse afferma che quella scoperta avrebbe cambiato le opinioni circa le origini del Cristianesimo. Interessato, Mina gli propone di esaminare un altro manoscritto, che è però nelle mani di un trafficante di antichità, un belga dal nome Albert Eid.
Doresse lo esamina e, in seguito, Mina intima a Eid di non portare mai il manoscritto fuori dall’Egitto e di venderlo a prezzo nominale al Museo stesso. Il governo non riuscì comunque mai a confiscare il Codice I (così si chiama) al belga che, nel 1949, se ne volò in America,contrabbandando il prezioso papiro confondendolo tra mucchi di articoli da esportazione. In America lo pose in vendita per la sbaloriditiva cifra di 22.000 dollari,che nessuno fu disposto a versare e,tornato in Belgio deluso, lo chiuse in una cassetta di sicurezza protetto da una parola d’ordine segreta.
Fu accusato di contrabbando di opere d’arte dal governo Egiziano ma la condanna gli pervenne quando era già morto. La sua vedova, cominciò in segreto a trattare la vendita del Codice I anche a vari acquirenti simultaneamente.
Ma –nel frattempo- la maggior parte dei papiri era ancora nascosta.
Gli abitanti del posto e i trafficanti di antichità ne impedivano il ritrovamento per timore della confisca e per ricavarne denaro.
Un certo Bahij ‘Ali, malvivente di al-Qasr, riesce ad entrarne in possesso e li vende al mercato nero del Cairo dove un mercante di antichità, Pochion Tono, li acquista tutti. Non contento, si reca a Nag Hammadi per verificare se sia possibile comprarne altri ma il governo Egiziano, nel 1948, inizia a trattare con lui per entrare in possesso dei manoscritti. Egli prende tempo, dicendo che sta lavorando per conto di una collezionista italiana, certa Dattari, che abita al Cairo. Con strane manovre, il governo entra in possesso dei manoscritti ad insaputa della Dattari. Nel 1952 il governo nazionalizza la collezione e reclama i Codici,che sono contenuti in una valigia sigillata. La Dattari non si vede pagare la cifra richiesta di 100.000 sterline e inizia una battaglia legale, che la vedrà perdente.
I tredici libri in origine trovati(5), che verranno chiamati codici, sono a quel punto privi del tredicesimo, o almeno di alcune sue parti, esattamente cinque testi di interesse straordinario,che Eid aveva depostitato nella cassetta di sicurezza.
Dall’Olanda ( la notizia si era sparsa in fretta!), precisamente a Utrecht, il professore di storia delle religioni G.Quispel, sembra profondamente interessato ad entrane in possesso per poterli studiare e chiede pressantemente alla Fondazione Jung con sede a Zurigo (in Svizzera) di acquistarli, dalla vedova di Eid. Per 35.000 franchi svizzeri, vengono consegnati a Quispel circa cinquanta papiri (raccolta che si identifica come “Codice Jung”), che riesce a far uscire dal Belgio dicendo al doganiere che reca con sé “Antichi manoscritti” e quest’ultimo, disinteressatamente, lo lascia passare(6).
Ma la sua esaltazione viene delusa quando si avvede che i testi sono mancanti di alcune pagine e,deciso ad ottenerle, si reca in Egitto, nel 1955, ritenendo possano essere conservate al Museo Copto del Cairo.
Qui, si fa fotocopiare alcune pagine degli altri testi per poterli consultare in tutta calma e scopre, infatti, una cosa di eccezionale importanza. Lesse alcuni stralci “ Queste sono le parole segrete che Gesù il Vivente ha detto e che Didimo Giuda Tommaso ha scritto”(7).
Nuovi interrogativi si affacciano sulla scena; anzitutto la cosa che lo differenziava dagli altri vangeli, era che questo si definiva ‘segreto’. Didimo significa ‘gemello’, ma gemello di chi? Quispel si accorge che, pur presentando alcuni detti contenuti nel Nuovo Testamento, il testo presenta passi estranei a ogni tradizione cristiana conosciuta, in cui Gesù il Vivente si esprime per detti criptici ed ermetici.
Fino a quel momento, i codici erano stati studiati da altri suoi colleghi illustri,come H.C.Puech e Jean Doresse, che avevano identificato le righe di apertura con i frammenti di un Vangelo di Tommaso, redatto in lingua greca, scoperto nel 1869, ma quel testo era la versione integrale! Formando un’equipe internazionale, nel 1959 venne pubblicato per la prima volta il Vangelo di Tommaso.
Il contadino Muhammad ‘Ali aveva scoperto una vera biblioteca gnostica, traduzioni copte di manoscritti più antichi. Gli originali erano in greco, la lingua del Nuovo Testamento. I 52 testi ritrovati a Nag Hammadi, pur costituendo una vastissima opera, lasciano solo intravedere la complessità del movimento cristiano primitivo.
La datazione dei manoscritti di Nag Hammadi
Sono stati effettuati esami sia sul papiro(nella parte più spessa della rilegatura del cuoio) che sul tipo di scrittura,copta, utilizzati per la stesura dei codici e si è stimata la data del 350-400 d.C., ma a questo proposito non c’è accordo tra gli studiosi. Secondo alcuni di essi, infatti, i manoscritti non possono essere posteriori al 120-150 d.C. Ireneo, vescovo di Lione e uno dei Padri della Chiesa, nella sua “Denuncia e confutazione della pseudognosi”, pare proprio che usi la stessa fonte di almeno uno dei testi scoperti a Nag Hammadi (L’Apocrifo di Giovanni), per scagliarsene contro, lamentandosi come quegli stessi testi avessero già –ai suoi tempi, attorno al 180 d.C.- una diffusione molto ampia, dall’Asia Minore alla Grecia, da Roma alla Gallia.
Quindi, i testi doveva conoscerli già.
G.Quispel e altri pongono come data, per l’originale, il 140 d.C. Altri studiosi sostengono che, se tali scritti furono etichettati come “eretici”, dovevano per forza essere stati scritti DOPO quelli contenuti nel Nuovo Testamento (i “Canonici”), la cui datazione sembra assestarsi tra il 110 e il 160 d.C. In tempi recenti, un professore della Harvard University, Helmut Koester(8), ha teorizzato che la raccolta di detti contenuta nel “Vangelo di Tommaso”, foss’anche stata compilata attorno al 140 d.C., si rifà a Tradizioni ben più antiche dei Vangeli Canonici inclusi nel N.T. Potrebbero attestarsi alla seconda metà del I secolo dopo Cristo, ed essere quindi contemporanea se non anteriore a questi ultimi.
