Inizio
L’Umanità è undici persone.
Micaela, Katy (con la “y” mi raccomando!), Luisa, Maria, Gloria, Isabella e Sara sono le donne.
Nicola, il più vecchio di tutti, Mirko1, Mirko 2 ed io, che mi chiamo Lucio, gli uomini. E non mi chiedete conto dello scherzo del Destino che in un gruppo così ristretto abbia voluto due col nome poco comune di Mirko. Il destino è fatto così. Strano.
Non mi chiedete neppure, perché per pudore non lo rivelerò, com’è possibile che un intero equipaggio di una vedetta siderale di classe A, undici esperti astronauti come siamo noi, possano essere rimasti appiedati e naufraghi su una schifoso maledettissimo pianeta come questo senza essere nemmeno riusciti a inviare un messaggio subeterico di emergenza o lanciare un ovulo di autolocazione interspaziale per farci venire a salvare da una pattuglia della Coalizione o di una qualche altra razza intelligente amica di questo ramo della Galassia.
Ora siamo qui, assolutamente soli e definitivamente perduti all’Intelletto Cosmico. Nessuna speranza di essere recuperati, nessuna illusione di rivedere i nostri pianeti, le nostre case, le nostre famiglie. Da oggi, e per sempre, noi siamo soli.
Siamo gli unici, e siamo soli.
Come ci ricorda Nicola, che in quanto più anziano di tutti ora, che non contano più gradi e gerarchie, è anche il nostro capo, non resta valido per noi che il primo articolo del “Codice della Marina”, quell’articolo che mai abbiamo capito bene, pur conoscendolo da sempre a memoria.
Quell’articolo che mai avremmo pensato potesse servire a qualcuno o a qualcosa. Dice:
“Noi siamo l’Umanità. Sempre, e dovunque”.
Anche un’altra cosa non dirò: i nostri gradi, la nostra razza, le nostre speciali qualifiche. Di noi ho già rivelato i nomi, ma non rivelerò nient’altro.
Con l’energia che rimane nella nostra vedetta naufragata incideremo profondamente la roccia di questo pianeta per lasciarvi in eredità il nostro messaggio, la nostra benedizione.
Poi ci ameremo e ci riprodurremo, mischiando per voi i nostri geni e darvi ogni possibilità, perché voi, tutti voi, siate egualmente nostri figli.
Perché noi, gli unici undici di questo mondo, siamo anche i primi, e voi, la nostra Umanità.
Lucio Musto 9 maggio 2004 parole 354
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