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Individuazione dell'estro nascosto

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lisandro
lisandro
Viandante Storico
Viandante Storico
afor.: IL PLAGIO E' UN ATTO DI OMAGGIO. CHI COPIA AMMIRA.
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Lisandro: - ...prendete un caffé?
Augusto: - perché no?
Colombina: - sorriso 
L.: - con 'sto freddo ci vuole. Mai quanto l'altra sera... all'uscita da teatro, stavo facendomela sotto dal freddo.
A.: - cosa sei andato a vedere?
L.: - è iniziata l'antologia di Rezza. Il primo spettacolo a mettere in scena è stato "Fotofinish". Questa settimana tocca a "Bahamuth".
A.: - non mi piace Rezza... ma cos'è 'sta puzza?
L.: - che puzza?
A.: - non la sentite?
C.: - Individuazione dell'estro nascosto Images?q=tbn:ANd9GcQBZSebBH5T2j0jF1HGpPqrG1DLfeBSh4Un2eGuk0_0exNi5WHy
A.: - ma sei tu!
L.: - e perché io?
A.: - ma sì, sei proprio tu!!
Augusto si avvicina a Lisandro con fare annusativo e indagatore.
A.: -eh sì! Tipico odor di testosterone avariato...
C.: - Sorriso Scemo 
L.: - ma va là. Non è roba mia. Sono vestito di nuovo.
A.: - beh, deve essere un nuovo antichizzato, perché proviene dalla tua felpa!
Lisandro fa per annusarsi il tessuto del quale percepisce solo l'assuefazione.
L.: - ti dico che l'ho messa pulita stamattina...
A.: - evidentemente sai innescare un processo di putrefazione abbastanza accelerato.
C.: -  rotolarsi dal ridere 
L. indispettito: - da quando ti sei dotato di un olfatto così raffinato? Piuttosto ringrazia se riesco a far emergere questa tua dote latente!
A.: - quale? la mia capacità di resistere in apnea?
C.: -  Individuazione dell'estro nascosto 214252 
L.: - comunque su Rezza non ci capisci una mazza...
A.: - mah... lo sai, non mi piace la sua aggressività verso il pubblico. L'ultima sua cosa che ho visto non mi ha fatto ridere.
L. mentre si prepara tabacco e cartina: - ma che cazzo dici? Rezza non è un clowm comico, piuttosto una maschera grottesca. Un mimo che nella tragicommedia è capace di rilevare tutte le assurdità della condizione umana, che col filtro dato dal sipario, permette l'analisi di certi aspetti quotidiani in nuova luce, perché trascesi nell'eccesso che sarebbero poi le sue trasfigurazioni maniacali.
A.: - dice sempre le stesse cose... e poi sul palco mette in scena solo il suo ego...
L. mentre si rulla la sigaretta: - grazie ar cà... è autore, regista e interprete! cosa speravi di ritrovarti sul palco? Tua nonna che distribuisce caramelle?
Poi sì, è vero che le tematiche che affronta si ripetono per ogni suo spettacolo: la nudità, la blasfemia, il turpiloquio, ma ancor più profondamente la solitudine interiore che induce in tutte le varie forme di stereotipie che appunto lui tenta di esecrare proprio nella riduzione all'isolamento sul palco, come un tavolo da laboratorio, dove il pubblico è parte attiva quando ride dello spettatore che Rezza stesso maltratta, e al contempo è parte passiva, quando l'invettiva è indirizzata genericamente o peggio, quando lo spettatore di cui gli altri ridono sei tu stesso perché fatalità ha voluto che sia proprio tu il malcapitato.
E poi che vuol dire che è sempre lo stesso? Anche la Gioconda è sempre la stessa, vista e rivista in tutte le salse. Che famo... je damo foco!?
Per me è la predisposizione d'animo che conta. Se ti poni col pregiudizio, perché per una qualche ragione il suo ego non collima col tuo... boh!
Se uno vuole divertirsi, va in discoteca e balla anche la musica che solitamente non ascolterebbe in casa propria. Ma se proprio non vuoi stare al gioco, stattene a casa tua!!
L. sputa l'avanzo di cartina della sigaretta appena rullata oltre la finestra aperta.
A.: - ma?... e se di fuori passava qualcuno?  Sorriso Scemo 
C.: -  Sorriso Scemo 
L.: - aaah... che buon odor di caffè. Quanto zucchero prendete?