Ostacoli incredibili
La scoperta di Nag Hammadi, come abbiamo visto, fu subito oggetto di aspre contese tra persone molto diverse.
Anche tra gli studiosi, le cose non si misero meglio. Nel 1952 divenne direttore del Museo Copto del Cairo lo zelante Pahor Labib, che ebbe subito la brillante idea di sorvegliare da vicino i codici, per tutelarne i diritti di pubblicazione e assicurarsi così una brillante carriera come studioso a livello mondiale. A tale scopo, restrinse l’accesso ai codici a pochi ‘eletti’, che,a loro volta, impedirono l’accesso a chiunque volesse visionarli finchè, nel 1961, dovette intervenire ( su richiesta) il direttore generale dell’UNESCO, facendo pressione affinchè i testi venissero pubblicati e potesse essere allestita una edizione fotografica, che permettesse agli studiosi internazionali di visionare i manoscritti e averli a disposizione. Il progetto fu concretizzato nel 1972 (dopo quasi trent’anni dalla scoperta!), con la pubblicazione del primo volume dell’edizione fotografica, cui fecero seguito altri nove volumi tra il 1972 e il 1979: tutti e tredici i codici poterono in tal modo diventare di dominio pubblico.
La divulgazione e la distrubuzione dei codici fu avvantaggiata soprattutto dall’iniziativa privata del prof. James Robinson, che aveva costituito un’equipe internazionale con l’obiettivo di copiare e tradurre la maggior parte del materiale, che potè essere mandato a vari studiosi, spezzando il monopolio che si era andato formano attorno alla scoperta.
La dottoressa E.Pagels(9), dei cui testi mi sono personalmente avvalsa per la presente ricerca, racconta che venne a conoscenza di questi codici nel 1968, durante la sua frequenza al corso di specializzazione in Storia del Cristianesimo, alla Harvard University. Tramite un suo insegnante, le fu possibile visionare una copia ciclostilata eseguita dall’equipe del prof.Robinson e ricorda che ogni pagina era timbrata con la seguente avvertenza:”Questo materiale è destinato unicamente allo studio privato di singoli designati.Né il testo né la sua traduzione possono venir riprodotti o pubblicati in alcuna forma, né per intero né in parte”.
Questa cautela era dovuta al fatto che non erano ancora apparse le pubblicazioni ufficiali.
Il suo insegnante e collaboratori incitavano gli studenti a imparare il copto, per poter affrontare il lavoro di traduzione direttamente sui testi ritrovati a Nag Hammadi.
La Pagels narra la sua sorpresa quando, giunta al Cairo nel 1975 per poter studiare ‘dal vivo’ i codici, li trovò raccolti in una sola e piccola sala della Biblioteca del Museo Copto, dove quotidianamente (tra bambini che giocavano e donne delle pulizie che lavavano i pavimenti) si metteva al tavolo per lavorare su quei testi, i cui originali erano montati in plexiglass, scritti in inchiostro nero su fogli bruno-dorati.
Solo tra il 1977-1980 si sono superati i numerosi ostacoli per poter finalmente rendere accessibili a tutti i manoscritti.
D.M. Scholer aveva pubblicato la Nag Hammady Bibliography, Leida,1971, un’imponente opera (regolarmente aggiornata con supplementi sul periodico NOVUM TESTAMENTUM), che elenca circa 4.000 libri,edizioni, articoli, recensioni degli ultimi trent’anni relativi alla ricerca sui codici di Nag Hammadi.
Filoni di Ricerca
I Codici scoperti a Nag Hammadi vengono studiati da più aspetti, nel senso che ogni studio o gruppo di studio indaga su specifici gruppi di testi conformi agli scopi della propria ricerca. In linea grossolanamente schematica vengono affrontati:
-i rapporti tra lo gnosticismo e la filosofia ellenistica
-i rapporti tra gnosticismo e magia, uso di pratiche ‘magiche’
-i rapporti tra lo gnosticismo e ambito religioso contemporaneo
-rapporti tra gnosticismo e Tradizione ebraica
-rapporti tra gnosticismo e cristianesimo primitivo
-rapporti tra gnosticismo e buddismo
-i contenuti letterari e della critica formale
- il simbolismo presente, le metafore e la mitologia
-il concetto delle potenze del male nello gnosticismo
-iconografia
La Pagels, in particolare, è partita dal fatto che le forme gnostiche di cristianesimo interagirono con l’ortodossia.
Molti dei primi seguaci di Gesù furono condannati come ‘eretici’ da altri cristiani.
Resta tuttavia da sottolineare come lo gnosticismo (dal greco ‘gnosis’=conoscenza) non sia un ramo del cristianesimo primitivo, a mio avviso, ma lo si ritrova in tutte le religioni, racchiudendo nella propria significanza una valenza che le trascende. Non ogni conoscenza è ‘gnosi’, ma il presupposto della ‘gnosi’ è la conoscenza di sé e, quindi, della propria natura divina.
La situazione al tempo di Gesù era tutt’altro che omogenea. Varie correnti erano organizzate in diverse comunità.
Alla fine del II secolo d.C. il Cristianesimo era divenuto un’Istituzione gerarchica a tre ordini: vescovi, preti,diaconi, che si consideravano i depositari della “vera” fede. I Pretoriani, che prima perseguitavano i vescovi cristiani, ora si facevano comandare da loro e,con l’appoggio del potere militare, la Chiesa di Roma aveva assunto un ruolo guida,respingendo via via ogni altro punto di vista come ERESIA.”Non può esistere che una sola Chiesa”, come attesta uno dei Padri (Ireneo), “e al di fuori di essa non c’è salvezza”. Chi vi faceva parte era chiamato ‘ortodosso’, che significa “colui che pensa rettamente” e abbraccia una religione che è cattolica, cioè universale. Chi non si identificava in questo, e manifestava idee diverse, venne dichiarato eretico ed espulso. Eppure esistevano, fino a quel momento, forme di cristianesimo eterogenee, numerosi vangeli e insegnamenti segreti, diffusi da Gesù o dai suoi seguaci.Lo ‘gnosticismo’ può considerarsi la forma più antica e più ‘minacciosa’, per la sviluppanda Chiesa.
Ippolito, che insegnava a Roma, nel 230 d.C.circa, redigeva un’altra poderosa opera “Confutazione di tutte le eresie”, con la motivazione seguente:” per esporre e confutare la perversa bestemmia degli eretici”.
