I colori gialli e rossi dei pappagallini sul tetto del tempio dorato di Amritsar,
il colore viola delle sottanone dei guardiani del tempio, con quelle
lunghe barbe bianche e le lance, il colore dorato delle guglie dei
templi, e quello arancione dei tramonti sul Gange.
La mia India è fatta di odori.
Da quello del dolce del sandalo a quello acre dell'incenso, a quello disgustoso dei morti bruciati a Benares.
L'odore delle spezie, del charas, del chapati ancora caldo, della pioggia che non smette mai. E quello di ferro acido dei treni,
mescolato all'odore dell'uomo e di quanto lo circonda...
La mia India è fatta di sapori.
Quello del curry, dello zenzero, della canna da zucchero masticata, del
riso scotto e scondito, delle salsine pestifere e rivitalizzanti. Il
sapore fresco del lime, quello gelido del lassi, quello rovente del ciai.
La mia India è fatta di suoni e di rumori.
Da quello degli alberi squassati dai monsoni a quello delle musiche e
delle nenie che provengono di notte dai templi, dalle campanelle agli
incitamenti dei guidatori degli autobus, al cicaleccio degli asili di
campagna agli insopportabili clacson di Bombay. Le voci dei mercati, il ronzio dei ventilatori, il sibilo del vapore. Il silenzio della mente.
La mia India è fatta di caldo.
Di quel caldo insopportabile come una morsa, avvolgente, opprimente,
appiccicoso, asfissiante. Che si fa amare solo alla sera, quando si
puo' tirare tardi a chiacchierare su di una veranda, bevendo te' e
fumando bidi, o dormire su di un charpai all'aperto sotto le stelle.
Ma soprattutto è fatta di volti.
Tristi, allegri, senza denti, vaiolosi, scostanti, ingenui.Volti di
persone appiccicose, avide, generose, infantili, ciniche, rassegnate.
Di occhi stupiti di bambini, di occhiate invidiosi di adulti, di
sguardi liquidi di sadu e di miti e amichevoli espressioni di vecchi.
Che altro?
Di sofferenza, di fatica, di estasi, di sollievo, di notti gelate nel
deserto, di caldi risvegli sotto la condanna dell'alba, di paura, di
stupore... Di corse pazzesche negli scooter di Delhi, di lunghi tragitti sul tetto degli autobus,
di folle fitte e colorate, di elefanti in mezzo alla strada. di perdita del senso della realtà, di
calma, di dialogo con se stessi, di desiderio di restare e di paura di farlo.
E di terribile struggente nostalgia.