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Fu così che partì... (senza tante speranze, comunque)

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Fu così che partì... (senza tante speranze, comunque) Testri10

E così, quel giorno prese il treno. Prima destinazione : Roma! Destinazione finale : Viterbo! Esattamente presso la "Scuola allievi sott'ufficiali dell' Esercito" ... italiano.

Voleva arruolarsi a tutti i costi. Innanzi tutto perchè ci credeva, secondo poi, per dimostrare che poteva farcela con i propri mezzi! "Per dimostrarlo a chi?" Direte voi. Ma a se stesso, naturalmente. "E basta?" continuerete... No! In effetti anche a qualcun altro. Ma lasciamo correre per il momento e proseguiamo con il racconto. Dunque arrivò a Roma in una fredda mattina di.... non lo ricordo più a dire il vero. So solo che era una fredda mattina. Alla stazione dei pulman salì su un mezzo diretto a Viterbo. Il pulman era pieno di studenti chiassosi e allegri. Si sedette in fondo e guardò per tutto il tempo il panorama circostante.

Arrivato a Viterbo, chiese indicazione su dove si trovasse la caserma e si accorse che insieme a lui una ventina di ragazzi, erano interessati alla stessa informazione. Ecco formarsi quindi il primo gruppo. I primi commilitoni. Anche se ancora fuori dal "sistema". Arrivati in caserma si presentarono al corpo di guardia, dove avvenne il controllo documeni. Furono fatti entrare e sedere in una piazzuola. Lì furono abbandonati a loro stessi per tutta la mattinata. Nel frattempo il gruppo piano piano si "ingrossava", man mano che arrivavano altri ragazzi. Prima venti, poi trenta.... fino ad arrivare a circa cento. Verso mezzogiorno sopraggiunse un caporale, accompagnato da altri due soldati. Praticamente un ragazzino di circa 19 anni, con altri due ragazzini al fianco. Iniziò l'appello.

Dopo, li fecero accomodare in una stanza. Qui un maresciallo entrò all'improvviso e a voce alta disse: "Quanti di lor signori non abbiano un certificato medico che certifichi l'abilità alle attività fisiche, allora possono anche salutare e andare a casa". Alcuni ragazzi si alzarono e, imbracciati i loro zaini, uscirono dalla stanza senza dire una parola. Al maresciallo apparve un ghigno di soddisfazione in volto. Poi, ripreso fiato, gridò nuovamente : "Quanti di lor signori non abbiano un certificato che certifichi l'abilità ad intraprendere attività ginniche di vario genere, allora possono salutare anche loro!" Un altro gruppo di ragazzi si alzò e, dopo aver accennato ad una timida protesta, furono invitati ad andare a casa. Il Maresciallo trasalì di gioia.

Il certificato medico doveva specificare che si era abili alle attività ginniche in generale e non abili alle attività sportive (come ad esempio il canottaggio o la boxe, calcio e simili). Ciò non andava bene. Non era accettato dal "sistema" Questa prima selezione ridusse il gruppo di 1/4 e dovevano ancora iniziare test e visite mediche. Insomma fu il buon giorno. Lui fu fortunato. Il medico al quale si rivolse scrisse nel suo certificato : "abile ad attività ginniche di vario genere, corsa campestre compresa". Il primo ostacolo era stato superato. Ben altri l'aspettavano al varco.


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Superato questo primo ostacolo, li fecero accomodare nelle camerate. Posarono gli zaini e ascoltarono ciò che il loro accompagnatore, un caporal maggiore, promosso da poco, ebbe da dire.

"Ben arrivati. Sono il caporal maggiore tal dei tali, vostro accompagnatore, nonchè responsabile del vostro comportamento durante tutti i tre giorni della vostra permanenza in caserma. Inizio subito dicendo che non tollero disordini, risse, cazzeggi vari e tutto ciò che possa turbare il normale svolgersi delle visite mediche e dei test attitudinali cui andrete a sottoporvi. Durante il vostro soggiorno qui, sarete considerati come dei veri militari e pertanto, sarete soggetti a tutti i provvedimenti che i superiori riterranno opportuno prendere qualora ciò si rendesse necessario e cioè punizioni, consenge e persino arresti per cattiva condotta. Appena finito di sistemarvi, andrete a pranzare.

Oggi pomeriggio svolgerete i quiz attitudinali. Coloro che supereranno i quiz, saranno sottoposti alle visite mediche che cominceranno domani mattina. Coloro che invece non li supereranno, domani stesso lasceranno la caserma. La cena sarà servita alle 18:00. Dopo cena starete in cortile o nei saloni di ricreazione fino alle 21:00, quando rientrerete nelle camerate per dormire.