Tertulliano (110-160 circa d.C.) userà il termine ‘apocrifo’al pari di ‘falso’ e Agostino da Ippona(354-430 d.C. circa) affermerà che “sono da considerarsi apocrifi non perché abbiano qualche autorità segreta ma perché non sono suffragati da alcuna testimonianza e provengono da non so quali spiriti presuntuosi” !
Questa ‘smania’ di debellare a ogni costo l’ “eresia”, sottende al timore del suo potere persuasivo, chiaramente. Il Cristianesimo primitivo era assai più diversificato di come lo conosciamo oggi e alcuni autori, come W.Bauer, ancor prima della scoperta dei codici di Nag Hammadi, lo aveva supposto. Nel 1934, infatti, egli scrisse “Orthodoxy and Heresy in Earliest Christianity” (traduzione dall’originale in tedesco)-Philadelphia, 1971-
I concetti espressi dai cristiani gnostici, difficilmente erano condivisibili dagli ortodossi. I loro libri furono considerati eretici e dati alle fiamme; chiunque ne detenesse commetteva un reato.
I testi di Nag Hammadi furono,con ogni probabilità, considerati proibiti ed estromessi dai Canoni (10) che si stavano progressivamente formando.
La lotta per il predominio del cristianesimo si attestava soprattutto sull’eliminazione di ogni traccia di qualsiasi altra forma religiosa. Infatti, quanto si conosceva su di essa, si ricavava da fonti ortodosse che la attaccavano.
Qualcuno prese i libri proibiti e pensò di seppellirli nel dirupo di Nag Hammadi, in Alto Egitto, per salvarli dalla distruzione, dove riposarono nella giara per circa 1600 anni.
Cosa è contenuto nei codici di Nag Hammadi
Insieme al Vangelo di Tommaso, legato insieme nello stesso volume, si trovò il Vangelo di Filippo, che afferma come la consorte di Cristo fosse Maria Maddalena, che Gesù soleva baciare spesso sulla bocca, cosa che rendeva gli altri discepoli indispettiti perché Lui l’amava più di quanto amasse loro.
Insieme a questi, vi era l’Apocrifo (libro Segreto)di Giovanni.
I cinquantadue testi di Nag Hammadi danno una visione dei primi secoli dell’era cristiana, e conservano alcuni testi del tutto ignoti fino al momento della loro scoperta. Alcuni di questi testi cristiani primitivi sono: il Vangelo di Verità, il Vangelo degli Egiziani(11); il Libro Segreto di Giacomo, l’Apocalisse di Paolo, la Lettera di Pietro e di Filippo, l’Apocalisse di Pietro, l’Apocalisse di Adamo, il Vangelo di Maria…
Inoltre testi con titoli particolari: Il Testimonio di Verità (ambientato nel Giardino dell’Eden, ma visto dalla parte del…serpente!); il Tuono,la Mente Perfetta, in cui si parla in termini di potenza divina al femminile; l’Origine del Mondo, l’Ipostasi degli Arconti, Dialogo del Salvatore, la Parafrasi di Shem,l’Insegnamento Autorevole[…] Lasciando al lettore la libera lettura di questi testi, e le debite riflessioni individuali, emergono alcune considerazioni che partono dal fatto che questi testi permettono di affrontare una ‘rilettura’ (simbolica) anche dei Vangeli Canonici.
Gesù diviene una ‘guida’, che Illumina il Discepolo e,quando questi è giunto alla meta, egli lo considera pari suo, e quindi ogni uomo puà divenire simile a Lui. Se nel Cristianesimo l’ideale di Dio appare irragiungibile per il comune mortale, per gli autori gnostici ogni uomo è dio, se impara a conoscere sé stesso. Un’accezione che, per il credo ortodosso, era ‘eresia’.
Concetti-cardine come la resurrezione della carne o la Verginità di Maria vengono affrontate in chiave simbolica e considerate ingenui malintesi su cui l’ortodossia vorrebbe speculare. In alcuni testi di Nag Hammadi si polemizza, in effetti, con l’ortodossia (come questa faceva con la corrente ‘eretica’) asserendo che la vera chiesa è quella degli gnostici e questi rifiutavano l’autorità del clero,il credo e il canone del N.T.
Dobbiamo ancora rispondere ad alcuni quesiti:chi ha stabilito il ‘canone’ ? E cosa comprende? Chi operò la selezione delle fonti? E perché?
Note:
(1)-Opera in cinque volumi che si suole citare Adv.Haer
(2)- Per entrambi questi manoscritti vedasi H.Ch.Puech in E.Hennecke-W.Scheemelcher, “New Testament Apocrypha” (Philadelphia, 1963).
(3)- Naj ‘Hammadi, si trova alle pendici di una montagna, Jabal al Tarif, costituita da numerossime grotte naturali (oltre 150), di cui in parte scavate.
(4)-Su questo personaggio è stato detto molto: per lungo tempo non se ne conobbe l’identità e la sua “scoperta” fu coperta da un segreto prolungato. Pare avesse preso parte,con i fratelli, alla vendetta sanguinosa del padre, morto assassinato qualche tempo prima dei fatti in narrazione. Nel 1975 sarà proprio lui a rivelare tutti i particolari del suo insolito ‘ritrovamento’ e i retroscena dell’intera vicenda.
(5)- Muhammad ‘Alì dirà in seguito che alcuni testi sono andati per sempre perduti, bruciati o gettati via.
(6)-G.Quispel, in “”Jung-een mens voor deze tijd”-Rotterdam, 1975)
(7)- Vangelo di Tommaso- II,32,10; pag.495; in “Apocrifi del Nuovo Testamento”, vol. I, a cura di Luigi Moraldi, Torino, 1971
(8)-H.Koester, Introduzione a “Gospel of Thomas”, in “The Nag Hammadi Library” (New York, 1977, pag.117).
(9)-Elaine Pagels, in “The gnostic Gospels”- “I Vangeli gnostici”,Trad.italiana a cura di Luigi Moraldi- (Oscar Saggi Mondadori, IV ristampa, 2000)
(10)- Secondo il Dictionnaire de thèologie catholique, il canone delle Sacre Scritture è “ la lista o raccolta,regolata dalla tradizione e dall’autorità della Chiesa, dei libri che, essendo di origine divina e dotati di autorità infallibile, contengono o formano essi stessi la regola della verità ispirata da Dio per l’istruzione degli uomini […] La canonicità è la constatazione ufficiale da parte della Chiesa, con una pubblica decisione o equivalentemente con l’uso e la pratica,di tale origine divina e di questa autorità infallibile” (T.II,col.1554-1555).
