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L’Autocrate Supremo
Il Primo Generale ebbe la sua Ultima Vittoria a cinquantadue anni.
I suoi Battaglioni Vittoriosi sgominarono gli ultimi nemici al di qua del fiume Nilo in una battaglia perfetta nella strategia e nella tecnica guerresca. Aspra, come tutte le battaglie, sanguinosa come ogni battaglia che chieda di essere ricordata.
E questa, “questa battaglia”, sarebbe stata ricordata più di ogni altra combattuta prima. Questa infatti era l’ultima battaglia dell’umanità.
La Sua Ultima Vittoria.
Al di la del Nilo infatti, erano acquartierate le altre truppe fedeli al Primo Generale. Quelle che avevano cominciato la Guerra Finale andando in direzione Ovest.
Sempre combattendo e avanzando, qualche volta rallentando la marcia, solerti nel portare la Libertà, sempre comunque vincendo.
L’Ultima Battaglia, ed anche l’Ultima Vittoria, era toccata alle truppe che avevano cominciato la Guerra Finale andando in direzione Est.
Ora, sulle rive del fiume Nilo, al di qua e al di là delle acque possenti e turbinose della piena di primavera, la Guerra Finale era Finita.
Non c’erano più Battaglie da combattere, non c’era altro da conquistare.
Il Primo Generale capì di essere, ora, il Padrone del Mondo. A cinquantadue anni.
Certo, non aveva combattuto per sé, per la sua gloria personale.
Lui aveva combattuto per la Democrazia, sempre agli ordini di qualche Illuminato Presidente di questa o quella Grande Federazione (all’inizio), e poi agli ordini del Grande Consiglio Mondiale dei Presidenti Illuminati (per un bel po’ di tempo), ed alla fine, negli ultimi mesi, aveva guidato le sue truppe perennemente vincitrici secondo le paterne direttive dei “Paterni Protettori dell’Umanità Tutta” (PPUT, con due “P”).
Ma le sue Truppe, i suoi Generali Consiglieri, i Generali a Latere, i Generali Subalterni, e via via gli altri Generali con la “G” maiuscola e generali con la “g” piccola, e i colonnelli e gli ufficiali ed i soldati e gli altri, tutti, seguivano Lui, il Primo Generale, e solo a Lui giuravano fedeltà e riconoscevano autorità. Stimavano solo Lui, amavano solo Lui, l’Incorruttibile, il Perfetto, il Vincitore “Primo Generale”.
Lui, lo sapeva, l’aveva sempre saputo, ma non aveva mai dato importanza a questo secondario aspetto. Secondario certo dopo l’Obiettivo Unico. La Vittoria Finale su ogni avversario della “Sana Umanità”.
Ma ora, a guerra finita e vinta, il “secondario aspetto” diventava prioritario.
Ed il “Primo Generale”, vincitore di ogni Vittoria, sentì su di sé il dovere di dover completare la sua opera, e dare all’Umanità Intera, ad ogni popolo provato ed offeso dalle offese della guerra, ferito ed Eroicamente Mutilato nella Conquista della Libertà, il premio giusto e tanto desiderato.
Libertà per tutti. Democrazia. Pace.
E chi poteva mai garantire all’Umanità Intera tutto questo?
Chi, se non lui che tanto aveva lottato, guerreggiato, creduto, vinto?
Nessun’altro certo, avrebbe saputo farlo meglio.
Ed allora, il “Primo Generale” capì che la sua missione non era ancora finita e decise che, smessi i panni militari, sarebbe diventato l’ Autocrate Supremo del Mondo Umano (ASMU - senza doppie).
Suo malgrado, certo. Solo per Destino… Forse per scelta Divina… chissa!…
Cominciò a prepararsi al nuovo compito.
Ma durò poco. Secondo alcuni solo sei giorni.
Al settimo, (era di domenica e “Lui” era a rilassarsi sulla spiaggia a Positano) giunse la crudele sentenza. “Morbo di Pikoff - conclamato” - scoperto nelle analisi di routine.
Morte fra tre anni; senz’appello. Forse un mese ancora. Non di più.
Il “Primo Generale” non era certo uno stupido. Tanto, avrebbero saputo dire di lui traditori e detrattori di cento partiti e colori diversi, ma non dichiararlo stupido.
Il “Primo Generale” capì immediatamente che non sarebbe stato lui l’Autocrate Supremo del Mondo Umano. Tre anni e forse un mese non gli sarebbero bastati certo a realizzare il nuovo progetto.