La sveglia sarà ogni giorno alle 5:00. 15 minuti in tutto per la doccia, per sbarbarsi ed effettuare i propri bisogni corporali. A tal proposito, vi sarà dato un contenitore per l'urina. VI AVVERTO! Non provate a fare i furbi scambiadovi i contenitori tra di voi. Un soldato assisterà personalmente all'operazione e, se qualcuno piscerà anche per il compagno, entrambi saranno mandati a casa. Prima di colazione farete un prelievo del sangue in infermeria, dove lascerete agli ufficiali medici il campione dell'urina appena prelevato. Dopo colazione si proseguirà con le altre visite previste.

VI E' TUTTO CHIARO? CI SONO DOMANDE?"


"Si caporale" gridarono tutti. Ma subito dopo, una voce dal fondo della camerata interruppe il silenzio. "scusi caporale..." non gli fu concesso continurare.

"IO SONO UN CAPORAL MAGGIORE! O LEI, QUANDO SI RIVOLGE A ME, MI CHIAMA CON IL MIO GRADO, OSSIA CAPORAL MAGGIORE, OPPURE MI CHIAMA SOLO MAGGIORE"

"Oh beh, allora se posso scegliere, preferisco caporal maggiore" continuò lui, il nostro amico, colui che aveva deciso di partire, quel giorno.

"VADA AVANTI COSA INTENDEVA DIRMI?" oramai il suo tono era agitato. "Niente di particolare, volevo SOLO sapere quand'è che si faranno gli esami alla vista".

"E PERCHE' MAI LO VUOLE SAPERE?" "Oh beh, così, tanto per saperlo."

"SENTA GIOVANOTTO! QUI NON SIAMO AL CLUB MEDITERRANEE', LE VISITE VERRANNO PROGRAMMATE GIORNO PER GIORNO, SECONDO LE NOSTRE NECESSITA' PERTANTO LE VISITE OCULISTICHE SARANNO EFFETTUATE QUANDO SARA' IL MOMENTO, LE E' CHIARO IL CONCETTO!"

"si, certo, d'accordo, caporale..." Uno sguardo inferocito pare che stesse per fulmianarlo all'istante quando aggiunse "...maggiore", e come per incanto, non appena aggiunta la parolina magica, il fulmine rientrò nel volto del caporale (maggiore).

"RISPONDA SIGNORSI', PREGO!", aggiunse, verde di rabbia.

"signorsì, prego!" rispose lui.

Tutti scoppiarono a ridere, tranne il caporale (maggiore) e gli altri soldati che lo accompagnavano. Si avvicinò a lui e gli disse a denti stretti. "Ti credi spiritoso eh?, Ti farò pentire di essere nato!" Detto ciò il caporale (maggiore) si allontanò a passo svelto gridando che tra cinque minuti li voleva tutti in ordine e in fila per andare in mensa.

Non erano passate neanche 5 ore, che si era fatto il primo nemico... mortale!


continua...



Ultima modifica di Bumble-bee il Sab 20 Ago 2011 - 11:37 - modificato 2 volte.

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Bravo, hai colto subito la mia attenzione....aspetto il seguito Fu così che partì... (senza tante speranze, comunque) 2504199820

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Durante i pochi minuti che seguirono, gli aspiranti allievi sistemarono le loro cose negli armadietti. La loro camerata si trovava al terzo piano di un grande edificio che si affacciava sul piazzale principale. Vi erano una trentina di letti a castello, posti su file di dieci e distanti tra loro di circa un metro e mezzo. Vi erano poi due grandi finestre da cui era possibile osservare tutto il panorama circostante.

Si affacciò da una di queste finestre e vide che nel piazzale c'era un plotone di soldati armati e con zaino in spalla che marciavano. Un caporale dava gli ordini (ma quanti caporali ci sono in una caserma?). In un angolo vi erano degli ufficili che osservavano le manovre. Mentre i soldati marciavano seguando gli ordini del caporale, all'improvviso, durante un cambio di direzione, un soldato sbagliò e girò sul lato opposto a quello comandato. Due altri soldati lo seguirono istintivamente. Immediatamente il caporale, si avvicinò al soldato in prima fila e gli gridò tanti di quei rimproveri da intontirlo del tutto. Correndo, lo sfortunato si rimise in fila, seguito sempre dagli altri due e dal caporale inferocito. Sembrava la scena di un film con Alvaro Vitali e Lino Banfi, uno di quelli ambientati sulla vita di caserma. Mancavano solo le più belle (allora) "chiappe" d'Italia. Quelle di Tini Cansino. Ricorderete spero? Fu così che partì... (senza tante speranze, comunque) 827538