(11)-Si autodefinisce “Il [libro sacro]del Grande [Spirito]Invisibile”.
“NE BIBLOS”
Nel II secolo d.C. non era ancora stato 'fissato' un canone delle Scritture e vi era una coesistenza tra gli apocrifi e i testi 'canonici'. E' in questo periodo che i Padri della Chiesa inziano a raccogliere i testi che, nel III secolo, verranno denominati "Nuovo Testamento", segnando così una fase che definerei "cruciale" perchè portò alla concretizzazione di un duplice obiettivo:
-la produzione di un N.T.come complesso letterario istituito
-la chiusura della Bibbia in quanto composta di due parti distinte ma
"intertestualizzate", chiamate rispettivamente "Antico" e "Nuovo"Testamento.
Designando quest'ultimo, in maniera praticamente 'automatica', si designò un 'Antico Testamento' all'interno di un unico Libro, la Bibbia. Questo processo di 'unificazione' perenne venne comunque attuato piuttosto tardivamente da parte della Chiesa,a cui furono necessari svariati secoli per definirne la struttura completa.
Fu ad Alessandria d'Egitto che, nel II sec., stando a documenti pervenuti fino a noi, si conferì un nome alla raccolta degli scritti sacri cristiani, che si denominarono "ne Biblos", cioè il Libro (curioso come anche la comunità del deserto di Giuda o Qumran, chiamava la raccolta delle loro scritture "ha-Sepher"=il Libro).
La comunità giudaica locale di Alessandria viveva in condizioni di diaspora. L'Antico Testamento, figlio della Tradizione Giudaica, nacque da una traduzione, che portò ad una profonda conversione culturale.
La prima Bibbia tradotta in lingua greca nacque, abbiamo detto, da una diaspora all'interno della comunità giudaica di Alessandria d'Egitto, che produsse un notevole cambiamento culturale; molti furono gli autori giudei che scrissero su temi biblici riconducendosi a una determinata forma della letteratura greca classica. Fin dalle sue origini, quindi, la traduzione della bibbia annette in sè una vera e propria 'naturalizzazione' delle Scritture, favorendo un movimento letterario, cui si legò per sempre, progressivamente allontanandosi dal giudaismo, dalla cui matrice proveniva.
La prima traduzione greca fu chiamata DEI SETTANTA dalla tradizione posteriore, che fin dalle origini fu la Bibbia dei cristiani.
Il CANONE delle SCRITTURE
La parola "canone" (vedi nota n.10 prima parte), deriva dal greco "kanon" che significa "misura" o "regola" e, conseguentemente, si applica a tutto ciò che si "misura". A sua volta, "kanon" deriverebbe da una radice semitica, ebrea o assira, che ha come significato "canna" (la 'canna', in effetti,era un'antica unità di misura).
Ad Alessandria, la parola "kanon" era usata anche per definire un "modello", che poteva essere letterario, se ci si riferiva alla raccolta di opere classiche, ad esempio. Ancora oggi, se vi facciamo caso, utilizziamo il gergo "Fatto nella forma canonica" per definire qualcosa eseguito 'nella forma ‘classica’, secondo un modello di riferimento', non è forse vero?
I Padri della Chiesa fecero uso di questo termine come equivalente di "regola"nelle formule seguenti:
il "kanon della tradizione" (Clemente di Roma, + nel 96 d.C.)
il kanon della Chiesa ecclesiastica" (Clemente di Alessandria, 149-215)
il "kanon della verità" (Ireneo, + 220 circa)
il "kanon della fede" (Eusebio di Cesarea, 260-340)
I Padri della Chiesa diedero il nome "CANONE" alla raccolta istituzionalizzata dei libri bilbici, dichiarati 'ispirati da Dio' e considerati come contenenti una regola di fede e di vita eguale, per autorità, al magistero ecclesiastico. Fu un passo importante assegnare un riferimento letterario al termine 'canone', in quanto fino ad allora, nella Chiesa, questo si applicava a realtà teologiche o dottrinali.
Soltanto nel 360, con il Concilio di Trento, compare in un documento del magistero il termine 'canonico', con il significato di biblico, che avrebbe poi sempre conservato.
Sulle Scritture la Chiesa ha, fin dalle origini, esercitato il suo diritto di riconoscimento attraverso decreti, particolari o generali,disciplinari o dogmatici, a proposito di uno o più libri e talora nell'intera raccolta biblica. Ben presto, i vertici ecclesiastici del tempo si pronunciarono circa i contenuti, sui limiti e lo status dell'insieme dei testi sacri e non ha mai cessato di fare questo, periodicamente. Fu comunque con un altro Concilio di Trento, nella sua IV sezione, 1546, che la questione della "Canonicità" fu affrontata direttamente e dogmaticamente trattata, con il "Decreto sul recepimento dei libri sacri delle Tradizioni". Da esso,sarebbe dipesa essenzialmente la dottrina cattolica posteriore della "Sacra Scrittura".
Alla fine del II secolo era stata già effettuata una 'selezione' dei testi da inserire nella raccolta 'canonica', ma rimanevano alcune perplessità se inserire alcuni di essi, come la Lettera agli Ebrei, l'Apocalisse, la Prima Lettera di Clemente, il Pastore di Erma, l'Epistola di Barnaba.
La lista più completa dei testi canonici è giunta a noi dal FRAMMENTO MURATORIO, ritrovato nel 1740, databile al 200 d.C. circa.
Origene, uno dei Padri della Chiesa, afferma, al suo tempo, che i libri canonici del N.T. sono 22 (“XXVII Omelia sui Numeri"). Bisognerà attendere il IV secolo d.C., quando Atanasio di Alessandria(1) darà una lista completa dei libri dell'Antico e del Nuovo Testamento, ritenuti come 'autentici'.
Ricordiamo che un tempo, i Padri della Chiesa disponevano soltanto di piccoli rotoli (volumi) contenenti i vari libri della Scrittura e spesso si rendeva necessario svolgerli per metri prima di trovare il passo cercato. Non avevano gli strumenti archeologici, filologici, informatici che abbiamo oggi. Il loro, fu un lavoro manuale di enorme portata e importanza per la nascente Chiesa e anche per il suo sviluppo nei secoli successivi.
