Essendo emersa questa conterraneita' ad esempio con Marimba, trovo significativo postare qui un sua composizione, commentarla e contemporaneamente riflettere sulla nostra condizione di liguri.
La poesia di Marimba e' questa.
IL MIO PAESE - 2
Sempre caro mi fu quest'irto colle
e questo piatto di lasagne al pesto
che mamma preparo' pel desinare
pel di' di festa con sapienza rara.
Ma sedendo e mirando al borgo antico
scorgo fra i campi lo stretto sentiero
che fra mura muscose il passo spinge
Si' che lo spirto s'allieta e il cor sospira
(ma quando kakkio arrivo in su la cima?)
La costa ora risuona i versi lievi
di mareggiata stanca e grigi flutti.
Or di merenda giunta e' quasi l'ora
nutella o miel d'acacia e' il dubbio cruccio
ma l'animo mio geme al sol pensiero
di una torta di mele con le uvette
di un pan di spagna con i savoiardi
di un castagnaccio ornato di pinoli
di un panforte all'anice e canditi
come suole nel natio suolo affondar morsi
E il naufragar nel dolce bello appare.
Ne eseguo il commento e quasi contemporaneamente la riflessione.
Sempre caro mi fu quest'irto colle
e questo piatto di lasagne al pesto
che mamma preparo' pel desinare
pel di' di festa con sapienza rara.
Premesso che la poetessa ha voluto infondere ironia ed umorismo nella propria composizione, e' opportuno rilevare che l'autrice abbia un merito indiscusso: quello di rendersi profondamente simpatica e singolarmente casareccia.
Un talento che passa attraverso a quella regionalita' che noi liguri incarniamo molto bene evidenziando i nostri medesimi tratti caratteristici che come la poetessa dice sono il richiamo alla particolare configurazione geografica, e per spassoso accostamento le lasagne al pesto.
Il pesto : il nostro nettare degli dei, il nostro motivo conduttore;
una prelibata e magica salsa di cui noi andiamo orgogliosi e che talvolta "violentiamo" come per la verita' ha fatto il sottoscritto andandola a comprare all'hard-discount.
Ma i miei conterranei mi perdoneranno per questo gesto: ragioni di tempo e di velocita'.
Ritorniamo a Marimba ed alla sua poesia.
Ma sedendo e mirando al borgo antico
scorgo fra i campi lo stretto sentiero
che fra mura muscose il passo spinge
Si' che lo spirto s'allieta e il cor sospira
(ma quando kakkio arrivo in su la cima?)
Nel secondo passo, troviamo la descrizione vera e proprio del luogo, descrizione che peraltro risulta chiara.
Da notare la frase finale:
(ma quando kakkio arrivo in su la cima?)Una nuova dose di umorismo si riversa sul lettore: la poetessa si interroga sul tempo che impieghera' per raggiungere la cima e farcisce la frase con quel divertente "kakkio", quasi che volesse trasformare quella parola in una sorta di personale licenza poetica.
La costa ora risuona i versi lievi
di mareggiata stanca e grigi flutti.
Or di merenda giunta e' quasi l'ora
nutella o miel d'acacia e' il dubbio cruccio
In questa quartina, tutto l'equlibrio poetico viene espresso in una duplice situazione.
Da una parte la descrizione del paesaggio fatto assurgere dall'autrice ad autentico passo poetico di pregio
e dall'altro il volutamente pacchiano richiamo alla merenda ed alla sua composizione.
Ma sappiamo bene che Marimba e' capace di ben altre ispirazioni e creazioni.
Questa banalizzazione voluta e' un gioco di chi conosce la poesia e ne usa a proprio piacimento la valenza espressiva.
E poi il finale
ma l'animo mio geme al sol pensiero
di una torta di mele con le uvette
di un pan di spagna con i savoiardi
di un castagnaccio ornato di pinoli
di un panforte all'anice e canditi
come suole nel natio suolo affondar morsi
E il naufragar nel dolce bello appare.
La decantazione delle nostre specialita' delle quali noi siamo fieri, poich ì la nostra fierezza e' l'altra faccia di una medaglia difficile da indossare: l'accettazione di una cucina fantasiosa ma sostanzialmente povera.
"come suole nel natio suolo affondar morsi"Questo passaggio e' mirabile: i dolci si identificano con il suolo natio, cioe' la Liguria.
E adesso andiamo di nuovo oltre la poesia di Marimba.
Io credo che essere Liguri, sia piu' che una regionalita': forse e' una nazionalita' vera e propria ;
non a caso molti avanzano l'idea che il dialetto genovese sia in realta' una lingua.
Ed in effetti a guardarlo scritto si ha la sensazione di un
qualcosa che possieda un'anima ed un'intima essenza proprie ed originarie.
Per i non liguri si tratta di un linguaggio quasi incomprensibile pervaso da un magico ermetismo che sembra provenire da una lingua remota ed arcana.
Una lingua nata cioe' da una situazione storica basata sull'avventura della navigazione, e quindi da buoni naviganti, abbiamo assorbito parole da lingue provenienti un po' da tutte le parti del mondo: vedasi la parola "pan", cioe' pane che in cinese si pronuncia allo stesso modo ed ha lo stesso significato.
Parlavo di una sorta diu austerita' psicologica di noi liguri: possiamo essere socievoli, ma nello stesso tempo chiusi ed intimamente irraggiungibili poiche' ci portiamo dentro l'immenso patrimonio comunicativo che abbiamo assorbito un'po' da tutto il mondo.
Noi popolo ligure: austeri, regali, ma nello stesso tempo alla mano.
Cosi' alla mano che i nostri avi, qui a Sestri Levante erano soliti lasciare sempre le chiavi dentro la serratura della porta di casa affinche' gli amici potessero tranquillamente entrare per salutare.
E ci si sarebbhe arrabbiati pure se qualcuno avesse omesso di lasciare quelle chiavi nella serratura.
Era quella la civilta' del vivere con l'onesta' nel cuore.
E quindi, quale migliore omaggio alla Liguria se non quello di tradurre i .brano di Marimba in genovese?
Eccolo dunque trasposto nella
"natia" lingua.
Sempre caa a l'e' steta quest'aerta culinna
e stu tundu de lasagne au pestu
che a mumma' a l'ha allestiu pe mangiae'
pou giurnu de festa cun unna bravua rea.
Ma standu assettae e dandu a mente au paise veggiu
veddu tra e cianne in strasettu streitu
cu ne fa' annae sciu in mesu all'erbin
E dunca l'anima a giuisce e u coeu u suspie
(ma quande cassu g'arrivu lassciu' in simma?)
In ta costa sentimmu a mareggiaa cun ae unde gixie.
L'e' quexi l'ua da merenda
nu so se' mangiae a nutella o l'ammee d'acacia
ma mi me cummoevu a pensae
a inna turta de meie cun l'uveta
au pan de spagna cui bescoeti
au castagnasu cui pinnoeu
au panforte all'anixe cui candii
u me paa d'addentae a mee tera.
U me paa belu perdime in ti sti dusci.
E mi, U Royal sun chi cu me' vegne da cianse........
Traduzione:Ed io, The Royal sono qui che mi sto' commovendo.
E per un ligure altro non potrebbe essere che cosi'.