Mentre era immerso in queste futili considerazioni, non si accorse che il suo "amico" caporale (maggiore) gli si era avvicinato silenziosamente : "Ma allora lei non capisce! E' forse uno stupido, o uno sprovveduto, magari?", ebbe appena il tempo di girarsi verso di lui quando all'improvviso il caporale (maggiore) cominciò ad urlare come il suo collega del piazzale:

"SI METTA SUBITO IN FILA CON GLI ALTRI! LEI MI SCOCCIA GIOVANOTTO! STIAMO ASPETTANDO TUTTI I SUOI COMODI! L'AVVERTO, NON ANDRA' DA NESSUNA PARTE SE COMINCIA IN QUESTO MODO LA SUA ESPERIENZA QUI! CORRA! SI MUOVA!"

Senza dire una parola, ma con estrema calma e patatezza e quasi indifferenza a quanto appena sentito, si mise in fila con gli altri e si diressero in mensa.

Arrivati in mensa, si misero in fila indiana per il pranzo. Ma sarebbe più giusto dire "Rancio" :

come primo piatto, pasta asciutta. Asciutta nel vero senso della parola. Il pomodoro sembrava l'avesse visto con il binocolo, quella pasta.

Come secondo, una cotoletta dura e tremendamente secca, tanto che ogni boccone rimaneva incastrato in gola. Come contorno, indalata di pomodoro, che faceva appunto da contorno, visto che erano quattro pezzi di pomodoro, con una microscopica foglia di basilico in cima, del rosmarino, sicuramente usato, e un pezzo di cipolla tagliata pure male e spessa buttata lì a fare da dama di compagnia al pomodoro. Ma evidentemente non si piacevano, dato che non si erano amalgamati tra loro, questi due incredienti.

A completare il "vassoio", una pera "mimetica", avete presente? Quella pera dal colore marrone "cacca", con chiazze maculate di verde "vomito". Ancora non avete idea? Uffaaa! questa qui, quardate :

Fu così che partì... (senza tante speranze, comunque) Pera_ab_fetel

La pera limonera! Buonissima!! Specialmente quando si ha ancora fame, se non è ancora troppo acerba però!


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Terminato il rancio, li fecero "accomodare" nel piazzale principale in attesa di iniziare i quiz. Altri militari sostarono insieme a loro mentre erano in attesa di fare altro. Con alcuni fecero amicizia, parlarono delle proprie città d'origine, delle proprie aspirazioni e anche, naturalmente, di come si "viveva" in caserma. Bisognava alzarsi presto, svolgere attività fisiche, seguire le lezioni, marciare, pulire le camerate, pulire i propri indumenti ed il proprio corpo alla perfezione. Ma più di ogni altra cosa, eseguire gli ordini... SEMPRE E COMUNQUE!

Erano tutti giovanissimi quei militari. L'età media era di 18 anni appena. Lui, che ne aveva già fatti 21, si sentiva a disagio. Si perchè era chiaro che fossero dei ragazzini ancora immaturi, incompleti. Non che lui si sentisse completo e maturo, però sentiva dentro di se, un certo disagio a stare insieme a loro. C'era qualcosa che lo allontanava da quel mondo. Qualcosa che rifiutava. Rifiutava quel modo di pensare. Che che poi in realtà, nessuno lì pensava. Perlomeno non con la propria testa. Obbedivano e basta. Tutto veniva svolto meccanicamente, di riflesso, senza pensare, senza riflettere, quasi. Era come correre su un binario... in piena discesa. Non potevi fare altro che seguire l'unica via a te indicata (da un altro) e uguale per tutti. Ecco perchè quei due militari di prima, seguendo il capofila avanti a loro, durante la marcia, avevano anch'essi sbagliato direzione, quando questi svoltò dalla parte sbagliata. Erano talmente abituati ad seguire gli ordini, a seguire ciò che facevano gli altri, che nel momento in cui avrebbero dovuto riflettere e capire dove dirigersi, non lo fecero. E non lo fecero non perchè smisero di pensare, no! Piuttosto perchè non avevano nemmeno inziato a farlo, perchè lì, nessuno pretendeva che essi pensassero, in verità. Piuttosto, dovevano obbedire e basta. Ma del resto lui lo sapeva bene tutto questo, eppure, testardo com'era, volle partire lo stesso.