Se ci pianse su, non ci è dato di saperlo. Ma sappiamo che si attivò subito in altra direzione, cambiando i suoi piani, e si mise al lavoro. Un vincitore nato non può perdere. “Deve” vincere qualunque siano gli ostacoli che trovi sul suo cammino, chiunque sia il nemico da affrontare. La propria morte fisica è un intralcio di più; nient’altro.
L’obiettivo da raggiungere apparve al “Primo Generale” ovvio da subito.
“Lui” avrebbe dato all’Umanità il suo Autocrate Supremo. Glielo avrebbe dato nella persona più valida, più virtuosa, più in gamba del mondo. Il “Migliore” avrebbe comandato su tutti.
Per trovarlo, femmina o uomo che fosse non avrebbe avuto importanza, dovevano bastare tre anni.
Questa la sfida: dunque… al lavoro!
L’ex “Primo Generale” non impiegò molto a capire che occorreva, per prima cosa, stabilire i parametri secondo i quali una persona fosse da considerare migliore di un’altra.
Riunì i più noti esperti mondiali (il “Primo generale” non era certo un presuntuoso!) di ogni campo, tecnologico, sociologico o psicologico che fosse, i più importanti artisti ed i capi carismatici d’ogni razza e religione e chiese loro di stilare una lista di cento caratteristiche atte a qualificare la validità di una persona:
«Voglio che oltre ad essere qualità positive obiettive, siano anche considerate fondamentali da tutti i nostri popoli!», ci tenne a precisare.
Cento virtù unanimamente considerate fondamentali non furono trovate.
E nemmeno cinquanta, quando il “Primo Generale” ridusse le pretese.
E nemmeno quaranta, e venticinque, e quindici…
Il “Primo Generale” non nominò nessun dittatore mondiale, nessun autocrate.
Puntuale, dopo tre anni ed un mese, l’implacabile morte si portò via l’intrepido condottiero restituendo la terra al suo caos abituale.
Bisogna ricordare però che il “Primo Generale” lottò per la sua idea fino alla fine.
Lucio Musto 1 maggio 2003 parole 904
L’Autocrate Supremo
Il Primo Generale ebbe la sua Ultima Vittoria a cinquantadue anni.
I suoi Battaglioni Vittoriosi sgominarono gli ultimi nemici al di qua del fiume Nilo in una battaglia perfetta nella strategia e nella tecnica guerresca. Aspra, come tutte le battaglie, sanguinosa come ogni battaglia che chieda di essere ricordata.
E questa, “questa battaglia”, sarebbe stata ricordata più di ogni altra combattuta prima. Questa infatti era l’ultima battaglia dell’umanità.
La Sua Ultima Vittoria.
Al di la del Nilo infatti, erano acquartierate le altre truppe fedeli al Primo Generale. Quelle che avevano cominciato la Guerra Finale andando in direzione Ovest.
Sempre combattendo e avanzando, qualche volta rallentando la marcia, solerti nel portare la Libertà, sempre comunque vincendo.
L’Ultima Battaglia, ed anche l’Ultima Vittoria, era toccata alle truppe che avevano cominciato la Guerra Finale andando in direzione Est.
Ora, sulle rive del fiume Nilo, al di qua e al di là delle acque possenti e turbinose della piena di primavera, la Guerra Finale era Finita.
Non c’erano più Battaglie da combattere, non c’era altro da conquistare.
Il Primo Generale capì di essere, ora, il Padrone del Mondo. A cinquantadue anni.
Certo, non aveva combattuto per sé, per la sua gloria personale.
Lui aveva combattuto per la Democrazia, sempre agli ordini di qualche Illuminato Presidente di questa o quella Grande Federazione (all’inizio), e poi agli ordini del Grande Consiglio Mondiale dei Presidenti Illuminati (per un bel po’ di tempo), ed alla fine, negli ultimi mesi, aveva guidato le sue truppe perennemente vincitrici secondo le paterne direttive dei “Paterni Protettori dell’Umanità Tutta” (PPUT, con due “P”).
Ma le sue Truppe, i suoi Generali Consiglieri, i Generali a Latere, i Generali Subalterni, e via via gli altri Generali con la “G” maiuscola e generali con la “g” piccola, e i colonnelli e gli ufficiali ed i soldati e gli altri, tutti, seguivano Lui, il Primo Generale, e solo a Lui giuravano fedeltà e riconoscevano autorità. Stimavano solo Lui, amavano solo Lui, l’Incorruttibile, il Perfetto, il Vincitore “Primo Generale”.
