riempio la gola, e il loro tramestio
mi nega anche la pace e quell’oblio
che godono i mortali addormentati.
Rimugino sui danni sopportati
da un mondo che non sento ormai più mio,
scortate dal mio sordo mugolio
nel baratro dei sogni tramontati
precipitano folli le ore grame,
che tanto orride son quanto son lente,
e dei rimorsi il sozzo brulicame
urlar nel cranio udendo insofferente,
lascio alle spalle un altro giorni infame
che dal nulla venuto torna al niente.