I Padri della Chiesa si riferivano al Libro dei SETTANTA, ritenuto divinamente ispirato, ma il loro imponente lavoro esegetico si estese anche ad altre versioni dell'Antico Testamento, e uno dei fautori di questa esegesi fu Origene, considerato il fondatore della scienza biblica.
Il vocabolo "esegesi" deriva dal greco e significa "spiegare, andare verso". Così come Gesù venne accolto come 'esegeta del Padre' ed esegeta di tutta la Scrittura (nel Vangelo di Giovanni, si viene condotti verso il Verbo e il Verbo ci conduce verso il Padre).
Origene affermava che "Le divine Scritture sono chiuse a chiave e sigillate, chiuse dalla chiave di Davide" e possono essere aperte, compiute, solo dal Cristo, che iconograficamente veniva anticamente raffigurato con il Libro chiuso sorretto in mano.
Nelle sue "Exaple", frutto di 25 anni di lavoro comparativo, Origene confrontò le sei versioni dell'Antico Testamento allora circolanti: ebraica; ebraica traslitterata in greco; la versione greca di Aquila(2); quella di Simmaco(3), l'edizione dei Settanta del II sec.,e la revisione di Teodozione (metà circa del II sec.).
I Padri della Chiesa, a partire dal II secolo d.C. aggiunsero al termine DIATHEKE' (in ebraico BERITH),che significa "Alleanza" usato nella versione dei "Settanta", che inquadrava un registro biblico e dottrinale, l'aggettivo KAINE',cioè "NUOVA", sottolinenandone il senso greco (già documentato da Democrito e Aristofane) che inquadrava un registto documentario e letterario, una volontà 'testamentaria'. Il termine "Nuova Alleanza" si latinizzò in seguito in Novum Testamentum.
Ireneo ebbe un ruolo fondamentale per il prevalere di QUESTA "Nuova Alleanza", facendola emergere dalle altre dottrine delle "Alleanze" che si erano andate sviluppando verso la fine del II sec.e che si basavano su tradizioni precedenti.
‘ANTICA’ E ‘NUOVA’ ?
Tale antitesi nacque probabilmente in Asia Minore e si strutturò in due unità testuali, anche se fra loro articolate in maniera da far apparire il Vecchio Testamento un testo profetico del Nuovo. Il principio dogmatico centrale che sta alla base dell'elaborazione dottrinale delle Scritture Cristiane è la loro ISPIRAZIONE DIVINA, concetto che si rifà agli insegnamenti e al linguaggio dei filosofi greci, Platone in primis, che furono ripresi agli albori del Cristianesimo nascente da Filone d'Alessandria, poi dai Padri della Chiesa. Tuttavia, la formula definitiva,"Dio è l'autore delle Scritture", comparve assai tardivamente, trovandosi per la prima volta durante Gregorio il Grande (+ 604 circa d.C.); tale accezione rimane al giorno d'oggi, ribadita con il Concilio Vaticano II. Come afferma Andrè Paul nel suo saggio su "Il Cristianesimo": " Dichiarare Dio l'autore della Bibbia, era proiettare nell'ordine dell'assoluto l'artificio letterario della pseudonomia, artificio che l'Antichità- classica, giudaica e cristiana-non aveva mai smesso di praticare".
I PADRI DELLA CHIESA
Dal II secolo d.C., emergono delle figure determinanti in seno alle comunità cui appartenevano: i Padri, o Abba, termine con cui Gesù chiamava suo Padre, che vengono identificati con un nome relativo alla città di appartenenza della comunità stessa.
Così troviamo, tra i primi ad avere ricevuto tale appellativo, i vescovi ELEUTERIO di Roma; POLICARPO di Smirne (69-156 d.C.); CIPRIANO di Cartagine, che morirono martirizzati; IRENEO da Lione(morto all'incirca nel 220); BASILIO di Cesarea e molti altri che hanno rappresentato una tappa importantissima nell'ambito della catechesi, della liturgia, dell'esegesi, della teologia. Come si legge nella figura 2, accanto ad ognuno dei loro nomi, troviamo le opere che ne hanno caratterizzato la forza della loro predicazione per la diffusione del Cristianesimo e la lotta all'eresia.
Erano personaggi dotati di un'Intelligenza viva e di competenza in vari campi del sapere, conducendo un dialogo con la cultura greco-romana, correndo i molti rischi allora vigenti, TRA CUI QUELLO DEL MARTIRIO. Essi ebbero il compito di 'trghettare' il cristianesimo facendolo emergere dalle varie correnti allora presenti. Uomini dotati di grande carisma.
Tertulliano era un giurista e ha codificato un vocabolario cristiano introducendo i termini di 'sacramento', 'battesimo','Trinità'; Ambrogio da Milano era un amministratore e ha organizzato la liturgia e il servizio dei poveri nella Chiesa di Milano.
Nella lotta alla gnosi, probabilmente non si resero conto che quanto gli gnostici professavano non era diametralmente opposto al loro pensiero, ma ritengo che in quel periodo giocassero un ruolo importante anche la politica, il predominio del potere, il consolidamento di un ideale universale che invece, progressivamente, la Chiesa cattolica contaminò a tal punto da creare fortissime correnti contrarie, che nel Medioevo riportarono in superficie tante 'eresie' (sedate con il sangue e con i roghi), sfociate nella Riforma Protestante. Ancora oggi possiamo renderci conto 'quante' chiese esistano, pur derivate dalla stessa 'matrice'.
Quando Ireneo scrisse, scagliandosi contro gli gnostici nella sua opera "Contro le eresie",IV, 20,7)questi passi:" La gloria di Dio è l'uomo vivente e la vita dell'uomo è la visione di Dio...Dio si è fatto uomo perchè l'uomo diventi Dio", dimostra come il significato profondo di quanto afferma è, in sostanza, la conoscenza di sè per trovare dentro di noi il germe divino. Allora perchè tanto accanimento nei confronti degli gnostici? Perchè l'uomo non poteva trovare da solo questa strada verso Dio, ma necessitava di una guida, quale voleva essere inderogabilmente la Chiesa Cattolica?
In tal modo, l'uomo comune ha perso la propria identità spirituale, confuso tra tanti dogmi e dottrine che gli hanno tolto la capacità di guardare in sè stesso, facendolo credere incapace di effettuare questa operazione.
Sradicando le proprie radici, l'uomo si è dovuto volgere ad una religione 'prestabilita', che fece comunque fatica a prendere piede.
