Quindi c'è stato un rimescolamento totale e questo ha avuto delle conseguenze molto forti, molto pesanti e che stiamo vedendo adesso in maniera estrema. È quello che viene chiamato il fenomeno delle invasioni biologiche: animali e piante che ormai colonizzano tantissimi continenti. Osserviamo una specie di banalizzazione degli ecosistemi che tendono a essere uguali dappertutto. Mentre prima c'era una forte differenza tra ecosistemi dei vari continenti e dentro ai continenti delle varie regioni, adesso un po' tutto è dappertutto.
Questo vale per gli uomini, vale per i marchi degli oggetti che compriamo tutti i giorni, vale anche per le piante e per gli animali e questa è una conseguenza forte sugli ecosistemi, perché gli ecosistemi si impoveriscono, si banalizzano e si perde la biodiversità. Quindi è come se prima avessimo avuto tanti strumenti diversi per aggiustare il motore di una macchina, per esempio; adesso abbiamo solo pochi strumenti, tutti uguali, e se la macchina si rompe da un'altra parte noi non sappiamo più come ripararli e questa è la conseguenza sugli ecosistemi. La conseguenza anche ulteriore è che molti di questi animali che arrivano da continenti tropicali, dall'Africa, Sud America, dall'Asia, possono avere delle conseguenze negative anche sull'uomo perché per esempio possono essere vettori di malattie anche gravi; possono arrivare anche i microrganismi che trasmettono direttamente quelle malattie. Tutto questo unito a una tendenza generale a un riscaldamento del clima, fa sì che malattie che erano scomparse completamente per esempio dalla regione mediterranea, stiano tornando, per esempio la malaria.
Quest'ultima è la malattia che nel mondo uccide più persone, si parla di un milione di persone che muoiono ogni anno a causa della malaria e di decine di milioni, se non centinaia di milioni di persone che si ammalano. La malaria in Italia era stata sconfitta ormai dagli anni '30-'40, anche se qualche piccolo focolaio c'è stato fino agli anni '70. Quindi in 40 anni la malattia in Italia era completamente dimenticata. Ora sta tornando, sta tornando in Italia: ci sono dei casi considerati autoctoni in Toscana, ci sono stati dei casi in Francia meridionale, e questo è dovuto proprio al fatto che le specie di zanzare che prima erano confinate per esempio nel Nord Africa, si stanno spostando verso l'Europa centrale e meridionale e con loro il plasmodio della malaria che è l'agente vero, la zanzara ci inocula solo il plasmodio, poi quello che ci fa ammalare è il microorganismo, non la zanzara. In concomitanza con un riscaldamento del clima, questo fa sì che la malaria, come molte altre malattie, stiano tornando. Questo è un effetto della globalizzazione in fondo, di cui ancora si conosce poco - ancora gli effetti sono relativamente poco "importanti", ma probabilmente diventeranno sempre più importanti nei decenni futuri e dovremmo tenerne conto perché avranno un'incidenza sempre più forte sulla popolazione.
Si possono prevenire, o arginare, fenomeni di questo genere?
Il discorso è duplice, secondo me su quello che è già successo non si può fare più nulla. Non ci sono metodi per fare sì che la zanzara tropicale, vettrice della malattia, torni in Nord Africa, non lo farà mai, è impossibile che lo faccia! Quello che si può fare è - ormai sono diversi decenni che questi fenomeni si stanno studiando - si può prevenire come sempre. Prevenire vuole dire fare più attenzione per esempio al trasporto delle merci: spesso sono proprio i trasporti delle merci che portano anche animali e piante di altri continenti, è proprio uno dei vettori principali di arrivo di specie esotiche. Quindi controlli maggiori per esempio. Una maggiore cultura e conoscenza del fenomeno sicuramente aiuta. Poi un po' di fatalismo perché sono fenomeni in parte legati all'azione umana e in parte anche naturali perché fanno parte di cicli che ci sono sempre stati e in fondo, come penso io, anche noi siamo una specie biologica e come tutte le altre siamo una specie che è in grado di spostare altre specie. Siamo anche noi vettori di altre specie e quindi sta accadendo quello che è accaduto già in passato, negli ultimi 200.000 anni, cioè che noi portiamo in giro per il mondo altri animali e piante. Adesso lo stiamo facendo con una frequenza un po' troppo alta che ci sta portando dei problemi anche seri, però in fondo è anche nella nostra natura. Se noi fossimo rimasti fermi nel Corno d'Africa 200.000 anni fa, tutto questo, tutto quello che vediamo, non ci sarebbe. Quindi che ci siano anche delle conseguenze negative al rimescolamento continuo a cui andiamo incontro, è una cosa in fondo che dobbiamo anche accettare.
http://www.cadoinpiedi.it/2012/09/19/animali_la_globalizzazione_ha_rimescolato_il_pianeta.html#anchor
Riporto questo scritto che mi ha dato molto da pensare.
Lo trovate catastrofista?
Quali sono le vostre valutazioni sul rapporto globalizzazione natura?