Studiando la LETTERATURA COMPARATA un argomento sostanziale è la TRADUZIONE. Ovviamente quando studio focalizzo la mia intenzione, non tanto sull'esame in sè (molto relativo), ma su qualcosa che possa farmi addentrare in "luoghi" non ancora sondati di me e dell'altro. Così ciò che mi ha colpito profondamente sono essenzialmente due frasi:
1. TRADURRE=TRADIRE
2. LA POESIA E' TUTTO CIO' CHE SI PERDE NELLA TRADUZIONE.
Ovviamente è necessario sottolineare la loro decontestualizzazione che all'origine segue tappe molto importanti per quanto riguarda appunto gli studi comparati.
CICERONE parlava di traduzione a senso e non parola per parola;ora ciò che a me interessa è l'elemento essenzialmente umano della considerazione, ossia applicarlo alla COMUNICAZIONE INTERPERSONALE.
Della nostra comunicazione con l'altro cosa arriva?Cosa si perde? Bisogna essere necessariamente poeti per dirsi poetici o spesso è proprio chi non sa di esserlo ad effondere amabilmente poesie? Nel voler essere poeti non si perde forse quel qualcosa di fondamentale che è insito nella poesia? Nel controllo non c'è forse qualcosa di forzato che invece va a briglie sciolte nella libertà di un momento? Di un momento poetico in sè , così come una fotografia impostata, magari bellissima non ha forse qualcosa di meccanico che la naturalezza di uno scatto sfuocato? Non è in quello sfuocato la poesia?
Da quì il mio discorso improntato sul tradimento della traduzione in ogni campo dell'arte. Così come la riproduzione di un quadro quanto mai perfetta non potrà mai avere la poesia dell'originale,perchè l'originale sta nella personalità di chi l'ha fatto,così come la poesia nell'anima di chi la sente. In questo senso si rimarrebbe però estranei all'ALTRO, ma nella condivisione di DUE PERSONALITà INTEGRE, proprio in quel "non luogo" si raccoglie tutta la poesia che entrambe sanno leggere,ma che nessuno dei due sa e può dire.
Scusate se forse sono sempre confusionaria, ma i miei sono spesso flussi di coscienza e in questo senso sono intoccabili!!!!!
Cosa ne pensate?
1. TRADURRE=TRADIRE
2. LA POESIA E' TUTTO CIO' CHE SI PERDE NELLA TRADUZIONE.
Ovviamente è necessario sottolineare la loro decontestualizzazione che all'origine segue tappe molto importanti per quanto riguarda appunto gli studi comparati.
CICERONE parlava di traduzione a senso e non parola per parola;ora ciò che a me interessa è l'elemento essenzialmente umano della considerazione, ossia applicarlo alla COMUNICAZIONE INTERPERSONALE.
Della nostra comunicazione con l'altro cosa arriva?Cosa si perde? Bisogna essere necessariamente poeti per dirsi poetici o spesso è proprio chi non sa di esserlo ad effondere amabilmente poesie? Nel voler essere poeti non si perde forse quel qualcosa di fondamentale che è insito nella poesia? Nel controllo non c'è forse qualcosa di forzato che invece va a briglie sciolte nella libertà di un momento? Di un momento poetico in sè , così come una fotografia impostata, magari bellissima non ha forse qualcosa di meccanico che la naturalezza di uno scatto sfuocato? Non è in quello sfuocato la poesia?
Da quì il mio discorso improntato sul tradimento della traduzione in ogni campo dell'arte. Così come la riproduzione di un quadro quanto mai perfetta non potrà mai avere la poesia dell'originale,perchè l'originale sta nella personalità di chi l'ha fatto,così come la poesia nell'anima di chi la sente. In questo senso si rimarrebbe però estranei all'ALTRO, ma nella condivisione di DUE PERSONALITà INTEGRE, proprio in quel "non luogo" si raccoglie tutta la poesia che entrambe sanno leggere,ma che nessuno dei due sa e può dire.
Scusate se forse sono sempre confusionaria, ma i miei sono spesso flussi di coscienza e in questo senso sono intoccabili!!!!!
Cosa ne pensate?