La colpa. Per quanto sia chiaro che il problema della colpa
sia di ordine sovrastrutturale, questo sentimento appartiene a chi lascia.
Decidere di interrompere il rapporto con un'altra persona significa prendere
posizione con coraggio, troncando qualcosa che continuerebbe e fare a meno di
una compagnia divenuta abituale. Le
faccende di coraggio non sono per tutti.
Accade così che il lasciante diventi Assassino, per
alleggerire sulle sue spalle il peso della colpa. Ognuno ucciderà con il suo
stile, ma quanto più il legame è stato profondo, tante più saranno le sue
armi. Il lasciante diventa assassino perché
per potersene andare leggero decide di distruggere alle fondamenta l’altro. Lo
può fare perché lo conosce bene ed il continuare ad essere amato gli conferisce
il potere necessario. La persona con cui
aveva condiviso una vita diventa “una persona con problemi strutturali”, un
essere “incapace di dare ascolto e spazio”, una persona non eccitante (“Non sei
una rappresentante del mondo erotico perché cerchi un contatto profondo” è
soltanto una modulazione particolarmente crudele di questo leit motiv comune,
rafforzata dall’alabarda spaziale della psicoanalisi, usata purtroppo in questo
caso come strumento di difesa e di offesa ). Il rapporto intrecciato si riduce
unicamente ad “un rapporto malato” che forse da anni si voleva interrompere non
facendolo sono per paura di “restare solo”. Così facendo il lasciante uccide il
lasciato togliendogli però anche il morto su cui piacere. Non è mai esistito
nulla, ciò che ha cambiato il lasciato era soltanto una fantasia, nemmeno
condivisa. Nella vita non è riuscito a meritare amore come credeva, nonostante
i suoi limiti. Per estensione poi, data la pregnanza del legame così reciso,
ogni altro legame analogamente appare come il nascondimento dello stessa lacerante
ed assurda menzogna. Il lasciante nega un morto su cui piangere al lasciante,
ed impedisce pure che un funerale sia svolto perché non ha il coraggio di dire “ti
lascio “ ma induce gli altri a farlo. Il lasciante si trova gli occhi talmente
asciutti che capisce bene cosa sia accaduto nei fatti, ma si sente tradito l’ennesima
volta e come sanguinante, senza che la ferita possa fermare la sua emmoragia.
Come ho detto io non credo alla colpa, perché il conflitto è
parte di noi e nulla quadra. Ma credo che ciò valga osservando noi stessi
mentre il contatto con l’altro richieda un altro ordine di valutazioni. Deve
esistere un punto nel tempo in cui riuscire ad avere rispetto di chi abbiamo
amato, non importa quando. Lo ha distrutto semplicemente per rimuovere il fatto
che volevamo staccarci da una persona che infondo non aveva nulla che non
andasse. L’astio in lui cresceva perché a causa del suo amore non ci
riuscivamo. Ha poi ritagliato tra le verità soltanto quelle che gli comodavano,
per che la propria auto rappresentazione non ne uscisse lesa. L’assassino ha
ucciso e mutilato per sempre se stesso.
sia di ordine sovrastrutturale, questo sentimento appartiene a chi lascia.
Decidere di interrompere il rapporto con un'altra persona significa prendere
posizione con coraggio, troncando qualcosa che continuerebbe e fare a meno di
una compagnia divenuta abituale. Le
faccende di coraggio non sono per tutti.
Accade così che il lasciante diventi Assassino, per
alleggerire sulle sue spalle il peso della colpa. Ognuno ucciderà con il suo
stile, ma quanto più il legame è stato profondo, tante più saranno le sue
armi. Il lasciante diventa assassino perché
per potersene andare leggero decide di distruggere alle fondamenta l’altro. Lo
può fare perché lo conosce bene ed il continuare ad essere amato gli conferisce
il potere necessario. La persona con cui
aveva condiviso una vita diventa “una persona con problemi strutturali”, un
essere “incapace di dare ascolto e spazio”, una persona non eccitante (“Non sei
una rappresentante del mondo erotico perché cerchi un contatto profondo” è
soltanto una modulazione particolarmente crudele di questo leit motiv comune,
rafforzata dall’alabarda spaziale della psicoanalisi, usata purtroppo in questo
caso come strumento di difesa e di offesa ). Il rapporto intrecciato si riduce
unicamente ad “un rapporto malato” che forse da anni si voleva interrompere non
facendolo sono per paura di “restare solo”. Così facendo il lasciante uccide il
lasciato togliendogli però anche il morto su cui piacere. Non è mai esistito
nulla, ciò che ha cambiato il lasciato era soltanto una fantasia, nemmeno
condivisa. Nella vita non è riuscito a meritare amore come credeva, nonostante
i suoi limiti. Per estensione poi, data la pregnanza del legame così reciso,
ogni altro legame analogamente appare come il nascondimento dello stessa lacerante
ed assurda menzogna. Il lasciante nega un morto su cui piangere al lasciante,
ed impedisce pure che un funerale sia svolto perché non ha il coraggio di dire “ti
lascio “ ma induce gli altri a farlo. Il lasciante si trova gli occhi talmente
asciutti che capisce bene cosa sia accaduto nei fatti, ma si sente tradito l’ennesima
volta e come sanguinante, senza che la ferita possa fermare la sua emmoragia.
Come ho detto io non credo alla colpa, perché il conflitto è
parte di noi e nulla quadra. Ma credo che ciò valga osservando noi stessi
mentre il contatto con l’altro richieda un altro ordine di valutazioni. Deve
esistere un punto nel tempo in cui riuscire ad avere rispetto di chi abbiamo
amato, non importa quando. Lo ha distrutto semplicemente per rimuovere il fatto
che volevamo staccarci da una persona che infondo non aveva nulla che non
andasse. L’astio in lui cresceva perché a causa del suo amore non ci
riuscivamo. Ha poi ritagliato tra le verità soltanto quelle che gli comodavano,
per che la propria auto rappresentazione non ne uscisse lesa. L’assassino ha
ucciso e mutilato per sempre se stesso.