Esplosione nella Banca Nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana a Milano.
17 morti e 84 feriti.
42 anni e nessuna verità
Le indagini iniziano bloccando quasi 100 persone appartenente a gruppi politici estremisti.
Tra essi ci sono Valpreda, del Circolo anarchico 22 Marzo e Pinelli,del Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa poi morto in circostanze misteriose
(probabilmente assassinato) nella questura di Milano. La morte di Pinelli lo fa uscire presto di scena. Nel frattempo un tassista identifica Valpreda, ma la testimonianza appare poco plausibile.
Intanto i partiti politici si sprecano in dichiarazioni e le Brigate Rosse organizzano la loro contro inchiesta.
Nel frattempo nel luogo dell'attentato e tra le perizie si verificano strane sparizioni.
Nel salone della Banca nazionale dell'Agricoltura fu ritrovato uno spezzone di miccia a lenta combustione. Subito dopo la strage, un rapporto della direzione di artiglieria sosteneva che anche a Roma, alla Bnl di via Veneto, era stata utilizzata una miccia. Eppure, nel suo primo rapporto datato 16 dicembre, il Sid cita il timer e solo il timer, dando il proprio sigillo all'idea di una strage per errore, sostenuta nel tempo da Taviani e da Cossiga. Tra i reperti individuati c'erano anche frammenti del materiale di rivestimento e frammenti della struttura metallica: una di simil pelle nera, marca Mosbach&Gruber, e una di cuoio marrone. Ma quest'ultima borsa «scompare». Il 10 dicembre 1969 a Padova, la città di Freda, erano state vendute quattro borse Mosbach&Gruber, dello stesso modello ritrovato alla Commerciale e i magistrati che puntavano a incastrare i fascisti Freda e Ventura cercarono in ogni modo di ravvisare nei reperti proprio quelle quattro borse. Il perito Cerri identificò subito la presenza di nitroglicerina e di binitrotoluolo, tipico degli esplosivi al plastico. Più tardi, nel determinare con il collegio dei periti il tipo di esplosivo più probabile, si concentrò su due gelatine dinamiti. In sintesi, a Piazza Fontana abbiamo due borse con due bombe. Nella prima, accanto alla cassetta con candelotti e timer, è stato collocato un detonatore esterno. La seconda bomba fu attivata non con un timer ma con un accenditore a strappo, che ha dato il via a una miccia. Grazie al detonatore esterno aggiunto alla prima borsa, la seconda bomba per simpatia fa esplodere anticipatamente anche l'altra: creando una devastazione di potenza doppia. Ma chi avrebbe messo le due bombe? Le due bombe furono poste da gruppi diversi. La prima fu collocata da mano anarchica ma "teleguidata" da Freda e Ventura e la seconda, che doveva trasformare la prima in un'arma letale, fu predisposta e sistemata da mani fasciste. Ma tutto fu calcolato perché la firma risultasse inequivocabilmente di sinistra
Che dire, molta confusione, che cresce da allora ad oggi, in una frustrante successione di date in cui si avvicendano colpevoli sempre presunti e sempre di schieramenti differenti.
15 dicembre 1969: a Milano l' anarchico Giuseppe Pinelli precipita da una finestra della Questura mentre viene interrogato. Lo stesso giorno è arrestato Pietro Valpreda.
23 febbraio 1972: si apre a Roma il primo processo. Dopo 4 giorni la Corte si dichiara incompetente e rinvia gli atti a Milano.
13 ottobre 1972: la Cassazione assegna la competenza a Catanzaro.
23 febbraio 1979: a Catanzaro si conclude il processo, cominciato il 18 gennaio 1977. Ergastolo per Freda, Ventura e Giannettini. Quattro anni e mezzo per Valpreda e Merlino per associazione sovversiva.
12 agosto 1979: a Buenos Aires viene arrestato Giovanni Ventura.
23 agosto 1979: Franco Freda viene catturato in Costa Rica.
20 marzo 1981: a Catanzaro si conclude il processo di secondo grado. La sentenza assolve per insufficienza di prove dall' accusa di strage Franco Freda e Giovanni Ventura ma li condanna a 15 anni per attentati a Padova e Milano. Confermate le condanne di Valpreda e Merlino per associazione sovversiva.
Assolto Giannettini.
10 giugno 1982: la Corte di Cassazione annulla la sentenza d'appello di Catanzaro e rinvia il processo a Bari. Confermata solo l' assoluzione di Guido Giannettini.
1 agosto 1985: a Bari la Corte d' Assise d' Appello assolve per insufficienza di prove Freda, Ventura, Merlino e Valpreda.
27 gennaio 1987: la Cassazione respinge i ricorsi degli imputati di Bari contro la sentenza di secondo grado, rendendola definitiva.
27 marzo 1987: a Caracas è arrestato Stefano Delle Chiaie ritenuto coinvolto nella vicenda con Massimiliano Fachini.
20 febbraio 1989: la Corte d' Assise di Catanzaro assolve per non avere commesso il fatto Delle Chiaie e Fachini. Delle Chiaie viene scarcerato.
11 aprile 1995: a Milano, per una inchiesta parallela, il giudice istruttore Guido Salvini rinvia a giudizio Giancarlo Rognoni, Nico Azzi, Paolo Signorelli, Sergio Calore, Carlo Digilio e Ettore Malcangi e trasmette a Roma gli atti riguardanti Licio Gelli per il reato di cospirazione politica.
Aprile 1995: il pm Grazia Pradella, in seguito affiancata da Massimo Meroni, diventa titolare della nuova inchiesta sulla strage di piazza Fontana.
Luglio 1995: Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi sono iscritti nel registro degli indagati con l' accusa di strage.
14 luglio 1997: il gip Clementina Forleo emette due ordini di custodia cautelare, uno per Carlo Maria Maggi, l'altro, non eseguito, nei confronti di Delfo Zorzi, da vari anni imprenditore in Giappone.
8 giugno 1999: sono rinviati a giudizio per strage Zorzi, Maggi e Giancarlo Rognoni; per favoreggiamento Stefano Tringali.
In seguito viene rinviato a giudizio anche Carlo Digilio.
24 febbraio 2000: davanti ai giudici della seconda Corte d' Assise di Milano inizia il processo.
18 maggio 2001: il pm Massimo Meroni conclude la requisitoria: chiede l'ergastolo per Zorzi, Maggi e Rognoni. Reato prescritto per il pentito Digilio mentre per Stefano Tringali, accusato di favoreggiamento, chiede due anni di reclusione.
30 giugno 2001: i giudici della seconda Corte d' Assise accolgono le conclusioni dell' accusa e condannano Zorzi, Maggi e Rognoni all' ergastolo. Tre anni a Tringali, prescritto Digilio.
19 gennaio 2002: deposito delle motivazioni. I pentiti Digilio e Siciliano sono credibili.
( fonte della cronologia fino al 2002: http://www.repubblica.it/online/cronaca/valpredadue/fontana/fontana.html)
Ma cosa sappiamo davvero di quell'attentato?
Cosa delle forze che orchestravano la scena politica del periodo?
Sappiamo la mutevole verità ufficiale ed una marea di verità ufficiose.
Tanto. Troppo. Praticamente nulla.