In principio fù il bello come ordine, equilibrio e misura. Bello era ciò che ben imitava (mimesis) il reale riportandolo all'ordine (razionale) che si supponeva esserne il sostrato ontologico.
Il bello come mancanza d'ordine, o come gioco realizzato attraverso l'ordine è invece una scoperta molto più recente, resa concepibile dall'introduzione dell'idea di interioriorità. Il viaggio all'interno dell'uomo, iniziato per tutt'altre ragioni da S.Agostino, introduce nella cultura l'idea di profondità interiore in luogo della frammentazione dell'interiorità classica, luogo di caos e disordine. I sentimenti, degni d'ascolto e portatori di messaggi iniziano ad essere ascoltati ma non trovano subito posto nell'arte asservita ad altre finalità. Perchè il bello divenga una questione interiore occorrono altri passi ed essi verranno compiuti lentamente a partire dal 400'. L'idea di genio, diventa espressione dell'originalità irripetibile dell'artista e successivamente tale idea si salda con quella di mondo interiore dell'artista. Il primo passaggio si realizza attraverso una sorta di "individualizzazione" dell'arte. Il secondo invece si compie per "trasferimento". Laddove prima si imitava la natura fuori di noi, ora si imita la natura in noi, e lo si fa perchè essa è degna di ascolto e perchè il mondo interiore di ogni uomo costituisce un unicum.
In questo modo il bello diventa sempre più qualcosa di emotivo e come talepassibile di legittimo disordine e portatore di un intrinseca varietà. Non esiste un unico bello, ma molte bellezze e tale bellezza può essere "ordinata", "disorganizzata", "deforme"...
Questo processo è alla radice della "producibilità" e della compresibilità della bellezza grottesca, astratta, surreale...
Mentre il bello si fa intimo e personale, si allenta un altro rapporto, o meglio una diade di rapporti: quello tra idea e materia, e quello tra opera e pubblico.
Quanto più l'arte è intima, tanto meno deve piegarsi ad esigenze di comprensibilità, cioè sacrificarsi ai vincoli che impone la realizzazione dell'idea in una materia e rendersi fruibile ad un pubblico. L'arte è arte per se, una produzione autoreferenziale. La tecnica è trascurabile, i termini di recezione anche. L'arte da opera diviene creazione assoluta.
Qual'è la vostra idea di bellezza? Quali i parametri del vostro giudizio sul bello?
E' esso soltanto una questione di gusto, oppure esistono dei parametri di riferimento in grado di stabilire cosa è bello?
In che misura l'idea dell'artista determina tale bello? E' essa sufficiente a rendere bella un opera a prescindere dalla sua "incarnazione" o al contrario bello è l'incontro dei due elementi, o l'elemento materiale prescindendo dall'idea?
L'arte deve fare lo sforzo di farsi capire, o al contrario non deve farlo?
Rispondendo a queste domande si toccano molte questioni, come quella del valore dell'originalità, quella del senso d'appartenenza, dell'impegno, dell'individuo....
L'arte infatti manifesta qualcosa, ma di per sè non è nulla e ciò che manifesta è infondo il valore che noi attribuiamo al nostro essere qui.