Nei fatti la pedofilia più che contrassegnare una certa classe di condotte, rappresenta un’emergenza comportamentale di organizzazioni mentali molto diverse tra loro.
La psicoanalisi tenta di spiegare la pedofilia in termini di perversione, classificandola tra le parafilie ( ossia tra i disordini psicosessuali in cui si riscontra una devianza dai comportamenti generalmente accettati e in cui si devono verificare particolari condizioni per suscitare l'eccitazione).
Le prime formulazioni freudiane ponevano la perversità in continuità con il normale sviluppo psicosessuale del soggetto. L’origine era un trauma vissuto in età infantile, ossia un’esperienza sessuale reale L’ultimo Freud pone l’accento sul dualismo pulsionale( pulsioni sessuali e distruttive). La perversione appare come una strutturazione forte della personalità di tipo narcisistico.
L’idea di trauma reale nutre quelle teorie che pongono l’accento sull’identificazione con l’aggressore.
Secondo Ferenczi, ad esempio il bambino violento tende ad identificarsi con l’aggressore: in tal modo questi scompare come agente reale e ne rimane solo la tenerezza. Solo che accade che l’identificazione significa anche introiezione dei sensi di colpa dell’adulto. Il bambino così, da vittima, assume il ruolo di colpevole.
Il trauma viene successivamente interpretato non soltanto come evento storico, ma anche come fattore relazionale : eventi traumatogeni, oltre ai fatti sessuali, possono essere i vissuti psichici, come l’Edipo, la sessualità dei genitori ecc.... ma anche di natura non sessuale.
La funzione difensiva della perversione dall’angoscia di castrazione integra queste osservazioni: il pedofilo può essere rassicurato dal rapporto con una bambina perché può raggiungere l’orgasmo senza doversi misurare con la penetrazione .
Accanto ad essa le ricerche portano ad ipotizzare che la pedofilia abbia anche la funzione di alleviare il Sé dal dolore della perdita di controllo.
Spiegare la pedofili a in termini di perversione insomma sarebbe riduttivo. Non soltanto si tratta di condotte varie, ma la teoria pulsionale di Freud non basta a renderne conto.
Altri autori hanno integrato questo schema interpretativo con osservazioni che ne sottolineavano la matrice relazionale: l’attività sessuale perversa viene ricondotta ad una fuga dalla relazione oggettuale e come unica area nella quale il pedofilo riesce ad affermare la propria indipendenza. Il tutto viene ricondotto alla figura materna interna, percepita in questi soggetti come marcatamente influente dal punto di vista affettivo e verso la quale l'attività pedofila rappresenterebbe una sfida .
Da questo insieme di osservazioni sembrano emergere alcuni elementi che caratterizzano una vera e propria struttura di personalità, di cui la pedofilia costituisce il tratto emergente
1. arresto dello sviluppo psicosessuale per un trauma precoce, o meglio per un'atmosfera restrittiva della sessualità:
2. soluzione dei conflitti sessuali senza l'aiuto di fantasia e della sublimazione per un insuccesso o una distorsione del meccanismo di formazione della coscienza
3. inibizioni interpersonali gravi ( entro e oltre la linea della “normalità”). Entro queste rientrano una anomala reazione al complesso di Edipo, l’angoscia di castrazione e timore di rapporti con donne psico sessualmente mature
4. personalità molto debole (debole forza dell'Io) e mancanza di adeguato controllo degli impulsi e ridotta capacità di sublimarli
L’atto pedofilo insomma coinvolge l’affettività, la crescita e la relazionalità. Esso si presenta come un agire autodistruttivo, anzitutto, perché tocca l’identità e perché compare come possibilità autodistruttiva della libertà dell’aggressore oltre che della vittima.
Ma queste spiegazioni, come noterete tessono una trama a maglia larga. Molti soggetti vi possono rientrare senza assumere simili condotte. Mentre altri possono rientrarvi senza mostrarlo, magari in virtù dell'adattamento sociale che l'inserimento in associazioni socialmente riconosciute da loro.
Infine, si tratta di una spiegazione culturale. Ciò che oggi è aberrante in passato accadeva di frequente, basti pensare alla Grecia antica.
Come inquadrare quindi la condotta pedofila?
Ritenete che questa condotta possa essere giudicata diversamente a seconda del contesto culturale?
Credete che la cultura influenzi il suo strutturarsi?
Cosa immaginate induca queste persone ad agire così?
Ritenete esplicativo quanto sopra esposto?
Pensate che la psicologia possa essere utile nel comprendere e contrastare il fenomeno?