Del resto, anche S.Agostino (354-430 d.C.) ribadisce i concetti universali alla base della Conoscenza umana, quando afferma che l'uomo riceve una 'forma'nella Creazione, la quale può 'alterarsi', ovvero divenire 'deforme' allontanandosi da Dio, o migliorare la propria forma (forma formosa, forma bella) se a Lui si volge, prima di essere conformato alla Forma per eccellenza, che è il Cristo. Non sono forse i concetti che ritroviamo nell’Esoterismo alchemico?
Penso che se la ‘dottrina’ o catechesi avesse puntato molto sul simbolismo cristiano, su una Verità universale, non vi sarebbero state tante fratture e frammentazioni. Oggi con fatica si cerca di ritrovare il senso autentico della religione cristiana,a lungo troppo infarcita di dogmi rigidi che hanno portato alla ricerca di altre fonti, al bisogno di Conoscere quanto sta alla base delle altre religioni, delle altre fedi, della Filosofia, delle correnti appunto definite 'gnostiche', per trovarvi- ciascuno secondo i propri parametri valutativi- una dimensione 'sacra', di cui attualmente si sente particolarmente la necessità.
Conoscere Cristo, non è conoscere a memoria il Vangelo ma penetrare dentro sè stessi per riuscire a trasfigurarci come esseri umani dalla materialità alla spiritualità, per trasmutare la pietra grezza che siamo in pietra perfettamente levigata. Morire alla nostra materialità per rinascere divinizzati nella Luce di Cristo.
I SENSI DELLA SCRITTURA
Fu Origene a proporre la teoria dei "quattro sensi" della Scrittura(5):
-LETTERALE, informa sui fatti come si sono svolti
-ALLEGORICO, vede la realizzazione delle Scritture nel Cristo
-MORALE, indica ciò che si deve fare
-ANAGOGICO, orienta verso l'escatologia, la realtà a venire
Origene ne prese a riferimento sostanzialmente due, quello letterale e quello allegorico o Spirituale. Questo conferma quanto ho espresso poco sopra, che si era ben compreso come le Letture andassero oltre il significato essoterico (accessibile a tutti, che appariva a prima vista) e dovessero assolutamente essere penetrate nel profondo per comprenderne il nascosto significato (esoterico) che, come dice lo stesso Origene, riferendosi al senso spirituale " è sempre parlante, laddove quello letterale appare invece insufficiente".
La "sistematizzazione"dei 'quattro sensi' di Origene, avverrà duecento anni dopo, con Giovanni Cassiano, che li estende alla città di Gerusalemme, da intendersi in senso: -STORICO, intesa come la città degli Ebrei; -ALLEGORICO, la Chiesa del Cristo,-ANAGOGICO, come città celeste, Madre di tutti noi; MORALE, l'anima dell'uomo.
TRADIZIONE E SCRITTURA
"La Tradizione è la trasmissione viva del deposito della fede in situazioni sempre nuove.Non soltanto una memoria che si conserva, dunque, ma un dono da realizzare"(6)
Il termine "Tradizione" deriva dal greco paradosis e indica ciò che viene trasmesso. Per il Cristianesimo, la Tradizione si basa sugli insegnamenti di Gesù Cristo agli Apostoli, che la tramandarono a loro volta, alimentando una Tradizione ininterrotta che -secondo la Chiesa- fu portata avanti dai vescovi e legittimata dalla concordanza tra la regola di fede e l'interpretazione delle Scritture. Secondo Ireneo, la Tradizione Apostolica è l'unica accoglibile poichè riconosciuta dalla Chiesa, al contrario di quelle gnostiche, che hanno un riconoscimento solo da parte dei loro stessi 'autori'.
Ma con lo svilupparsi e l'estendersi delle 'eresie' cristologiche e trinitarie del IV secolo, il concetto di Tradizione era destinato a cambiare volto poichè fu necessario definire attraverso Concili Ecumenici 'cosa' fosse la Tradizione, in quanto le sole Scritture non davano una risposta precisa. Ecco, allora, che i Padri ebbero un ruolo decisivo anche in questo ambito. Nel V secolo, Vincenzo di Lèrin nel suo "Commonitorium" pone i criteri della Tradizione, definendola universale, antica e concorde.
Nel 451, al Concilio di Calcedonia, si definirà che "Cristo è vero Dio e vero Uomo". Ne consegue lo scisma delle Chiese "non calcedoniane" (siriana, armena, copta). Nel 1054 vi sarà lo scisma definitivo tra Chiesa d'Oriente e d'Occidente. Nel 1215 il IV Concilio del Laterano sancirà la reale presenza del corpo e del sangue di Cristo nell'eucaristia. Negli anni tra il 1378-1417 scoppia il grande scisma d'Occidente e, nel 1438, fallisce il tentativo di riunificare la Chiesa Cattolica con quella Ortodossa. Nel 1517 Martin Lutero dà il via alla Riforma Protestante.Nel 1531-34 il re d'Inghilterra Enrico VIII si autoproclama capo della Chiesa Anglicana e la stacca da Roma. Nel 1869-70 verrà stabilita l'Infallibilità papale,con il Concilio Vaticano I e istituito il dogma dell'Immacolata Concezione. Nel 1962-65 il Concilio Vaticano II avvia un processo di ammodernamento della Chiesa.
Una tradizione che si evolve ed è dinamica, nel corso dei secoli, al fine di preservare la fede apostolica.
Per la dottrina cristiana vi è differenza tra Tradizione e Scrittura, definendole ambedue "Fonti della Fede", definite "sante" ed "ispirate" in cui il contenente, letterario, prese il nome del contenuto, dottrinale. Si ritrovano i primi accenni di questa terminologia negli scritti di Melitone, vescovo di Sardi, che visse al tempo di Ireneo e suo conterrraneo.
Il Cristianesimo si attivò sempre per imporre queste denominazioni, mentre il Giudaismo aveva fissato le sue due formule: TORAH scritta e TORAH orale.
Per il Giudaismo, Tradizione e Scrittura sono la stessa cosa, la fonte della fede sta esclusivamente nella "Torah" o"Dottrina".
Cogliamo una sostanziale differenza: nel Cristianesimo, le Scritture Sante (la Bibbia) sono solo scritto ("Testamento"), nel Giudaismo, gli Scritti Sacri (biblici,Talmudici e altri) sono 'dottrina' (Torah). In parole povere, il Giudaismo racchiude la sua Tradizione nella sua duplice Torah, mentre il Cristianesimo-con il suo doppio Testamento - la postula come distinta.
