Questa differenza d è spiegata da Sartre con l'esempio del tagliacarte. Quest'oggetto è stato costruito da un artigiano, avendo, già prima di averlo effettivamente prodotto, l'idea della sua funzione, il suo concetto, quindi l'essenza del tagliacarte precede l'esistenza, non si potrebbe creare un oggetto simile se non si avesse già in mente il suo concetto. Il contrario avviene nell'uomo.
L'uomo viene "gettato nel mondo", libero di scegliere ciò che vuole diventare. Qualcosa di simile lo diceva Pico della Mirandola, ma in quel caso, l'uomo posto al centro del creato e libero di autodeterminarsi, doveva tale libertà a Dio. Per Sartre invece Dio non esiste, e questo è il motivo della libertà umana . Se Dio non esiste tutto è potenzialmente permesso e la scelta diventa un fatto di responsabilità ancor più gravoso. Però sono comunque possibili giudizi morali sugli altri uomini
"Posso giudicare un uomo dicendo che è in malafede. Se abbiamo definito la condizione dell'uomo come una libera scelta, senza scuse e senza aiuti, chiunque si rifugi dietro la scusa della sua passioni, chiunque inventi un determinismo è un uomo in malafede"
Quante e quante volte le fedi ed i credo, religiosi, politici o morali hanno questa funzione?
Quante volte sono prodotti della nostra libertà e quante volte della sua abnegazione?
Cosa pensate di questo povero uomo gettato nel mondo?
Cosa dovrebbe orientare le sue scelte?
Quale morale è veramente umana?
E' possibile giudicare gli altri entro questi parametri, come crede sia possibile Sartre?