Donne che per amarlo avrebbero fatto qualunque cosa, persone con la vezza dell'accudire.
Alle quali regalare un sogno, e una nevrosi. Alle quali mostrare favole che poi si infrangono contro chiusure e psicosi.
Alle quali far provare danze al contempo goliardiche ed autodistruttive, da portare al limite, perche' di quel limite ha "bisogno".
Se una donna improvvisamente riprendeva luce negli occhi dopo tanto tempo, e poi in seguito la perdeva vistosamente, come morta e vessata da frustrazioni immense, di sicuro era stata con lui.
Di sicuro aveva lottato, gridato contro i suoi muri di gomma impossibili, contro le sue infettive crisi di mancanza di autostima.
Contro il suo trascinarsi qua e la', e tutto sommato non essere mai realmente presente da nessuna parte.
Contro il suo volere tutto e non volere proprio niente.
Contro le sue mille, e nessuna faccia.
Contro le sue bugie bianche, a volte anche un po' grigie.
Contro il suo enorme plastico coi soldatini.
Eppure questo, signori, era il mio migliore amico, e' stata una persona alla quale ho voluto seriamente, incondizionatamente bene.
Era un uomo in grado di creare attorno a se mondi meravigliosi, di rendere tutto con quel pizzico di "sapore" aggiuntivo, anche la benche' minima cazzata.
Era una cosa che dicono sia in grado di fare pure io. Ci siamo sempre somigliati molto, a parte per quella cosuccia delle signore, e delle psicosi.
Che non ho mai veramente capito, cos'e' per lui l'amore, quel qualcosa di cui non ha avuto esempi?
Quel qualcosa che a tratti pare provare per l'universo, a tratti per nessuno?
Lui lo sa? Ha idea di come ci si senta quando si ama?
Quando guarda cinico la sua vita, pensando che in fondo tutti hanno sempre amato un costrutto e non lui, sa cosa hanno provato?
Sa che e' colpa sua?