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La legislazione italiana considera un reato l'assunzione di una falsa identità. Questo vale anche su Internet, dove la tutela della privacy deve essere esclusivamente omissiva e non può comportare in nessun caso l’assunzione di false identità.
« Chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno, induce taluno in errore, sostituendo illegittimamente la propria all’altrui persona, o attribuendo a sé o ad altri un falso nome, o un falso stato, ovvero una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici, è punito, se il fatto non costituisce un altro delitto contro la fede pubblica, con la reclusione fino a un anno »
(Art. 494 del Codice Penale)

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PaperMoon
PaperMoon
Viandante Mitico
Viandante Mitico
ma Colombina è sempre così loquace?

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lisandro
lisandro
Viandante Storico
Viandante Storico
forse utilizza un linguaggio non verbale.
poi c'è quello che parla poco, ma sembrerebbe dire molto.
e infine quell'altro che parla tanto, ma lascia il tempo che trova.

per ognuno è facile individuare da che parte stia la fregatura.
basta immedesimarsi nell'uno o nell'altro o nell'altra ancora.
Poi al secondo livello di analisi bisogna individuare in che misura la fregatura sia la controparte della rivalsa.
Poi c'è un terzo livello dove s'individua in quale grado sia possibile rendersi omaggio oppure sia più giusto autodenunciarsi.

capito cosa sto cercando?  Sorriso Scemo

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lisandro
lisandro
Viandante Storico
Viandante Storico
* LA CURIOSITA' E' FEMMINA ? *

