Bumble-bee ha scritto:...
non intendevo questo. Due persone possono non essere amiche senza per questo essere per forza nemici, non ti pare? ....
OT (sempre a rischio defenestrazione)
approfitto della frase che ho quotata da Bumble-Bee per esprimere un altro mio pensiero che si può
applicare a quelle che io spesso chiamo "Cultura del no"/"Cultura del si" o talvolta
"Civiltà dell'odio"/"Civiltà dell'amore".
Questo: nella cultura del "no" lo sconosciuto, la persona che incontri, quello che è fuori della tua cerchia "familiare"
è pregiudizialmente un nemico. Potrà diventare amico solo attraverso un cammino di prove e di verifiche
più o meno lungo, più o meno difficile a seconda della sospettosità personale, dei costumi locali, dell'educazione eccetera...
Viceversa, nella cultura del "si", la persona che incontri ha il dono dell'amicizia da subito (ovvio non di intimità, ma di rispetto e stima gratuitamente attribuita) salvo poi a manifestare in seguito antipatia, avversità, ostilità e trasformarsi così in "nemico".
Ripeto non ne faccio una questione di persone, ma genericamente di ambiente.
Come esempio banale: se tu il Austria incontri una signorina per strada, le sorridi e la saluti, certamente ne
riceverai in cambio un saluto ed un altrettanto franco sorriso.
Conosco posti dove è decisamente rischioso sorridere per strada ad una donna che non conosci... ma rischioso proprio!
E voglio riportare (lo cito spesso) un frammento di colloquio avuto con un amico, che mi appuntai... tanto tempo fa.
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Reciprocità
«Ma perché, quando vai per la strada
sorridi alle persone che incontri?»
«Perché sono contento che siano vive»
«Ma, scusa, per te non è importante
d’essere vivo tu?»
«Anche. Ma se loro non fossero vivi,
a chi potrei sorridere? e senza sorriso,
che vivrei a fare?»
Lucio Musto Monsano, 28/02/01 12.36
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ecco, il mio caro amico era e rimana un caro amico, Solo, ha una mentalità diversa, e si stupisce.
FINE OT