Dopo una mezz'ora arrivò il caporale (maggiore) che li accompagnò nelle aule dove avrebbero svolto i quiz. Si trattava di domande di cultura generale e alcuni esercizi logico-matematici. Tanto per capire, in via generale, se si trovavano di fronte a degli analfabeti. Poi presentarono dei questionari con domande veramente assurde, alla quale si poteva rispondere liberamente. Una di queste domande, che creò un certo panico tra i candidati, fu :

"Ti piacciono i fiori?"

Francamente non si sapeva come rispondere perchè, alcuni sostenevano che rispondendo "si" allora voleva singificare che si era omosessuali, froci, per dirla in gergo. Altri pensavano che fosse una domanda trabocchetto. Ma perchè mai non dovrebbero piacere i fiori? Per quale freudiano motivo? Solo perchè eravamo dei maschi e quindi si doveva rifiutare a priori l'idea di provare dei sentimenti poco virili? Lui rispose di si, che gli piacevano. Al massimo, se qualcuno avesse dubitato e chiesto spiegazioni, avrebbe sempre potuto invitarlo a presentagli la sorella, per togliere ogni dubbio, se mai l'avesse avuto. Nessuno comunque gli diede del frocio.


Fu così che partì... (senza tante speranze, comunque) Campo-di-fiori-01

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Terminati i quiz, che impegnarono tutto il pomeriggio, li fecero accomodare in un salone in attesa di cenare. Era una sala ricreativa, con tavoli da bigliardo, da ping pong, un paio di bigliardini e una libreria con qualche libro e qualche rivista, per lo più militare.

Naturalmente la conversazione cadde sui test appena effettuati. Alcuni erano in ansia perchè non si sentivano sicuri delle risposte date, altri invece erano tranquilli e cercavano di rassicurare gli altri. In generale si notava bene che a tra aspiranti, qualcuno non ce l'avrebbe fatta. Specialmente quando si sentiva affermare che Garibadi era un noto musicista dell'800.

Fece amicizia con due fratelli gemelli di Potenza, Savatore e Francesco. Erano praticamente uguali, tanto che si faceva fatica a distinguerli. Erano partiti convinti di poter superare le visite e soprattutto i quiz. Durante la conversazione si accorse che erano abbastanza entusiasti di arruolarsi. Per altri invece era un'occasione per sfuggire alla discoccupazione del proprio paese di origine. In prevalenza erano ragazzi del centro-sud. Pochi erano al di sopra dell'Emilia Romagna. Qualche sagace toscano comunque non mancava. Uno di questi in particolare, proveniva da Firenze. Era abbastanza goliardico e a guardarlo, non si poteva non sorridere per ogni battuta e qualche "pepata" considerazione sul mondo in generale e quello femminile in particolare, che faceva. Diceva spesso che questa era la sua ultima occasione, dato che aveva provato altre volte ad arruolarsi, ma evidentemente non lo "volevano".

Ben presto il caporale (maggiore)li radunò per andare in mensa. Solita fila, solito cibo, solita mancanza d'entusiamo per ciò che vedevano e soprattutto, assaggiavano. Il purea questa volta, sembrava collante per mattonelle. Dopo cena, li fecero sostare ancora nella sala ricreazione e poi, ad un certo orario, tutti nelle camerate per prepararsi per la notte. Il caporale (maggiore)si accertò che tutto venisse svolto nel massimo ordine e nella massima disciplina possibile. Bisognava lavarsi bene e dopo, coricarsi. Un tenente venne a dare un occhiata ed il caporale (maggiore), scattando sugli attenti, insieme ai due soldati che lo accompagnavano sempre, fece rapporto : "Tutti i candidati presenti, in ordine e pronti per la notte. Nulla di particolare da segnalare, Signore!"

"A parte che sei uno stronzo!" disse qualcuno dal fondo della camerata. Un silenzo agghiaciante. Il caporale (maggiore)furente si girò verso di noi. Questa volta non potè prendersela con lui, il nostro amico, perchè era tra coloro appena alle sue spalle e la frase invece era giunta da lontano. Rimproveri, minacce di provvedimenti e quant'altro, seguirono i minuti subito dopo e, visto che il colpevole non si presentava e soprattutto, visto che nessuno dava indicazioni su chi fosse stato, il caporale fece rapporto, segnalando ai superiori quanto appena accaduto. Sarebbero seguiti provvedimenti. Poi si spensero le luci ed il silenzio regnò nella camerata. Fu così che passò il primo giorno.


continua....