Mirandolina: Colombina... Colombina! Colombinaaa!
Colombina: siora, eccomi... ero di la che...
M.: che sei sorda quando ti chiamo?
C.: perdonatemi, ma proprio non vi...
M.: proprio non ti riesce di renderti utile?
C.: no, è solo che...
M.: che al solito stavi a vagheggiare una qualche futilità!
   vieni qua, piuttosto e cercami tra queste scartoffie il testo di quel tale di Tarso, che ci ricamiamo sopra un po'.
C.: di Saulo state dicendo? ma siora, quel vostro creditore potrebbe sopraggiungere da un momento all'altro ed io non ho ancora terminato di sprangare le porte!
M.: sì, quello folgorato. Prova a cercare sotto quella pila sulla parafilia, va'.
C.: beh, a me non pare, anzi sembra piuttosto avveduto. Tanto che più voi tardate nel rendergli il maltolto, più aumenta il suo credito.
M.: ma di chi parli? il folgorato è il Saulo! quanto al maltolto, io mi son presa quanto mi era dovuto.
   Poteva lui non imprestare cose che deperiscono per ripretenderle poi integre.
C.: voi v'impuntate e non esagerate. Dapprincipio pareva un peripatetico che elemosinava uno scambio alla pari, per poi esigere un compenso per le visioni che spacciava, ma che sfacciato!
   Spero che iddio l'abbia già fulminato.
M.: morigeratezza Colombina... quanta acredine verso un santo!
C.: ma siora, che avete capito? il fulminato è il creditore!
M.: oh... quante storie inutili che fai. Ad ogni modo a quello ci penserà il nostro cane. Lo stai tenendo a stecchetto?
C.: io di mio è un pezzo che non gli verso neanche un osso. Ma siete certa che sia di razza, perché lo scovo sempre ad addentar carogne che pare più discendere dagli sciacalli o dai cojote, piuttosto che da razze nobili.
M.: mi fai venire il dubbio... è in uso a Roma il detto che quel che non riuscirono i barbari fecero i Barberini, allo stesso modo farà il mio bastone laddove non riuscirà quel bastardino.
   Sei riuscita poi a resuscitare il pesciolino nell'acquario?
C.: oh siora, voi mi riempite di commissioni che non faccio a tempo nell'iniziarne una che già mi vertete su certe altre, che quand'anche io ne compissi una, mi sento ingrata verso tutte quelle trascurate. Eppoi questa litania non m'aiuta!
M.: non ti permetto di prendere i miei rimproveri per litanie, sfrontata che non sei altro. Ricordati della pastoia dalla quale ti ho ricacciato.
C.: a ben guardare fu proprio a causa di... voi mi perdonerete, ma io intendevo quella musica che tenete accesa tutto il giorno.
M.: ma che musica?
C.: quel grammofono che gira e rigira lo stesso motivo.
M.: ah sì... il grammofono. E' tanto che lo tengo con me che neanche lo ascolto più.
C.: bello! dev'essere antico?
M.: beh... sembrerebbe in stile roccocò, con queste modanature e volute ampollose. Ma considerando che le tecnologie sulla fonoincisione furono sviluppate circa un secolo dopo, beh... è da ascriversi piuttosto tra le eccentricità prodotte dall'art nouveau che in principio del xx secolo destinavano oggetti di largo consumo alle masse - chissà quante peripezie per giungere a ciò che definivano all'epoca come innovazione, cosa che per noi è oggi desueta.
   Io un po' idealizzando, lo definisco un oggetto acronico, ma detto in confidenza, è più propriamente da ritenersi una fetecchia.
C.: che meraviglia siora, anch'io vorrei averne uno.
M.: non straluniamoci ora, sono un po' stufa dei sospiri.
   Hai scartabellato il documento che ti ho indicato?
C.: ma se ancora sono alle prese con questi chili di memorie che stanno a gravare sulla vostra scrivania. Come riuscite a dare retta a tutto?
M.: è raffinata prestidigitazione. Tu credi sia io a muovere le fila impartendo ordini. In realtà sono gli altri che amano farsi dirigere e lo comunicano attraverso il megafono che io offro loro. Sono gli altri che parlano tramite me. Io mi limito a ripetere ciò che più piace loro.
C.: mi ricordate l'angustia che provocano le parole che non sanno dire la verità dell'oggetto osservato, oppure lo strazio di un'immagine che prende corpo solo se dettata da parole invisibili.
M.: continua filomena mia, che gli altari sono ora velieri senza posa!
C.: come le ricordate queste citazioni?
M.: macché! era uno sprone per distoglierti dalla fatica. Voglio dire... la fatica nel cercarmi quel foglio la fai lo stesso, però col suono nella testa di questa inezia composta d'emblée.
C.: volete suggerirmi che per non subire la futilità in ciò in cui mi adopero, debbo riempirmi la testa d'altre futilità?
M.: ora non rendiamo la realtà ancor più esacerbata di quanto già non lo sia. Ci sarà pur sempre tra le angustie una parte di sentimento che doni lietezza.
C.: la lietezza è l'esser dimentichi delle angustie?
   o ne è piuttosto il ricordo, cagion per cui c'induce a dissimularle?
   Ma se per indurci al piacere siamo vincolati al dispiacere, a che pro l'uno e l'altro, come avversa vicendevolezza?
M.: come ti riesce di battere la fiacca proprio sotto al mio naso, senza per questo temere le mie ire?
   Ti riconosco un gran talento in questo, a differenza di quei balordi... piuttosto, che fine hanno fatto quei due scansafatiche?
C.: Arlecchino sempre a trafficare con le sue lordure. Stavolta ha escogitato degli intrugli estratti da un frutto - dice lui - di una potenza inaudita, che somministra a dei gattacci di strada per testarne l'efficacia.
   Quell'altro s'è imboscato tutto contrito nel lagnarsi per aver smarrito una delle sue due pulci.
   E trascorre il giorno a circuire quella rimastagli, tracciandosi con la penna un punto sul corpo, ora qua, ora la, convinto d'intercettarne prima o poi la traiettoria, per farla desistere - dice lui - dal suicidarsi.
M.: due geniacci alle prese con la fisica e la metafisica?
C.: a mio modesto parere, niente di tutto questo, ma dal momento che fanno quel che fanno, piuttosto sarebbero queste vostre giustificazioni nel non ripudiarli, a conferire un senso escatologico alle loro mistificazioni.
M.: e tu a farne la teoresi, come dovrei giustificarti?
   ma c'è qualcuno in questa casa c'abbia volontà di fare qualcosa?
   Su su, richiudimi le tue scatole e cercami quel santo!
C.: voi siete una santa, che vi sacrificate la soddisfazione di menarli a pedate.
   Fossi io in voi li fustigherei!
M.: sì, voglio darti ragione... va' a cercare quelle due bestie, che' non spetti a noi le azioni di fatica.
C.: sì siora, - anche se quando dice "noi" mi sento esclusa.


