Da quando nel 2008 Barack Obama è diventato presidente degli Stati Uniti, i repubblicani corrono in libreria per comprare «La rivolta di Atlante»: un romanzo filosofico di mille pagine – scritto mezzo secolo fa da Ayn Rand – che esalta quegli imprenditori presunte vittime di «lacci e laccioli» burocratici, imposti da un perverso sistema statalista (che anteporrebbe gli interessi di milioni di «fannulloni» e «inetti» a quelli dei geni creativi della finanza).
Nel gennaio 2009 «La rivolta di Atlante» batteva nelle classifiche dei bestseller «L’audacia della speranza» di Barack Obama. I nuovi lettori di Ayn Rand sembrano convinti che Obama sia una specie di comunista mascherato, che spreca il denaro dei contribuenti per aiutare masse di disoccupati immeritevoli. L’Economist ha pubblicato le statistiche delle vendite di «La rivolta di Atlante» su Amazon: le massime punte coincidono con gli interventi pubblici in soccorso della finanza statunitense in crisi. Il Guardian e il Washington Post hanno dedicato ampi spazi alla rinnovata popolarità dell’opera, trattando però il fenomeno solo come una conseguenza delle disfatte repubblicane degli ultimi anni. Eppure non si tratta di qualche centinaio di copie vendute, ma di centinaia di migliaia, che si aggiungono ai sei milioni dell’ultimo mezzo secolo.
«La rivolta di Atlante» non è semplicemente un libro «cult» riscoperto da pochi appassionati: è diventato il manifesto dei Tea Party e degli altri movimenti anti-Obama. Dopo averlo letto, molti socialisti e comunisti si sono «convertiti» all’arricchimento, al liberismo assoluto, all’anarco-capitalismo. A Hollywood si lavora per ricavarne una trilogia cinematografica. Ne erano entusiasti due presidenti degli Stati Uniti, Ronald Reagan e Gorge W. Bush, il primo ministro britannico Margaret Thatcher e il presidente della banca centrale americana Alan Greenspan.