Cosa sono le fobie? Perché insorgono?
Si tratta di paure difficili da eliminare, ricorrenti, intense e non apparentemente giustificate dalla situazione che appare legata al loro manifestarsi.
Secondo la psicoanalisi classica sarebbero sintomi nevrotici, derivanti cioè da uno spostamento, la cui vera causa è inconscia e legata a desideri sessuali o a spinte aggressive che il soggetto condanna. L’oggetto fobico sta alla vera causa della paura, come il simbolo sta a ciò a cui rimanda.
La differenza tra fobia e paura sarebbe quindi nella qualità dell’elemento di realtà che contengono: la paura è connessa ad un oggetto reale per via diretta, mentre la fobia lo è per via indiretta tramite un simbolo, ovvero un oggetto reale differente da quello che davvero spaventa. Tale oggetto inoltre nella fobia è interno e in virtù del camuffamento non ne è consapevole.
Anche il razzismo, per quanto sostenuto da teorie elaborate in modo cosciente poggia su una forma di fobia, che ne giustifica la concepibilità: la xenofobia.
La xenofobia indica paura verso ciò che è estraneo e quindi diverso. Si manifesta come razzismo e intolleranza nei confronti di gruppi umani che hanno caratteristiche differenti dal nostro e che non ci sono familiari.
Se è vero che ogni fobia poggia in realtà su qualcosa di rimosso che è la reale causa del nostro timore e che appartiene a noi stessi, cosa può essere questo qual cosa in questo caso? Qualsiasi cosa sia, deve essere qualcosa di ampiamente condiviso e di cui in un’ottica di economia psichica appare molto poco conveniente rendersi conto. Cosa spaventa nel diverso? Cosa il diverso minaccia di noi? Quale può essere quella cosa che è nostra, che temiamo e che esorcizziamo attraverso l’odio per il diverso?