Colombina discende dai piani alti dove presta servizio verso gli scantinati dove è disposta la latrina, sapendo di poter udire i due mascalzoni solo quando ella tace, poiché sono machiavellici i due in certe furberie.
E difatti, mano a mano che incede con passo felino, s'acuisce il suo sentire, sino a captare l'impercettibile.
Eccola allora, gradualmente che ode i versacci dei due felloni.
Dapprima paiono vagiti: "go - go".
Dappresso si fanno più articolati: "ungò - ungò".
Sino in prossimità di quelli riuscendo a schiarirne il senso: "il mio è più lungo - no, il mio è più lungo".
Li sorprende così tutti nudi che disputavano su questa loro breve analisi: Arlecchino dimostrava a Pulcinella la tecnica più consona per imprimere un punto sulla superfice - in questo caso la sua pancia - atta ad accalappiare la pulce raminga.
Quando l'uno s'impuntava circa la consistenza della pressione da esercitare con la penna, l'altro l'assecondava rilevandone però l'importanza circa la persistenza di quella consistenza.
Entrambi dedussero la prerogativa di un ulteriore elemento che non scombinasse quei loro fattori di analisi - "popperroneamente" - ovverosia: l'acqua.
O per meglio dire: l'assenza di acqua.
La sola cosa che avrebbe potuto convalidare questa loro scoperta sulla tangibilità delle cose in antitesi con la labilità e perciò spettava ad essi - a loro dire - di destinarsi ad eternarsi, poiché la qual cosa avrebbe di certo strabiliato il mondo!
Colombina con un colpo di ramazza li ricaccia da quella topaia dove s'erano rintanati, riconducendo la loro teoria in pratica ad ascendere di livello sino al bugigattolo dove si espletavano le mansioni che le due donne erano solite officiare.
Fu quello un ulteriore balzo evolutivo, ovverosia il determinare l'irrilevanza circa l'importanza della persistenza della consistenza.
Pare che della risonanza di quell'effetto ne abbia beneficiato tutto l'universo.


M.: quanto tempo per arrivare... sapete che detesto restare sola!
C.: non c'è voluto molto a scovarli, il difficile semmai è stato renderli presentabili... e smettila tu!
Arlecchino si becca uno scapaccione, poiché la punzecchiava col suo pennino.

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lisandro
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Viandante Storico
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* GUAZZABUGLIO *