Il Giudaismo fa riferimento ad una "lingua del Santuario",che è l'EBRAICO, mentre qualsiasi lingua con cui la Bibbia si esprima è "santa".
La Bibbia si impose grazie anche alle numerossime traduzioni che hanno permesso a gruppi lingustici diversi di leggerla nella propria lingua. La storia della Bibbia si confonde, in effetti, con quella delle sue versioni, che possiamo sintetizzare in due grandi momenti:
- quello delle versioni Antiche: comprende tutto il periodo post-apostolico fino al Medioevo compreso, con la traduzione di Cirillo e Metodio, del IX sec.; la Bibbia araba del grande scrittore Saadia Gaon (885-942 d.C.). Comprende inoltre le bibbie greche, latine, aramaiche, siriache, etiopiche, copte e armene.
-quello delle versioni "moderne" che punteggiano la storia della stampa. Nella figura 5, copia di pagina stampata a Magonza nel 1450-55 da Gutenberg, che creò il primo libro a caratteri mobili commerciabile.
Stando a cifre ufficiali, alla fine del 1986 esisteva la traduzione di almeno un libro biblico in milleottocentoquarantotto lingue; mentre l'intera Bibbia aveva almeno 301 traduzioni e il solo NUOVO TESTAMENTO ben 633 (all'inizio del XIX secolo ne esistevano 71).Questo proliferare pare sia dovuto soprattutto ai protestanti.
Un'antica tradizione narra che Ufila (311-383 d.C.), vescovo dei Goti, avesse inventato l'alfabeto gotico per tradurre le Scritture (nella sua Bibbia non comparirebbero i libri dei Re I e II per evitare di scatenare reazioni bellicose nei suoi compatrioti). Sembra che alla stessa maniera siano nati l'alfabeto armeno e cirillico!
Nelle aree di influenza del Cristianesimo fu disponibile per lungo tempo come Bibbia Ufficiale la “VULGATA” di S.Gerolamo(4) (redatta tra il 347 e il 420 d.C.) o le traduzioni tratte direttamente da essa.
LA "VULGATA" era stata definita 'la sola autentica' dal Concilio di Trento del 1546. Nel 1943, Pio XII la ricollocò –dandole quindi un limite-tra le versioni antiche e quindi si passò a tradurre la Bibbia dai testi originali.
In Francia e altri paesi di religione cristiana, una nuova Bibbia si sarebbe imposta come Vulgata: la Bibbia di Gerusalemme,diretta dai Domenicani, elaborata opera di biblisti cattolici che adottarono un rigorso metodo di lavoro, sia scientifico che letterario (pubblicata in edizione manualistica nel 1955).
Nel 1960 si giunse alla "Traduzione Ecumenica della Bibbia" (T.O.B.), frutto di una collaborazione di biblisti cristiani, protestanti e ortodossi. Il N.T.apparve nel 1973 e l'Antico nel 1975.
A titolo puramente conoscitivo, ecco alcune delle Bibbie 'moderne' esistenti:
-la Bibbia di Lutero (1534),la Bibbia canonica della Chiesa protestante di Germania
-la King James Version o Authorized Version,completata sotto re Giacomo I,nel 1611, che occupò un posto unico nella Chiesa e nella Nazione inglese per oltre 250 anni –
.
-Bibbie francesi (nel XVI secolo spicca quella di Lefèvre d'Etaples,traduzione della Vulgata latina che per i cattolici ebbe un ruolo al pari di quella di Lutero per i protestanti;
-Nuove edizioni rivedute delle due Bibbie secolari (di Luois Second, per i protestanti, e di Augustin Crampon,per i cattolici-uscirono negli anni 1950-1960-1970)
-la Bibbia del Centenario, protestante
-la Bibbia del rabbinato, giudaica
-la Bibbia di Andrè Chouragui, franco-israeliana
-la Bibbia di Emile Osty, cattolica
-la Bibbia della Plèiade, non confessionale
-la New English Bible (1970), patrocinata dall'insieme delle Chiese d' inghilterra
-la New American Bible (1970), opera congiunta di biblisti cattolici e protestanti
-la Nueva Biblia espanola, Madrid, 1975
La prima copia in italiano della Bibbia si ebbe nel 1471, e fino al 1500, circolavano in Italia unidici edizioni della Bibbia volgarizzata (un’edizione ogni tre anni circa), tradizione che si prolungava dall’età medievale.
Oggi il Cristianesimo è la religione più diffusa del mondo, con 2 miliardi di fedeli, ripartiti in oltre 20.000 denominazioni e movimenti.
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Di seguito, un elenco (probabilmente incompleto) che raccoglie i Testi Canonici e Apocrifi (che tra gli specialisti si definiscono "pseudoepigrafici")fino ad oggi ritrovati(7):
Manoscritti dei Vangeli Canonici:
- CODEX SINAITICUS (IV secolo d.C.): Contiene quasi tutto il Vecchio Testamento; il Nuovo Testamento; la “Lettera di Barnaba”; “Il Pastore di Hermas”. Fu scoperto nel 1844 nel monastero di S.Caterina da Tischendorf. E’custodito nel British Museum di Londra.
- CODEX VATICANUS (IV sec. d.C)contiene l’Antico Testamento ( di cui mancano una cinquantina di pagine, andate perdute) e il Nuovo Testamento fino all’Epistola agli Ebrei, IX, 4. E’ entrato in Vaticano tra il 1475 e il 1481.
- CODEX ALEXANDRINUS ( V sec.d.C.). E’ cutodito al British Museum di Londra.
- CODEX EPHRAEMI RESCRIPTUS (V sec. d.C.). E’ custodito alla Biblioteca Nazionale di Parigi.
- CODEX BEZAE O CODEX CANTABRIGENSIS (V o VI sec. d.C.)
- CODEX FREER (V secolo)
- CODEX KORIDETHI ( databile tra il VII e il IX sec.), proveniente da Koridethi (Caucaso)
- CODEX REGIUS, detto anche CODEX PARISIENSIS (VIII sec.)
- CODEX BERATINUS, proveniente da Berat (Albania, VII sec.)
- CODEX ATHUSIENSIS (VIII-IX sec.)
- CODEX VERCELLENSIS (IV sec.)- Vercelli
- CODEX VERONENSIS (IV-V sec.)-Verona
- CODEX CULBERTINUS (XII sec.)- Parigi
- CODEX SANGERMANENSIS (VIII sec.)- Parigi
- CODEX BRIXIANUS (VI sec.)- Brescia
- CODEX PALATINUS (V sec.)-Dublino
- CODEX BOBIENSIS (V sec.)
