È dovuta, invece, alla necessità di chiedersi se nell'universo sia stato possibile che un uovo qualsiasi possa essere nato prima dell'essere che può generare questo uovo. Il problema deve essere osservato attraverso le sue estreme conseguenze. Significa dover risalire alla prima presenza di un essere nell'universo. Ora, se si optasse per la gallina resterebbe da pensare che sia comparsa per creazione immediata, ovvero che una volontà superiore al suo effetto (in questo caso l'effetto sarebbe stata la gallina) abbia generato il bipede facendolo comparire dal nulla. Se si ipotizzasse che è l'uovo a essere comparso per primo... allora non cambierebbe nulla, perché la conseguenza dovrebbe implicare che l'uovo sia comparso all'improvviso. In entrambi i casi gallina e uovo si equivarrebbero rispetto alla soluzione da trovare in riferimento alla creazione. Ipotizzando, invece, una comparsa generata dall'evoluzione... le cose non varierebbero e il mistero resterebbe tale. Questo perché supponendo che da qualcosa sia nato qualcosa, anche se questo qualcosa fosse stata solo un'infima particella di materia iniziale, sia l'uovo che la gallina di quella minuscola inezia sarebbero la conseguenza evoluta. Ci si troverebbe, in tutti i casi, a dover spiegare da dove la particella di materia arrivi. Ora, lo si capisce facile, non importa più conoscere l'albero genealogico di uovo e gallina, perché il problema della precedenza dell'uno sull'altra si confinerebbe da solo nelle questioni secondarie, irrisolvibili quando non si risolvesse prima l'origine della materia. Gli scienziati asseriscono ci sia stata una sfera di materia compressa che, deflagrando nel Big-Bang che hanno immaginato, abbia dato modo, anche alle loro intelligenze, di essere. Ma da dove è venuta quella particella non lo dicono e fingono che non sia importante saperlo. Per gli scienziati, come per un geometra, non conta sapere da dove è nato il terreno sul quale si deve costruire una casa, nel caso degli scienziati... una teoria. Può, un'intelligenza che sia davvero meritevole di definirsi tale, accontentarsi di questa spiegazione?
La mia no che non si accontenta.
Ora mi addentrerò nella dimensione dove la logica non si fa fregare dalle lauree appese in salotto, la dimensione dove la minima contraddizione trovata le rovina la digestione di un pensiero.
Noi tutti viviamo sottomessi al tempo, che è il modo nel quale la durata si esprime nella molteplicità di un'interminabile istante, sempre uguale a se stesso nel replicarsi in modi sempre diversi, di una diversità che, però, non ha il potere di cambiare la natura dell'istante, la quale non è modificabile, ma riesce a modificare la natura e la percezione che si ha dell'istante, in funzione di ciò che nell'istante vive o muore. Dunque nello stesso istante è contenuta la vita e gli accadimenti che si susseguono, ma anche, e nello stesso tempo, vi si trova l'immobilità sempre uguale a se stessa. Questo è il convivere dello scorrere che muta e del perenne presente che non si muove. Il punto di equilibrio di entrambi questi aspetti dell'essere, complementari tra loro, è il centro del ruotare del loro esserci. Una centralità che è a entrambi superiore, e che non è toccata da entrambi gli obblighi, sia quello dello scorrere che dello stare immobile.
È questa la centralità, che è unità sempre uguale a se stessa per tutti i diversi, nella quale potenza e atto sono un'unica cosa. È qui che la potenzialità degli embrioni che pulseranno di vita, per il solo fatto di potersi esprimere si esprimeranno, e lo faranno in armonia con le potenzialità di ognuno, nella ricerca dell'equilibrio armonico particolare, elemento di quello generale. Ogni realtà è diversa da ogni altra, pur mantenendo la stessa causa, centrale e identica a se stessa in tutte le forme differenti. In questo centro avviene il miracolo dell'Uno che moltiplica le sue rifrazioni cangianti, in obbedienza alla necessità data dal bisogno di diversità e nel movimento ciclico impresso a questa diversità dai princìpi universali.
Princìpi che agiscono come assi fissi attorno ai quali il vortice immane dell'esistenza ruota, rispettando una proporzione ordinata gerarchicamente la quale è obbediente alla legge di armonia ed equilibrio che tiene ordine e disordine nella necessità di reggersi reciprocamente, affinché la musica delle sfere sia nella totalità della perfezione relativa, figlia della Perfezione assoluta. In realtà poco importa quale sia stata, in una dimensione temporale, la prima rappresentazione di un essere, perché la logica non può rifiutarsi di prevedere che nell'aspetto immobile dell'istante, perennemente identico a se stesso, si formi ciò che chiamiamo vita, e da quella immobilità essa inizi a pulsare nell'altro aspetto del tempo, quello sottomesso allo scorrere della durata. Il tempo non ha soltanto determinazioni quantitative, ma è anche soggetto all'aspetto datogli dalla qualità in dipendenza del momento in cui il suo scorrere si trova, all'interno del ciclo corrispondente. Obbedendo alla spirale il tempo inizia lentamente e si velocizza fino al raggiungimento del culmine della spirale. In quel punto, privo di durata ed esterno al ciclo, si invertono i poli e il movimento ricomincia all'interno della durata. Il tutto avvenendo senza soluzione di continuità. Dunque se si considererà la questione sulla precedenza dell'uovo o della gallina all'interno della durata non si potranno avere risposte, perché il problema non può trovare soluzione a causa di non rappresentare, nella sua totalità, il problema da affrontare. Per essere completo il problema deve prevedere il lato sovra-temporale che è parte del tempo e che mai lo abbandona. Ecco dove avviene la creazione, ed è in quella centralità che tutto ha la sua ragione essenziale d'essere, trovando la sua origine e il suo fine.