La scissione apre una spaccatura profonda nella spinta connaturata all’essere umano verso “l’altro da sé”, originariamente unitaria. La scissione trova terreno fertile grazie all’umano timore dell’instabilità, altrimenti detta “rischio di insoddisfazione”.
Per questa via l’amore corporeo diviene peccato. Il suo nome è Lussuria. Essa è limite all’umano elevarsi verso ciò che è sancito come vero e buono, poiché il corpo è un vincolo, la parte materica e pesante che impedisce all’uomo il raggiungimento della perfezione morale e della sua reificazione, il paradiso. Eppure l’uomo resta, seppur scisso inesorabilmente anche corpo. Non a caso quindi il paradiso non è cosa di questo mondo, e non a caso l’uomo avverte colpa e bisogno di penitenza. I bisogni del corpo rappresentavano il limite dell’uomo che desiderava elevarsi, e in questa visione, essi erano oggetto di vergogna, di senso di colpa, di rimprovero e di penitenza.
Ma perché la cultura occidentale ha percorso questa strada e non un’altra?
A livello di superficie, la spiegazione è semplice: perché si sono diffuse certe teorie. Già, ma perché si sono diffuse?
A livello profondo possiamo ricordare il già citato “timore per l’insoddisfazione” ma anche questo elemento avrebbe potuto essere diversamente declinato.
Ergo? Sicuramente queste variabili sono da tenere in considerazione, ma con tutta probabilità c’è altro e mai capiremo del tutto cos’è, dato che ci riguarda. Per possiamo chiedercelo no?
Un altro aspetto da considerare è la portata sociale e politica che ha la sessualità. Nessuna società, anche adottando diversi modelli gestionali ha mai ignorato il sesso. La nostra cultura ha scelto la via della regolamentazione attraverso il riferimento a valori legati alla scissione tra materiale ed ideale. Si è mossa così in direzione di una maggiore o minore repressione. La sessualità, come espressione di intima libertà, ha spesso rappresentato un elemento percepito come pericoloso e da tenere sotto controllo attraverso i dettami religiosi. Il più efficace dei quali è storicamente il senso di colpa.
Il senso di colpa quindi ha un valore politico.
Ed altrettanto lo hanno i valori culturali che normano la sfera sessuale.
Questo vale non solo nel senso di una repressione interiorizzata, ma anche in senso costitutivo e/o distruttivo rispetto al controllo. Pensate al potere ottenuto tramite il sesso o perso tramite esso.
Questo cosa può dirci della nostra cultura?
Cosa può dirci del controllo e degli strumenti di regolazione sociale?
Qual'è il valore politico del senso di colpa?
Cosa può dirci questo del potere, e del legame tra sesso e potere?
Infine, se a distinguere un potere dittatoriale da uno libertario sta l’elemento totalitario, ovvero la tendenza ad allargarsi ad ogni ambito della vita compresa la sfera dell’intimità, è mai esistito e potrebbe esistere un potere che non sia totalitario?