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L'indomani li fecero alzare presto. Non alle cinque, come comunicato in precedenza, ma alle quattro del mattino. Fu la vendetta del caporale per essersi preso dello stronzo la sera prima. Faceva molto freddo. L'acqua dei bagni era gelata. Si lavarono, sbarbarono e, come previsto, diedero ad ognuno di loro delle provette dove raccogliere l'urina. Consegnate le provette dell'urina, procedettero con i prelievi del sangue, prima di poter fare colazione.

Li facevano accomodare tre alla volta su delle panche. Il braccio nudo e appoggiato su un banco. Dall'altro lato, tre infermieri militari procedevano a stringere il laccio emostatico.... Lui era seduto al centro quando l'infermiere addetto al prelievo immediatamente prima di procedere, si allontanò per qualche minuto, così non gli restò che attendere ed nel frattempo, osservare il prelievo dei compagni seduti accanto a lui.

Alla sua destra, un infermiere si accingeva a introdurre l'ago nel braccio del compagno, quando all'improvviso il ragazzo svenne e cadde come una salame a terra. Immediatamente accorsero per rianimalo e farlo rialzare.

Per non impressionarsi si girò dall'altra parte e notò che l'altro infermiere era in difficoltà. Inutilmente cercava di infilare l'ago nella vena del compagno seduto alla sua sinitra.... non si trovava. Era troppo sottile. Dopo diversi tentativi in cui l'ago entrava e usciva dalla pelle di quel ragazzo che cominciava a diventare giallo per l'impressione, decise di cambiare braccio.

Si girò nuovamente allora, cerdando di fissare il muro di fronte a lui, per non assistere a quello spettacolo abbastanza inquietante.

Arrivarono altri due aspiranti e presero il posto dei due malcapitati al lato, mentre lui rimaneva lì fermo ad aspettare. Quella che poteva sembrare un operazione semplice e veloce, si stava trasformando in un supplizio infinito. Bracci sempre nudi, aghi che entravano nella pelle e liquido rosso scuro che riempriva le siringhe.

Dopo diversi minuti che gli sembrarono secoli, finalmente arrivò l'infermiere che si era assentato ed effettuò il prelievo. Non appena finito tirò un sospiro di sollievo e con un pezzetto di cotone al braccio e pugno chiuso uscì da quella specie di "macelleria" e di sedette a terra, nel corridoio, insieme agli altri che già avevano finito.

Ad un certo momento un militare uscì dalla stanza reggendo un contenitore con tutte le provette, quando all'improvviso inciampò sui piedi di uno di noi. Per un momento sembrò di vedere la scena al rallentatore : lui che perderva l'equilibrio e che cadeva a terra con tutte le provette disseminate per il corridoio, le pareti ecc. Per fortuna, all'ultimo istante riuscì a riprendersi ed evitare la caduta. Tutti noi sudammo freddo. Sarebbe stata infatti una tragedia. Il militare, bestemmiando come un turco, inveì contro lo sfortunato ragazzo reo di aver quasi provocato una catastrofe.

Li rimisero in fila e si dieressero in mensa. L'aria era ora decisamente più rilassata, all'idea di fare una buona colazione. Il nostro amico, come gli altri del resto, fece un abbondante scorta di cornetti (surgelati), latte e barrette di cioccolato e si sedette ad un tavolo. Si rilassò e cominciò a gustare in piena tranquillità la sua meritata colazione, quando... ad un certo momento... il caporale (maggiore) gli si avvicinò di fronte ed sclamò ad alta voce :

"Noto con dispiacere che lei siede a tavola come le donne!!! E' forse una donna, sotto sotto?"Il nostro amico incredulo alzò lo sguardo ed esclamò : "Come ha detto scusi?"

Il caporale (maggiore)allora sempre ad alta voce : "E' anche sordo, oltre che una signorina? Ho detto che lei siede a tavola come le donne!!!! Si metta immediatamente composto o altrimenti la farò accomodare fuori!!!"

A quel punto realizzò. Nel rilassarsi aveva inavvertitamente accavallato le gambe, poggiando la caviglia destra, in prossimità del ginocchio sinistro. Un gesto che evidentemente era considerato un tabù dal sistema, o forse bastava per mettere in moto chi era preposto all'ordine ed alla disciplina.

Si mise immediatamente composto, ma non potè esimersi dal lanciare un occhiata feroce a quel "ragazzino con i gradi" che evidentemente non perdeva occasione per prenderlo di mira. Fece buon viso a cattivo gioco e continuò la sua colazione non più tranquillo, comunque.

Terminata la colazione, li fecero radunare in uno spiazzale in attesa di continurare le visite programmate.

continua....

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