Dottore: E così, mia cara amica, ci incontriamo finalmente. Potremo smettere ora quei panni rivestiti in quelle missive.
Kimberly: Buongiorno dottore, la ringrazio ancora per questa mia richiesta che avete così esaudito, ma è che sono afflitta dalle sorti dell'umanità.
D: un momento, procediamo adagio... sono sempre un po' scettico circa l'inclinazione cosiddetta filantropica da parte di qualcuno. Anzi, mi lascia interdetto persino la filantropia che si suppone insita nell'umanità stessa. Ma prima di tutto... chiamatemi Patrik.
K: oh sì certo, vi fate chiamare Patrik Troll... un nome bizzarro, ma che mi dà familiarità... posso darvi una mano?
D: no grazie, ho il viziaccio di fare sempre le cose da me. Ma voi continuate pure, riesco ugualmente ad ascoltarvi. In un certo senso le mie faccende si completano senza particolari uggie, mentre mi preoccupo di voi.
K: è che sono tante e tali le questioni che mi assillano, che non saprei da cosa cominciare.
D: è già un buon inizio: da una parte tensioni ansiogene varie da scaricare. Dall'altra un senso di ordine che ci imponiamo per acquietare i conflitti.
K: sembra una cosa grave!
D: finchè avremo tempo per rifletterci sopra, direi di no. Allora... quale linea vorrebbe seguire?
K: beh, senz'altro vorrei fare un po' di ordine - attenzione a quelle formiche!
D: sono solo formiche, amica mia... anche se sono solito anch'io soffermarmi nell'osservarle. Quando le vedo nel loro andirivieni presso il formicaio, mi viene da sorridere perché il tracciato che lasciano assomiglia maledettamente ai sentieri che mi sono procurato io per transitare in quest'orto per sbrigarvi tutte le faccande.
Ci si attende che queste bestioline si evolvano prima o poi in una qualche forma superiore... che so? tipo le termiti, che si strutturano verso l'alto, cosicché quell'altre restando in basso non confliggono con queste nuove con elevate propensioni.
K: ecco dottore... volevo dire Patrik, mi sembra più o meno la mia volontà di un qualcosa di migliore, ma che non rechi disanimo fra le persone che mi circondano.
D: perfetto! Vogliamo circoscrivere un senso d'angoscia e allora ce lo raffiguriamo in altre forme. Però, mentre procediamo a porre in ordine, non possiamo trascurare quelle tensioni che camminano di pari passo e che, per l'appunto, ci danno il senso di cosa sia l'ordine. O meglio, ci ordinano del perché di un gusto, piuttosto che un altro...
K: non ti seguo...
D: voglio dire: tu iniziasti prendendo servizio in una sartoria. Le tue competenze maturate negli anni ti hanno indotto poi ad allestire un atelier per conto tuo. Sei ora una stilista affermata essendoti guadagnata col tempo di soddisfare i bisogni degli altri. Ma ancor prima sei stata una figlia unica e non hai avuto la possibilità di procurarti nell'infanzia dei piccoli piaceri quotidiani, alterni ma costanti, di poter affliggere un fratellino o una sorellina coi sadici giochetti propri di quell'età. Hai così vestito e rivestito i tuoi fantocci con mille pezzuoline colorate e mentre traevi così le tue gratificazioni, al contempo aborrivi quella madre che ti aveva messo al mondo lasciandoti sola, quando quegli involti di stoffe tu li cullavi fra le braccia. Quel dondolio sterile tu l'hai maturato sino ad oggi e...
K: io mi sono sempre preoccupata degli altri!
D: per difendertene... e poter un giorno vendicarti. Anch'io ho iniziato a fare il medico per curare... soprattutto me stesso. Sono venuto al mondo cianotico a causa di un cordone ombelicale ambivalente. Ma a differenza delle mie sorelle più grandi di me, che nacquero in casa, io vidi la luce in clinica e quindi fui prontamente salvato. Fui così da subito testimone del potere salvifico della scienza. Dopo pochi giorni, data la mia incapacità nel suicidarmi, ci provò mia madre elargendomi del latte inconsistente e mi tenne così, per non so quanto, a stecchetto. Fu di nuovo la scienza a salvarmi con l'aggiunta di latte in polvere.
La massa cerebrale è un'architettura in continua trasformazione, ma è pur sempre la formazione delle fondamenta a dettarne le successive stratificazioni. Deve essere stato da allora che mi sono abituato a considerare la scienza come una fantasia malsana dell'uomo perché mi ha costretto a sopravvivere, nonostante i miei ingenui tentativi di farne a meno. Così anche la mia scarsa fiducia nella parola, visto che i miei pianti risultarono vani.