Lui, lo sapeva, l’aveva sempre saputo, ma non aveva mai dato importanza a questo secondario aspetto. Secondario certo dopo l’Obiettivo Unico. La Vittoria Finale su ogni avversario della “Sana Umanità”.
Ma ora, a guerra finita e vinta, il “secondario aspetto” diventava prioritario.
Ed il “Primo Generale”, vincitore di ogni Vittoria, sentì su di sé il dovere di dover completare la sua opera, e dare all’Umanità Intera, ad ogni popolo provato ed offeso dalle offese della guerra, ferito ed Eroicamente Mutilato nella Conquista della Libertà, il premio giusto e tanto desiderato.
Libertà per tutti. Democrazia. Pace.
E chi poteva mai garantire all’Umanità Intera tutto questo?
Chi, se non lui che tanto aveva lottato, guerreggiato, creduto, vinto?
Nessun’altro certo, avrebbe saputo farlo meglio.
Ed allora, il “Primo Generale” capì che la sua missione non era ancora finita e decise che, smessi i panni militari, sarebbe diventato l’ Autocrate Supremo del Mondo Umano (ASMU - senza doppie).
Suo malgrado, certo. Solo per Destino… Forse per scelta Divina… chissa!…
Cominciò a prepararsi al nuovo compito.
Ma durò poco. Secondo alcuni solo sei giorni.
Al settimo, (era di domenica e “Lui” era a rilassarsi sulla spiaggia a Positano) giunse la crudele sentenza. “Morbo di Pikoff - conclamato” - scoperto nelle analisi di routine.
Morte fra tre anni; senz’appello. Forse un mese ancora. Non di più.
Il “Primo Generale” non era certo uno stupido. Tanto, avrebbero saputo dire di lui traditori e detrattori di cento partiti e colori diversi, ma non dichiararlo stupido.
Il “Primo Generale” capì immediatamente che non sarebbe stato lui l’Autocrate Supremo del Mondo Umano. Tre anni e forse un mese non gli sarebbero bastati certo a realizzare il nuovo progetto.
Se ci pianse su, non ci è dato di saperlo. Ma sappiamo che si attivò subito in altra direzione, cambiando i suoi piani, e si mise al lavoro. Un vincitore nato non può perdere. “Deve” vincere qualunque siano gli ostacoli che trovi sul suo cammino, chiunque sia il nemico da affrontare. La propria morte fisica è un intralcio di più; nient’altro.
L’obiettivo da raggiungere apparve al “Primo Generale” ovvio da subito.
“Lui” avrebbe dato all’Umanità il suo Autocrate Supremo. Glielo avrebbe dato nella persona più valida, più virtuosa, più in gamba del mondo. Il “Migliore” avrebbe comandato su tutti.
Per trovarlo, femmina o uomo che fosse non avrebbe avuto importanza, dovevano bastare tre anni.
Questa la sfida: dunque… al lavoro!
L’ex “Primo Generale” non impiegò molto a capire che occorreva, per prima cosa, stabilire i parametri secondo i quali una persona fosse da considerare migliore di un’altra.
Riunì i più noti esperti mondiali (il “Primo generale” non era certo un presuntuoso!) di ogni campo, tecnologico, sociologico o psicologico che fosse, i più importanti artisti ed i capi carismatici d’ogni razza e religione e chiese loro di stilare una lista di cento caratteristiche atte a qualificare la validità di una persona:
«Voglio che oltre ad essere qualità positive obiettive, siano anche considerate fondamentali da tutti i nostri popoli!», ci tenne a precisare.
Cento virtù unanimamente considerate fondamentali non furono trovate.
E nemmeno cinquanta, quando il “Primo Generale” ridusse le pretese.
E nemmeno quaranta, e venticinque, e quindici…
Il “Primo Generale” non nominò nessun dittatore mondiale, nessun autocrate.
Puntuale, dopo tre anni ed un mese, l’implacabile morte si portò via l’intrepido condottiero restituendo la terra al suo caos abituale.
Bisogna ricordare però che il “Primo Generale” lottò per la sua idea fino alla fine.
Lucio Musto 1 maggio 2003 parole 904