- -CODEX MONACENSIS ( VI-VII sec.)
- CODEX CURETONIANUS (IV sec.)
Alcuni Papiri contenenti i Vangeli Canonici:
- PAPYRUS P1 (III- IV sec. d.C.)
- PAPYRUS P3 (VI sec.)
- PAPYRUS P 37 (III- IV sec.)
- PAYRUS P 45 ( III-IV sec.)
-
MANOSCRITTI SIRIACI ( V e VI sec.)
MANOSCRITTI COPTI (IV sec.): alcuni di essi sono scritti in saitico, dialetto dell’Alto Egitto.
MANOSCRITTI COPTI ( il più antico databile al IX sec. d.C.): sono scritti in Boerico, dialetto del Basso Egitto.
Manoscritti degli Apocrifi:
- CODEX ASKEWIANUS, più conosciuto come PISTIS SOPHIA (databile al V sec.d.C.).Redatto in lingua copta tebana o saidica.Fu scoperto nel 1785.
- CODEX di BRUCE . Scritto in copto tebano (IV-V secolo).Scoperto nel 1769
- CODEX BEROLINIENSIS 8502 ( V sec.).In copto tebano
- PROTOVANGELO DI GIACOMO
- VANGELO DI PIETRO (VIII sec.) Scritto in greco e scoperto nel 1887 in Alto Egitto
- APOCALISSE DI PIETRO (VIII sec.). Anche questo come il precedente.
- VANGELO DELLO PSEUDO-MATTEO (VI-VII sec.)
- RACCONTI DELL’INFANZIA DEL SIGNORE, detto Vangelo dello Pseudo-Tommaso (V sec.) Ha dato origine al Libro Armeno dell’Infanzia, del VI secolo e al Vangelo Arabo dell’Infanzia, del VII sec.)
- VANGELO DI NICODEMO, noto come ATTI DI PILATO (IV sec.). In versioni copte e siriane.
- VANGELO DI GAMALIEL (VII sec.). Scritto in copto ed etiopico
- TESTAMENTO DI GALILEA DEL NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO (VIII sec.). In copto ed etiopico
- I MIRACOLI DI GESU’ (IX sec.). Scritto in Etiopico
- VANGELI DEI DODICI APOSTOLI ( date diverse)
- VANGELO DI BARTOLOMEO (V sec.). Scritto in copto, ne restano frammenti.
- ATTI DI GIOVANNI (IV sec.).Redatto in greco, ne restano i 2/3
- ATTI DI PIETRO (V sec.). Scritto in greco, resta solo la parte finale.
- ATTI DI PAOLO, detti anche ATTI DI PAOLO E DI TECLA (V sec.), nelle loro versioni siriana,slava e araba; nel V sec. compare anche la prima versione in greco.
- ATTI DI ANDREA (VI sec.).Scritto in Latino.Esistono frammenti in Greco.
- ATTI DI TOMMASO (VI sec.,data per la versione latina)
- APOCALISSE DI PAOLO (V sec.).Scritto in Greco.
- VANGELO DI TOMMASO, detto anche LE PAROLE SEGRETE DI GESU’ (IV o V sec.?).Redatto in Copto,cha fa parte dei 52 testi di NAG HAMMADI.
- OMELIE CLEMENTINE (V sec.). In Greco.
- 49 manoscritti scoperti a KHENOBOSKION nel 1947 (ROTOLI DEL MAR MORTO)
NOTE:
(1)- Atanasio in "Lettera festale XXXIX” (lettera che i patriarchi di Alessandria inviavano ai fedeli delle loro comunità per indicare, anno con anno, la data della Pasqua)
(2) -Giudeo vissuto all'epoca dell'imperatore Adriano, 130 d.C; presenta un testo qualitativamente elevato, facendo una traduzione letterale dall'ebraico, ispirandosi all'esegesi rabbinica palestinese
(3)- Giudeo vissuto al tempo dell'imperatore Settimio Severo
(4)-S.Gerolamo ha probabilmente usato l'unica copia delle Exaple di Origene, che erano conservate nella Biblioteca di Cesarea in Palestina, per realizzare la versione latina della sua "Vulgata" la quale, pur se non completa, è un passo 'avanti' rispetto alle versioni della Vetus Latina che circolavano allora.
(5)-Interpretazione di Henri de Lubac in "Esegesi Medievale"
(6) “Cos’è la Tradizione?”, Cenacolo, pag.41, 2/2004
(7)-da R.Ambelain, "I Templari"
Bibliografia consigliata e consultata:
- Atlante delle Religioni-aa.vv, UTET, da cui sono tratte le immagini non altrimenti specificate
- Dossier."I Padri della Chiesa",inserto al n.2 di "Cenacolo", Mensile di Attualità Religiosa e Sociale dei Padri Sacramentini, da cui è stata tratta la figura n.2 e n.11
- "Nascita di una religione.Le origini del Cristianesimo",U. Bonanate (Bollati Boringhieri)
- "La conversione dell'Europa dal paganesimo al Cristianesimo", R.Flethcer (Corbaccio)
- “Figli di Abramo”, J.Longton (Interlogos e Lev)
-“Dizionario comparato delle religioni monoteistiche”,a cura di L.Asciutto (Piemme)
- “Le Tarsie di Lorenzo Lotto.Un itinerario fra Bibbia e Alchimia” Ferrari Editrice, da cui sono tratte le figure n.9 e n.10
- Atlante delle Religioni-aa.vv, UTET, da cui sono tratte le immagini non altrimenti specificate
- Dossier."I Padri della Chiesa",inserto al n.2 di "Cenacolo", Mensile di Attualità Religiosa e Sociale dei Padri Sacramentini
- "Nascita di una religione.Le origini del Cristianesimo",U. Bonanate (Bollati Boringhieri)
- "La conversione dell'Europa dal paganesimo al Cristianesimo", R.Flethcer (Corbaccio)
- “Figli di Abramo”, J.Longton (Interlogos e Lev)
-“Dizionario comparato delle religioni monoteistiche”,a cura di L.Asciutto (Piemme)
- “Le Tarsie di Lorenzo Lotto.Un itinerario fra Bibbia e Alchimia” Ferrari Editrice
Fonte:http://www.fuocosacro.com/pagine/gnosticismo/librisegreti.htm