Epperò m'indussi alla pratica medica con quello stesso sprone di spiegare inanzitutto a me del perché si formassero determinate idee, partendo dalle cause nefaste che quelle stesse avevano prodotto. Così il mio approccio con i pazienti fu sin dal principio particolarmente eccentrico, dacché mi calavo completamente nei panni del malato. Rivestire le forme più umili dei portatori d'insanità, addossandomi io l'onere di superare ciò che per gli altri risultava insostenibile, visto che a ciò ero allenato sin dal principio, ha comportato che nel tempo io mi sia circondato di cotanta morbosità, che servisse a me per quella mia presunzione di escogitare quale fosse la funzione ideale dell'idea, dopo averne testato tutti i dissapori.
K: un approccio veramente eccentrico con la malattia, Patrik! Staresti tentando di liberarmi dalle mie afflizioni, minacciando di privarmi del tuo appoggio, costringendomi a sostentarmi da me... a proposito, ma come fai a riconoscere i sentieri in mezzo a questo incolto? Eppoi non vedo un cespo d'insalata, né un pomodoro...
D: è ridicolo non trovi? Basta con l'aggiunta di latte in polvere, ha-ha. L'insalata ce l'hai di fronte, alta quanto te... in questo periodo ha i suoi fiori azzurrini appassiti prossima ad andare a seme...
K: cosa suggerisci Patrik? Io che tento di abbellire un'umanità che odio, tu che vorresti smettere di curare per far cessare il proliferare della malattia... che rimedi sarebbero i nostri?
D: guarda il luogo dove ti trovi: questo è un sistema autarchico dove io mi procuro di rendere le colture annuali, perenni.
Tu vuoi migliorarti, però necessiti di queste frequentazioni per stare bene, allora proviamo a ribaltare i ruoli di medico e paziente... vediamo un po'... che letture mi consiglieresti?
K: non saprei... io sto leggendo i turbamenti del giovane Torless, ma non penso che... insomma è difficile! Quello che scelgo per me stessa, non mi sentirei di consigliarlo ad altri, anche se amerei una persona se leggessimo lo stesso testo assieme...
D: iniziamo male! Lo sai che non leggo molto... dei testi o mi perseguitano per anni o tutto il resto mi basta sfogliarli un momento. Sono molto più attratto dalle azioni che la cultura innesca. Molto spesso dei testi si reputano poderosi per via della loro bibliografia. Forse in questo periodo leggerei ben volentieri un manuale... ecco, un manuale sulle formiche... attraverso questo nostro calpestio, noi abbiamo applicato un serio controllo delle nascite. Il nucleo ben protetto non stiamo a intaccarlo, ma solo a quelle formiche in avanscoperta spetterà l'incognita verso un futuro prosperoso oppure slanciate verso un tragico epilogo; è una disfida bella e buona!
Le persone agiscono in maniera similare: tutta una vita a districarsi su tracciati ambivalenti. Non abbiamo due antenne, ma un sistema nervoso tutto da sviluppare. Lo si vede nei neonati che vengono al mondo non ancora formati completamente. Sono continuamente percorsi da fremiti che paiono scossi epiletticamente. Maggiore sarà la percezione dei contrasti offerti dall'ambiente, più forte sarà lo sfogo per le contraddizioni nell'età adolescenziale, quando di pari passo si costituisce la concezione del tempo, dacché generale-particolare, temporale-secolare, sono maglie compenetranti. Quando la vita media dell'umanità era inferiore a quella odierna, ci si serviva di questi condottieri per conquistare nuovi territori. I Polinesiani fra quanti annegati hanno scovato ogni lembo di terra sperduta nell'oceano? E i Dogon o i Maya, quante visioni sono riusciti a estrapolare dai martiri portati all'estremo? Eccole così motivate le fatiche eroiche e le estasi degli iniziati. Allo stesso modo, anche le formiche nel loro piccolo si arrabbattano.
Noi però nel tempo, abbiamo imparato a conservarci la vita più a lungo e quindi a servirci di quegli adolescenti sopravvissuti, che hanno maturato quella stessa propensione creatrice, che sfocerà comunque sotto le stesse tensioni ancor più contrastate dal tempo che logora, ma stavolta protrattesi con un bagaglio di nozioni e un sistema neuronale forse più prolifico. Per dare ulteriore propulsione all'umanità tutta. E con essa il mondo che calpestiamo. O chiamiamolo solo uno scatto di crescita.
K: oh, sta venendo a piovere. Ripariamoci in casa. Ti andrebbe di fare una partita a dadi?

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