Me ne ricordo ancora sai?... di quelle nostre vacanze a Cornia, in quel di Castellina in Chianti, dove ci vedevamo d’estate, ebbri di sole e di gioventù, desiderosi di noi, io, gli altri ragazzi ma soprattutto tu, Rosina, e la Mariangela…
Voi lo sapevate, che io ero innamorato di entrambe, e lo sapeva anche il Fattore, i garzoni, e lo sapevano anche i “grandi”, che guardavano con compiacimento le schermaglie amorose del bimbo “cittadino” e le due contadinelle garantiti, nella virtù delle nipoti, forse più dal fatto che egli le amasse entrambe che del suo “onor di gentiluomo”, e contenti che le bimbe venissero un po’ dirozzate dalla loro bellezza acerba odorosa di fieno e di vacche.
Ed i vecchi sorridevano… e ci lasciavano fare, mostrando disinteresse ai nostri traffici.
Eri sempre tu, Mariangela, la più svelta, ad inventare il gioco… sempre diverso ma pur sempre uguale!, ma la Rosina capitava sempre lì anche lei, come per caso, a partecipare al gioco, ed a me toccava sforzarmi per due, ed addestrarmi più in fretta alle schermaglie dell’amore… quella cosa meravigliosa ed allora del tutto sconosciuta alla nostra mente purissima ed al cuore capace di mille battiti senza un’extrasistole… manco immaginavamo quanto potesse essere carogna l’amore…
Privilegi della vita bambina!
E scegliesti un grappolo rosso di Chianti, il più bel grappolo d’uva ch’io mai ricordi di aver mai visto in vita mia, e strillasti al fattore:
«Noi piccoli stasera ‘un si raccoglie, ‘he sa da fare una roba scientifica!...»
Ti accomodasti, come una principessa ai piedi del gelso grande, quello di testa al primo filare e la gonna a campana di cotonina fiorata si aprì regalmente a coprirti le gambe secche come un manto regale… e lo ricordo ancora.
E bene ricordo le regole che t’inventasti, per il gioco inventato lì per lì, tenendo alto il tuo prezioso, splendido grappolo vermiglio d’uva di Chianti, mentre la Rosina ed io ti affiancavamo presi, da paggi ossequienti:
« Ora, a turno, ognuno di noi dirà una frase d’amore, o inventerà una rima, o fischierà due note che sembrino una serenata.
Io, che ho inventato il gioco ed ho preso l’uva, deciderò quanto è bello il poema, ed offrirò uno, o due, o più chicchi scelti da me.
Se poi sarete davvero bravi, vi concederò di darmi un bacio, ma dico io dove e quanto lungo!...».
Piccola Mariangela, amore fresco di lontani anni bambini, ancora ti ricordo, e come vedi ancora canto di te. Perché l’amore non ha età, e non sfiorisce con gli anni. Se è amore.
Lucio Musto - oggi - 11 ottobre 2010
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